Mentre sembra avvicinarsi sempre di più il momento dell’inizio dell’operazione di terra israeliana a Gaza, il vertice per la pace in Medio Oriente si è concluso senza dichiarazione finale. A quanto si apprende non è stato raggiunto un consenso unanime tra i partecipanti. La mancanza di una dichiarazione finale non è una sorpresa data le differenze di posizione fra i partecipanti. Diplomatici e osservatori avevano anticipato la difficoltà di raggiungere un consenso.
Secondo quanto riporta SkyNews Arabia, la dichiarazione finale è saltata a causa dei disaccordi tra il gruppo dei Paesi arabi e i rappresentanti occidentali. Gli arabi, afferma l’emittente, riferiscono che gli occidentali “volevano che la dichiarazione includesse solo una condanna del movimento di Hamas, mentre si rifiutavano di condannare Israele per l’uccisione di migliaia di civili a Gaza, o di chiedere un cessate il fuoco urgente e l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia assediata”.
Dall’Iran agli Usa, assenti e presenti al summit
Ospiti del presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi i leader e i ministri degli Esteri di una ventina di Paesi: per l’Italia Giorgia Meloni, intervenuta alla prima sessione del mattino. Il summit convocato da al Sisi aveva chiesto “un avvio urgente delle discussioni per una soluzione complessiva del conflitto israelo-palestinesi, basata sulla soluzione dei due Stati”, avevano fatto sapere fonti egiziane.
Al summit sono mancati però tre dei protagonisti principali di questa crisi: Israele, gli Stati Uniti e l”Iran, il ‘padrino’ di Hamas, Hezbollah e Houthi che stanno infiammando tutti i fronti di guerra con lo Stato ebraico. Presente invece il presidente palestinese Mahmoud Abbas e poi re Abdullah di Giordania, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il re del Bahrein Hamad bin Isa al Khalifa. Per la Russia dovrebbe esserci l’inviato per il Medio Oriente Mikhail Bogdanov.
Fra i leader europei la Spagna, con il premier Pedro Sanchez, nella sua veste di presidente di turno della Ue, Francia, Germania e Regno Unito rappresentati dai ministri degli Esteri, e il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e il presidente cipriota Nikos Christodoulides. Per la Ue il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell, ma non la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, sempre più nell’occhio del ciclone per prese di posizione che sono sembrate ‘troppo filo israeliane’.
Egitto: “Non risparmieremo sforzi per mettere fine a guerra”
“La repubblica araba dell’Egitto, ha preso l’iniziativa di convocare il vertice della Pace, esprime un profondo ringraziamento ai Paesi ed organizzazioni che hanno risposto. E conferma con risparmierà sforzi per continuare a lavorare con i partner per gli obiettivi del summit, a prescindere dalle difficoltà e la durata del conflitto”. E’ quanto si legge in una dichiarazione della presidenza egiziana del vertice del Cairo.
Un vertice che è stato convocato, si sottolinea, “per costruire consenso internazionale che trascenda culture, razze, religioni e posizioni politiche” e faccia appello “a valori di umanità e coscienza collettiva che rifiuta la violenza, il terrorismo e uccisioni illegali” per chiedere “la fine della guerra in corso che sta provocando la morte di migliaia civili innocenti sia sul lato palestinese che israeliano” e “il rispetto delle regole del diritto internazionale e della legge umanitaria”.
“L’Egitto rimarrà sempre fermo nella sua posizione a sostegno dei diritti dei palestinesi, credendo nella pace come un’opzione strategica e irreversibile fino a quando la visione della soluzione dei due stati, palestinese ed israeliano, che vivono l’uno al fianco all’altro, sia realizzata”, continua la dichiarazione in cui non si fa esplicito riferimento agli attacchi di Hamas ma ad “un’escalation che ha provocato migliaia di vittime innocenti dallo scoppio del conflitto armato il 7 ottobre”. Infine, si sottolinea come sia prioritario “assicurare il flusso di aiuti umanitari e la consegna ai giusti destinatari” nella Striscia di Gaza.