Home ECONOMIA Motori elettrici: Confindustria Nord si rischiano 70mila posti di lavoro.

Motori elettrici: Confindustria Nord si rischiano 70mila posti di lavoro.

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Confindustria Nord lancia l’allarme: con le attuali scelte del Comitato Interminesteriale per la transazione ecologica ( CITE) si rischia di perdere in Italia 70 mila posti di lavoro e investimenti su tutto il sistema produttivo. Il Piano per la transizione ecologica che sembra delinearsi in base ad alcune dichiarazioni desta “ sconcerto e preoccupazione in merito alle ultime dichiarazioni del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologico- Cite sulla transizione tecnologica della filiera automotive”. Questo la dichiarazione dei Presidenti Francesco Buzzella ( Confindustria Lombardia) , Pietro Ferrari (Confindustria Emilia-Romagna), Marco Gay (Confindustria Piemonte), Enrico Carraro (Confindustria Veneto). Una decisione che per i responsabili di Confindustria Nord denota una “mancanza di una progettualità chiara che consenta a migliaia di aziende italiane del settore di adeguarsi gradualmente all’imposizione dell’Ue di procedere con l’elettrificazione dei motori abbandonando completamente la combustione”. I rappresentanti degli imprenditori confermano di essere favorevoli alla decarbonizzazione ma chiedono: “quanto prima un Piano di politica industriale per la transizione del settore Automotive che tenga in considerazione le esigenze delle aziende. Oltre alle risposte ai dubbi appena illustrati, il Piano dovrebbe prevedere indicazioni su come colmare il gap delle competenze professionali e dovrà porsi l’obiettivo di frenare le spinte delocalizzatrici che saranno inevitabili nel momento in cui l’impresa valuterà più competitivo produrre in quei Paesi, al di fuori dell’Europa, dove sono già ampiamente utilizzate quelle tecnologie necessarie a rendere sostenibile l’elettrificazione, dove sono presenti le competenze per implementarla, e dove i vincoli burocratici non sono dettati dalle ideologie ma dal mercato. Non è attraverso politiche anti-delocalizzazioni che si attraggono imprese sul territorio italiano”. La preoccupazione dei presidenti si concentra anche sull’ obiettivo 2035, anno entro il quale l’industria autombilistica dovrà: “ “affrontare una transizione tecnologica senza precedenti, che è sostanzialmente inattuabile allo stato odierno. Senza l’indicazione di un’alternativa, o quantomeno l’introduzione di un principio di gradualità, la strada tracciata dall’Ue comporterà il blocco degli investimenti nei motori a combustione oltre alla sostanziale chiusura del mercato con conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro.”

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