L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha dato il via libera alla rimborsabilità del farmaco immunoterapico nivolumab nel trattamento di prima linea dell’adenocarcinoma dello stomaco, della giunzione gastro-esofagea e dell’esofago.
Ok dell’Aifa anche alla duplice immunoterapia, nivolumab più ipilimumab, in alcune tipologie di cancro del colon-retto metastatico che non rispondono più alla chemio.
“Il carcinoma del colon-retto fa registrare ogni anno in Italia quasi 44mila nuovi casi”, afferma Ferdinando De Vita, direttore del dipartimento Medicina di Precisione e professore di Oncologia Medica all’Università della Campania Vanvitelli di Napoli. “Per il cancro dello stomaco e dell’esofago si stimano rispettivamente 14.500 e 2.400 nuove diagnosi ogni anno”.
“Gli adenocarcinomi gastroesofagei, in fase avanzata o metastatica, ricevono lo stesso trattamento sistemico con la chemioterapia e per oltre 20 anni non ci sono stati progressi, specie nelle forme HER2 negative.
Oggi possiamo offrire ai pazienti un’opzione efficace, costituita dall’immunoterapia con nivolumab in combinazione con la chemioterapia che, come evidenziato nello studio CheckMate -649, è in grado di migliorare in modo significativo sia la sopravvivenza globale sia quella libera da progressione”, spiega Stefano Cascinu, direttore del dipartimento di Oncologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano e professore di Oncologia Medica all’Università Vita-Salute San Raffaele. Il farmaco può essere usato nei pazienti con tumori HER2 negativi e con punteggio CPS, che misura i livelli della proteina PD-L1, maggiore di 5.
Importante anche l’approvazione della doppia immunoterapia nel colon-retto metastatico a elevata instabilità dei microsatelliti o deficit di riparazione del mismatch, dopo una precedente chemioterapia a base di fluoropirimidine. “Nello studio CheckMate -142, la duplice immunoterapia ha dimostrato un miglioramento significativo del tasso di risposta obiettiva, ma – ancor più rilevante – ha portato a una sopravvivenza a 4 anni nel 70% dei pazienti, quando l’atteso, in un contesto simile di pazienti con malattia pretrattata, non selezionati molecolarmente che non hanno ricevuto immunoterapia, è del 25% a un anno”, sottolinea Sara Lonardi, direttore dell’Oncologia 3 all’Istituto Oncologico Veneto IRCCS di Padova. (ANSA).