IQ 10/03/2013 di Stefania Paradiso
Zero Zero Zero è il titolo del nuovo libro di Roberto Saviano che uscirà il 5 aprile 2013, edito da Feltrinelli. “Guarda la cocaina, vedrai polvere. Guarda attraverso la cocaina, vedrai il mondo”. Il libro è “il viaggio di un grande scrittore nei gironi infernali del mondo contemporaneo. L’assalto del narcotraffico ai santuari dell’economia mondiale. L’istantanea di un’epoca ossessionata dalla dipendenza. Dal guadagno. Dal consumo. La cocaina è la merce più usata, trafficata, desiderata del nostro tempo. È il sogno dell’eccesso senza limiti che corrode le nostre vite e la nostra società. Il petrolio bianco che accende i corpi ma distrugge le menti”, anticipa in una nota la casa editrice.
Dal sito dopo una sorta di countdown si legge questo intro: “Con la coca vivrai di più. Comunicherai di più, primo comandamento della vita moderna. Più comunichi più sei felice, più comunichi più te la godi, più comunichi più commerci in sentimenti, più vendi, vendi di più qualsiasi cosa. Più. Sempre di più. Ma il nostro corpo non funziona con i “più”. A un certo punto l’eccitazione deve placarsi e il fisico tornare a uno stato di tranquillità. E proprio qui interviene la cocaina”. E si capisce da subito che l’inedito dello scrittore napoletano sarà un libro di narrazione e di denuncia, di parole e accuse, di fatti e scorci di realtà. Dalla pagina Facebook si legge: “Scrivere in questi anni difficili è stato vivere. Resistere. E dopo sei anni di ricerche, essere tornato a raccontare come il potere criminale domini le nostre vite, mi sembra una rinascita. Zero Zero Zero è speranza di raccontare le cose per mutarne il corso, vendetta contro chi voleva ridurmi al silenzio. Per il potere nulla è più pericoloso di occhi che osservano, di menti che riflettono. Pericolose non sono le mie parole. Pericolosi saranno i lettori”. I saluti, gli apprezzamenti, le critiche e gli insulti non sono mancati, come accade ogni volta che Saviano appare, dice o pubblica qualcosa. Al di là della stima o no che si può provare per Roberto Saviano spesso si dimentica che dietro quella pagina c’è un uomo. Un uomo recluso senza essere in prigione. Ogni giorno c’è un post, una riflessione, un commento, un ricordo, tutti pezzi di un cordone che in qualche modo lo legano al reale e alla società che, da troppo tempo, vede attraverso una scorta. Ha molto colpito una foto pubblicata qualche giorno fa dallo scrittore che racconta la sua quotidianità. Dietro al vetro antiproiettile di una macchina blindata, gli occhiali da Sole a specchio riflettono un angolo minuscolo della sua già ristretta realtà. I commenti e le dichiarazioni di affetto e stima, di incoraggiamento e speranza sono stati molteplici, tanto che lo stesso Roberto ha scritto un messaggio di ringraziamento, commosso e ancora stupito da tanto bene. Quella foto a me ha messo una grande tristezza. Per lui e per le conseguenze che paga un uomo che ha semplicemente deciso di scrivere quello che non andava sul nostro territorio. Saviano ha compiuto gli anni da solo o, comunque, scortato, impossibilitato a festeggiare con i suoi amici di sempre. E’ solo, nel senso che è stato strappato da tutto ciò che gli era più caro. Ognuno può amarlo o no. Ma resta il fatto che c’è chi muore per quello che scrive. Si muore per davvero con le pallottole. Ma si muore anche con l’esilio. Con la solitudine. Con le accuse. Con la paura. Con i sensi di colpa per aver tolto la libertà non solo a se stessi ma anche alla propria famiglia, ai propri cari. La criminalità uccide anche così. E credo che sia compito di chi scrive non dimenticare mai queste persone. Morte e vive. Persone che hanno pagato e pagano la libertà di pensiero. Esseri umani che sono morti per la legalità e per il loro mestiere. Esseri umani che ci fanno credere e sperare che l’onestà intellettuale e il coraggio non siano solo valori declamati a parole, ma esempi concreti e veri di un mondo migliore.