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Usa: “Abbiamo le prove dell’uso del Sarin”.

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siriaIQ. 02/09/2013 – Il Congresso americano farà ciò che è giusto, approverà l’utilizzo della forza contro il regime siriano.

Ne è convinto il segretario di stato John Kerry, che torna a parlare agli americani per convincerli che la strada intrapresa da obama sia quella giusta.

Gli Stati Uniti avrebbero nuove prove che inchiodano Damasco. Nell’attacco del 21 agosto costato la vita 1.400 persone, è stato usato – dice Kerry – del gas Sarin. Bashar al Assad viene paragonato ad Adolf Hitler e a Saddam Hussein. Il dibattito a Capitol Hill non comincerà prima di lunedì 9 settembre. In mezzo ci sarà il G20 di San Pietroburgo, in casa dell’alleato numero uno di Damasco e certo la crisi siriana sarà al centro dei collqui.

La decisione del Congresso resta quindi un’incognita. Anche se Kerry chiarisce anche che, a prescindere dal voto, la scelta finale spetterà comunque ad Obama.

Intanto il regime siriano canta vittoria e contrattacca. L’aggressione americana è stata sventata, dice Damasco, per merito della nostra determinazione.

La stampa di regime parla di una vera e proprio ritirata da parte degli Stati Uniti. Mentre il presidente Assad si mostra in tv assieme ad una delegazione iraniana in visita a Damasco.

Teheran è l’altro alleato forte del regime, che dall’inizio della crisi ha minacciato reazioni a catena, oltre i confini siriani, in caso di attacco da parte dell’America.

Rincara la dose Assad: non fermerete la nostra lotta al terrorismo, dice, le vostre minacce non cambieranno i nostri principi. Affronteremo qualsiasi aggressione esterna.

E’ ancora più chiaro il vice premier Jamil: «rimaniamo con il dito sul grilletto». L’atteggiamento degli americani, aggiunge, è ormai oggetto di sarcasmo da parte di tutti».

L’opposizione invece si dice delusa dalla mossa di Obama. Mentre l’Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo ricorda che il numero delle vittime dall’inizio della guerra civile è ormai salito a 110mila.

Questo in attesa di conoscere i risultati del rapporto degli ispettori dell’Onu. I campioni prelevati a Damasco sono già nei laboratori. Ma per sapere cosa diranno bisognà aspettare diversi giorni.

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