Un viaggio emozionale con Mattia Gatto:Musicoterapia e peculiarità della mente
Approccio Integrato e Consapevolezza musico-appresa sono i due capisaldi dell’attività scientifica di Mattia Gatto, che utilizza il potere benefico della musica per arginare il malessere di molte persone,che ne fanno un uso terapeutico.
Mattia Gatto, pugliese e classe 1990, è un pianista, laureato in Biotecnologie con una specializzazione in Biologia Molecolare e Cellulare, abilitato alla professione di Biologo nonchè Musicoterapeuta: si serve della musicoterapia per arrivare al cuore e alle menti di chi si rivolge a lui, ed in diverse occasioni si scopre che le persone colpite da qualche disturbo hanno solo bisogno di ritrovarsi, di ascoltarsi e di riscoprire le onde sonore della musicalità; anche i brani scelti sono fondamentali per le percezioni, utili per una migliore interazione e per generare processi a seguito degli stimoli sensoriali: difatti sono elementi che si rifanno all’approccio integrato utilizzato da Mattia Gatto. “Approccio integrato” e “Consapevolezza musico-appresa” sono sue pubblicazioni, in cui esprime i suoi punti di vista, i suoi criteri e le sue analisi di ricerca; in particolar modo nel libro “Approccio integrato” fa una disamina sulle dinamiche che caratterizzano la musicoterapia, servendosi degli studi in ambito neuroscientifico ed educando ai suoni armonici i suoi interlocutori. Uno dei suoi obiettivi è stato quello di coniugare gli studi scientifici con quelli musicali, e da questo trait d’ union è venuto fuori un potere magico e raro, quale quello della cura dell’ anima attraverso la musica.
“Sorriderò perché sarò musica. Non mi rivolgerò parole dure; tuttavia mi amerò”, è una frase tratta da un post social che ti vede protagonista. Dove ti porta la musica, sì la musica?
La musica mi ha salvato la vita molte volte, strappandomi a un modus vivendi, da una parte, e a due sentimenti, dall’altra, che considero distruttivi, ovvero la noia, la competizione malsana e l’indifferenza per il dolore delle persone. La musica è energia, un’energia in grado di irrompere dolcemente nelle stanze più oscure e più luminose di tutti noi. E quando ho compreso questo e l’ho vissuto e analizzato su me stesso, nel mio intimo si è acceso un motore, una ragione di vita, oserei dire, che spero mi accompagni sempre e mi faccia viaggiare con attenzione e premura negli animi delle persone, come ad oggi.
“Approccio integrato” e “Consapevolezza musico-appresa” nascono da una tua idea, o dietro c’è una comunione di intenti, un raffronto tra parti? Hai orientato i tuoi studi analitici in una sola direzione, o ti sei servito di più dinamiche e fattori, ed anche di più chiavi di lettura?
Entrambi nascono da due ‘larghe intuizioni’ che trovano fondamento negli studi che ho fatto e nel coraggio che ho dovuto impiegare per mettermi in discussione e risolvere alcune situazioni che mi disturbavano più o meno severamente. Pertanto la comprensione della sofferenza in prima persona ha sicuramente giocato un ruolo importante. Quando si soffre, si cerca di capire, e lo si fa talvolta con una curiosità quasi spasmodica; in un primo momento ci si sente soffocare, per il numero elevato di informazioni e per la ricerca sfrenata della serenità. Dopo arriva la parte entusiasmante: senza accorgersene si è in grado di comprendere l’altro e di essergli d’aiuto, perché si è anche delle tabulae rasae. Fondamentalmente è accaduto questo.
L’approccio integrato nei confronti della musicoterapia è frutto di una tua vicinanza al mondo scientifico, o fa parte solo del tuo background nell’ambito della musica? Parlami del tuo rapporto con la musica.
