Home Cultura A Roma 26 donne dell’arte dimenticate. Da riscoprire in una mostra.

A Roma 26 donne dell’arte dimenticate. Da riscoprire in una mostra.

Nella storia dell’arte del XX Secolo, sono diverse le artiste che diedero un notevole contributo a pittura, scultura e fotografia, senza però vedersi riconosciuto il merito. Finalmente, la mostra di Villa Torlonia offre loro un’occasione di riscatto e riscoperta.

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Evangelina Gemma Alciati, Ritratto di Due Giovanette, olio su tela 1918, Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

Il progetto espositivo, Artiste a Roma. Percorsi tra Secessione, Futurismo e Ritorno all’Ordine, proposto al Casino dei Principi di Villa Torlonia a Roma, è un nuovo passo in avanti della Sovrintendenza Capitolina, per incrementare la conoscenza delle artiste e delle immagini delle donne nella storia dell’arte. Specialmente fra quelle che non hanno ottenuto riconoscimenti adeguati dalla storiografia ufficiale, pur avendo dato un notevole apporto alla pittura, alla scultura e alla fotografia. 

Le artiste del Novecento in mostra a Villa Torlonia a Roma

La mostra si presenta come un’occasione per incontrare le 26 artiste selezionate, per analizzarle da vicino, apprezzarne il valore. Con un corpus di oltre un centinaio di opere, tra dipinti, sculture e fotografie, la rassegna attesta le creazioni di pittrici e scultrici attive nella vita culturale capitolina nella prima metà del Novecento. Esponenti di quelle avanguardie e di quei movimenti che, dal Futurismo all’Espressionismo, hanno operato negli anni del Ventennio, fino al Secondo Dopoguerra. Figure provenienti da differenti mondi, e con esperienze anche molto diverse tra loro, accomunate dalla singolarità espressiva e dalla voglia di affermarsi come donne e come artiste, come ha precisato Giulia Tulino, curatrice della mostra.

Le sezioni della mostra a Villa Torlonia a Roma

L’esposizione, scandita in sei sezioni – Tra Simbolismo e Secessione; Attraverso il futurismo; L’eredità del colore; Linguaggi del quotidiano tra Metafisica e Ritorno all’Ordine; Altri realismi; Nello sguardo di Ghitta Carell – offre un itinerario che si snoda in cinquant’anni ricchi di avvenimenti. 
Si comincia con gli Anni Dieci con le Secessioni romane, in cui spiccano stili diversi come l’Espressionismo, il Divisionismo, lo Jugendstil, e – dopo il 1916 – anche il Futurismo. Si arriva poi alla Prima Guerra Mondiale, seguita dal Ventennio, in cui prevale il “ritorno all’ordine”. Anni, questi ultimi, contraddistinti dal ritorno ai canoni e ai temi classici promossi dalla rivista Valori Plastici, con la presenza anche della Metafisica dei fratelli de Chirico. Sempre nel corso del Ventennio, e sempre all’interno dei cosiddetti “ritorni”, emerge la Scuola di Via Cavourspesso in “silenzioso disaccordo” con il RegimeIl percorso si chiude con gli anni che precedono e seguono la Seconda Guerra Mondiale.

Le opere delle artiste in mostra a Villa Torlonia a Roma

Virginia Tomescu Scrocco, Gioco di Bambine, Musei Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale.

Particolare attenzione meritano alcune sezioni e opere parte della mostra collettiva. Nella prima, è stato inserito Il dipinto Gioco di bambine dall’artista romena di formazione parigina Virginia Tomescu Scrocco. Nella scena si vedono due giovanissime donne mentre si stanno togliendo gli abiti. Corpi, se pur ancora acerbi, configurati con una certa flessuosità ai limiti di un ingenuo erotismo. Con un elegante gioco luminoso che esalta la loro fisicità. 
Nel Ritratto o Due Giovanette di Evangelina Gemma Alciati del 1918, la composizione fa intravedere un ambiente domestico con le figure in primo piano che occupano la scena. A sinistra, la ragazzina più giovane indossa un abito nero. La più grande posta al centro sembra scrutare direttamente lo spettatore con i suoi occhi azzurri. Il quadro è immerso in un’atmosfera intima che rimanda ad un ambiente borghese. L’Alciati è lontana dall’approccio naturalistico, soffermandosi invece sull’indagine introspettiva. La tecnica utilizzata si riallaccia al Divisionismo postimpressionista, con il colore che ricorre alle singole pennellate e per un meccanismo ottico sono percepite come un insieme.

Benedetta Cappa Marinetti, Velocità di motoscafo, 1919-1924, Galleria d’Arte Moderna, Roma.

Nella sezione Attraverso il Futurismo, vale la pena soffermarsi sulla tela Velocità di motoscafo, di Benedetta Cappa Marinetti che – commentando la sua stessa opera nel 1924 – afferma di aver voluto catturare “l’arabesco impresso dalla velocità di un motoscafo nella polpa azzurra del mare acceso dal meriggio”. Capolavoro della pittura futurista, descrive, visto dall’alto, il passaggio di un motoscafo tra le onde. Movimento che dà vita un’articolata costruzione geometrica, alimentata da diversificate linee cromatiche convergenti verso un centro. 
La raffigurazione, non vuole mettere a fuoco la barca serpeggiante nel mare, ma “gli effetti di movimento generati nell’acqua dal moltiplicarsi delle onde”.

Maria Grandinetti Mancuso, Astrazione di natura morta, ante 1930.

 Infine, nella sezione Linguaggi del quotidiano tra Metafisica e Ritorno all’Ordine, da notare il dipinto di Maria Grandinetti Mancuso, Astrazione di natura morta (ante 1930), che è stato scelto per la copertina del catalogo. Nel perfetto ovale di quel volto vagamente orientale dalle tonalità grigie incastonato in uno sfondo nero-oro, prevale un’intransigenza compositiva e spaziale dalle marcate atmosfere metafisiche. 

Fausto Politino

Fonte: artribune.com

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