IQ. 10/05/2013 – 1.700 km di fossi, 43 industrie a rischio di incidente, oltre 500 cavità sotterranee e 34 voragini solo nel 2013
Allarme frane a Roma: Monte Mario, Gianicolo e Parioli a rischio
Prevista pioggia per tutto il mese di maggio: a Roma è allerta. I romani lo sanno bene che in città basta un poco di pioggia perché vada in tilt, ma ignorano che poche gocce possono provocare delle esondazioni che richiedono l’aiuto della Protezione Civile. Intervento costoso, che tutta la collettività paga, causato dai circa 1.700 Km di fossi la cui manutenzione è sistematicamente ignorata. L’allarme viene sollevato da Maria Ioannilli, Professore aggregato presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma “Tor Vergata”, candidato al Consiglio Comunale di Roma per la lista di Alfio Marchini.
Monte Mario, come altri quartieri, è a rischio frane, e le voragini sono più frequenti di quanto possiamo immaginare. Infatti il versante della collina che si affaccia su via Antonio Labriola nel quartiere Medaglie d’Oro ha subito, già nel 2008, un evento franoso a causa di piogge abbondanti, e da quel momento è soggetta a continui smottamenti a cui l’amministrazione capitolina deve fare fronte con proprie risorse. Ma situazioni analoghe si registrano anche in zona Gianicolo, Parioli e Vigna Clara. A questo si aggiunge, inoltre, uno stato del reticolo idrografico e della rete fognaria che provoca costanti fenomeni di esondazione e dilavamento sotterraneo, che a loro volta generano voragini. Nella città si sono aperte ben 34 voragini, alcune delle quali hanno richiesto anche un intervento di oltre una settimana, solo nei primi mesi del 2013. 43 sono, invece, le industrie a rischio di incidente rilevante, molto spesso collocate all’interno di aree urbane densamente popolate.
“Roma è ricca di cavità sotterranee, la maggior parte delle quali di natura artificiale – spiega Maria Ioannilli – Tra queste sono incluse quelle che si sono formate per processi erosivi causati da costruzioni sotterranee, opere urbanistiche, cave di materiali ecc. L’espansione edilizia del dopoguerra ha portato all’occultamento di molte delle cavità e ciò rende abbastanza complesso produrre un relativo monitoraggio. Allo stato attuale esiste una mappatura di circa 500 cavità sotterranee (Ventriglia, 2002), ma non è dato sapere quanto questa venga effettivamente utilizzata al momento del rilascio delle concessioni edilizie”.
Alle cavità sotterranee a Roma si aggiungono i fenomeni di subsidenza, perché il nostro territorio è ricco di depositi alluvionali che, proprio in questi giorni, stanno interessando la nuova Fiera di Roma, la quale sta subendo un lento e costante abbassamento verticale delle pavimentazioni. “Prima di tutto – propone Maria – dovremmo conoscere in maniera sistematica ed ampia lo stato delle cose. Occorre completare la mappatura delle cavità, acquisire gli studi sulla geologia del territorio sin qui sviluppati ed utilizzare tale conoscenza nei processi decisionali dell’amministrazione. Inoltre dovremmo strutturare un sistema di Protezione Civile locale che, ad esempio, si faccia carico di identificare le aree a maggiore criticità rispetto alle quali mettere in campo interventi immediati di bonifica”.