Il mio rapporto con la musica: una bellissima relazione che dura ormai da 18 anni e che si è macchiata del mio tradimento con la scienza. Respiro la musica da quando ero ancora nel grembo di mia mamma, perché il mio babbo, durante i fine settimana, era solito avviare i cd delle sinfonie di Beethoven. La musica è ovunque: è nel mio battito cardiaco, nel mio respiro, nella mia voce, nella mia mente, nei miei sospiri, nella natura, nelle persone che mi circondano. Mi accompagna quando cammino, quando batto le mani. È presente quando ascolto un’opera, un concerto, la radio. Cosa posso volere di più!!!
I pazienti che hai davanti rispondono al tuo approccio terapeutico. Che tipologia di patologie ti capita di trattare, o meglio il paziente che si presenta a te in che stato arriva? Come curi la sua anima?
Non amo il termine paziente e allo stesso modo il tanto in voga ‘cliente’. Per me sono persone, semplicemente Persone. Il mio compito non è trattare, ma guidare. Ed è difficile anche definire uno status di disturbo, perché un disagio che io vivo con intensità 10, per un’altra persona può essere 15. Fortunatamente è un ambito in cui la categorizzazione sta via via scomparendo: quello che conta è il benessere di colui/colei che abbiamo di fronte, e il suono è straordinario in questo intento.
I brani musicali da te scelti sono sottoposti ad una cernita, o tutto avviene random, oppure ci sono dei modi per fare questo tipo di operazione?
Random significa casuale e in questo lavoro nulla può essere lasciato al caso. I brani sono scelti al momento e spazio dalla musica colta, a quella da cinema, fino al pop e al rock ove necessario e possibile. Essere eclettici e avere una mente trasversale, conoscere, quindi aver metabolizzato, molta musica e i testi delle canzoni, se impiegate, è fondamentale. Lo stimolo musicale è immediato, se associato alla parola ha potere straordinario.
Che spazio dai al tempo, che al contrario della musica potrebbe scorrere a volte senza ritmo? Tu pensi che sia così o credi che il tempo sia figlio della musica?
Ti risponderei: stando ad Aristotele viene prima la gallina, perchè l’atto sta sempre prima della potenza, in quanto ogni cosa per passare da potenza ad atto ha bisogno di qualcosa che sia già in atto. E per Aristotele la gallina è l’atto e l’uovo è la potenza, cioè una gallina in potenza. Anche nella letteratura e nella filosofia, si è cercato di scindere ritmo e musica del linguaggio: basti pensare al flusso di coscienza. Purtroppo avviene solo sulla carta. Mentre si legge si ha bisogno di respirare e il respiro è musica e ritmo allo stesso tempo. Ti direi: esistono insieme.
Ascoltarsi è l’inizio di una lunga storia d’amore: la musicoterapia è sempre attuale, e la si può praticare senza particolari patologie? Che consigli dai a chi si avvicina alla musicoterapia?
La musicoterapia aiuta a superare anche i disagi più comuni della vita quotidiana. A chi si avvicina alla musicoterapia come terapeuta direi: non fare o dire nulla che non faresti o diresti a te stesso. Per chi si avvicina alla musicoterapia in quanto vuole trarne beneficio direi: in due la fatica è solo un’evenienza, soprattutto con una compagna di viaggio come la musica.
Mattia, ci stupirai ancora con qualche pubblicazione o qualche progetto di ricerca? Oltre ad anticiparci qualcosa sui tuoi prossimi step, vuoi fare qualche ringraziamento a qualcuno in particolare?
Confido nel fatto che ad ottobre verrà pubblicato un lavoro a dir poco impegnativo sul quale ho già cominciato a lavorare e che metterà in luce molte correlazioni che esistono tra circuiti neurali, arte figurativa e musica. Mi sento di ringraziare chi ha creduto e continua a credere nel mio lavoro, nella mia persona, perché il successo è sicuramente più bello se condiviso. E, con una piccola concessione, ringrazio me stesso.
a cura di Matteo Spagnuolo