Scontri e ferite, manganellate e sassi è quello che ricordiamo dei cortei tenutisi in 87 città. L’Europa ha visto sfilare migliaia di giovani, bambini e adulti per difendere la scuola e il lavoro. Ma sembra che non ci sia più corteo senza violenza. Sarà l’esasperazione o il fanatismo, ma la violenza sembra essere il collante di tutte le manifestazioni più recenti. In Spagna un 13enne è stato preso a manganellate dalla polizia, a Roma, Torino e Milano arresti e feriti. Su Roma si sono mossi quattro cortei. Trentamila ragazzi a Firenze, diecimila a Bologna, Genova e Bari, diecimila a Pescara, mille a Parma, e così via. Proteste contro “tutto e tutti”: contro i tagli, le banche, lo spending review, la mancanza di lavoro e di futuro. A prescindere dalle motivazioni, tutte validi o confutabili allo stesso tempo, il fatto che lascia sempre più interdetti è l’inaudita rabbia e violenza che si vive e respira nelle città nei gironi di protesta. Sembra che le uniche cose da fare siano prendere a manganellate i manifestanti o tirare sassi ai poliziotti. Le proteste ormai degenerano sempre troppo. Sugli incidenti è intervenuto Beppe Grillo, chiedendo alla polizia di schierarsi dalla parte dei manifestanti: “Soldato blu – scrive il leader del Movimento 5 stelle nel suo blog – non ti senti preso per i fondelli a difendere l’indifendibile, a non schierarti con i cittadini? Togliti il casco e abbraccia chi protesta, cammina al suo fianco. E’ un italiano, un’italiana come te, è tuo fratello, è tua sorella, qualche volta, come ieri per gli operai del Sulcis, un padre che ha sputato sangue per farti studiare. Sarà un atto rivoluzionario”. Tra chi protesta e chi lavora per la difesa dell’ordine pubblico c’è ormai un rapporto di non dialogo. Tutti, da una parte e dall’altra, sulla difensiva, pronti ad alzare le mani. Peccato che così le proteste passano inosservate perché i media riportano e riprendono solo la violenza che le caratterizza, ignorando le motivazione che le hanno generate.
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14 Novembre 2012