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Vendola bis e tanti auguri

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vendoladi Rocco Longo

IQ. 19/03/2013 – Arrivata con puntualità quasi svizzera, implacabile e senza alcuna possibilità di confronto dialettico che non fosse mera passerella ammantata del significato di reali consultazioni con forze politiche e sociali della regione, la ricomposizione della giunta regionale – a dire il vero operazione ancora sulla carta- ad opera del sapiente tocco del presidentissimo Vendola corre il serio rischio di dare il la per il De Profundis al suo governo regionale e, con buone probabilità, all’intero centrosinistra pugliese.

Reduce da due pesantissime e sonore botte, in primis la sconfitta alle primarie del centrosinistra -dopo che egli stesso si era intimamente convinto di poter diventare una sorta di Hollande in salsa italiana- poi il recentissimo crollo alle politiche da cui il suo partito è uscito solamente con il 3%, il governatore della Regione più intraprendente del Mezzogiorno cerca di parare il colpo e di (ri)organizzare la ripresa politica, e sempre che una ripresa sia possibile.

Accantonate, a fortiori, le velleità di traghettatore della sinistra nazionale verso una formazione di matrice autenticamente sociale e socialista in grado di tenere insieme esigenze democratiche, tratti progressisti e solidarismo, Vendola si attribuisce il duro e delicatissimo compito di ristrutturare, dopo una destrutturazione forzosa, imprevista ed imprevedibile (almeno in queste dimensioni), un assetto che, muovendo dal territorio pugliese ma non nascondendo ricadute a caratura nazionale, tenti di ridare respiro e prospettiva ad un elettorato visibilmente disorientato, a causa di una classe dirigente incapace d’intercettarne realmente aspirazioni e progetti di governo.

Dopo un paio di settimane trascorse a calcolare anche ogni più piccola conseguenza di qualsiasi operazione si fosse resa necessaria, finalmente il beau geste che si è tradotto, senza tentennamenti, in: riduzione del numero degli assessori (che passa da 14 a 12, non riuscendo a raggiungere quota 10 come nelle reali intenzioni del presidente!). Nella conferenza stampa durante la quale, giorni fa, presentava la nuova compagine di governo, Vendola affermava: “Sarà l’esecutivo del combattimento perché saremo chiamati a combattere contro il nostro vero nemico, la povertà”. Non una parola sul ritorno del berlusconismo imperante e devastante, non una parola sul dilagare anche pugliese dei rigurgiti grillini, non una parola sulla incredibile rimonta del PDL pugliese che torna ad essere, incontrastato, il primo partito regionale e la forza politica maggiormente radicata in tutto il territorio. In definitiva, il presidente si è cimentato in un ardito ed ardimentoso funambolismo che potesse in qualche modo conservargli il ruolo di kingmaker per le prossime elezioni regionali, che lo mostri ancora saldamente in sella alla sua creatura e che lo consegni alla ribalta nazionale ancora fortemente connesso con l’elettorato e con l’opinione pubblica della sua regione. Tutto ciò a soltanto un giorno dall’accesa Direzione Regionale del PD nella quale i Democratici di Puglia ribadivano la volontà d’imprimere un’impronta più visibile ed incisiva all’azione di governo, di contenere le esuberanze di un governatore sempre più indomabile e baldanzoso, di orientare le scelte politiche che, di qui alle elezioni regionali, s’imporranno all’intero centrosinistra.

I cocci lasciati per strada non sono pochi, né di facile ricomposizione, tra questi spiccano, per gravità ed evidente ingombro: l’estromissione del promettente e fido Amati, giovane ed ormai ex assessore ai Lavori Pubblici che aveva persino sperato di diventare l’erede di Vendola convinto (forse) il presidente avrebbe potuto sponsorizzare la sua candidatura alle primarie per la guida della Regione in contrapposizione all’elefantiaca prepotenza del Sindaco Emiliano; la somma di questi inciampi porta alla vera questione che emerge dal Vendola bis: l’ineludibile –forse perfino irrimediabile- irrigidimento del rapporto col PD, paradossalmente la sola e vera forza politica sulla quale si regge il mirabile governatore. E la prima naturale conseguenza di tale irrigidimento sono state, ovviamente, le primissime dichiarazioni dei leaders democratici regionali che, immediatamente, hanno stoppato il governatore richiamandolo se non ad un obbligo (la nomina degli assessori è pur sempre prerogativa esclusiva del Presidente) almeno all’opportunità politica, stante anche la fragilità politica del momento, di un serrato confronto con il partito prima di procedere. Di fatto, ad oggi, la nuova giunta resta in pectore o, comunque, non perfettamente e totalmente nel pieno delle sue funzioni (ci sono i decreti di nomina ma non le firme per accettazione di tutti assessori nominati), gli assessori del PD “congelati” in una sorta di stand-by che attende gli esiti della riunione odierna dell’intero gruppo consiliare PD e della Direzione Regionale del medesimo convocata per domani, ed il Presidente sempre più stizzito ed impaziente di scaricare sugli alleati le colpe delle eventuali (e quanto mai probabili!) sue dimissioni.

E’ iniziato un percorso ad ostacoli che vedrà impegnato Vendola ed il suo governo regionale nella più complicata ed insidiosa scalata politica che egli stesso avrebbe mai potuto immaginare, nell’incertezza del consolante e clemente supporto di un PD sempre più guardingo e sospettoso, con sul collo il fiato di un PDL in grande spolvero, già al lavoro per riorganizzarsi al meglio in vista del prossimo appuntamento elettorale e con l’obiettivo di riconquistare Via Capruzzi; il tutto aggravato dall’indubbia ed inarrestabile perdita di appeal in quella parte di Puglia, il Salento, che lo osanna da sempre e che, sino a ieri, gli ha tributato consensi enormi e sovente persino spropositati.

Presidente, che dire? In hoc signo vinces!

 

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