Home Il Territorio ALLEANZA PER IL FUTURO DI MILANO – ASSOEDILIZIA, DIMORE STORICHE, PROPRIETA’ FONDIARIA

ALLEANZA PER IL FUTURO DI MILANO – ASSOEDILIZIA, DIMORE STORICHE, PROPRIETA’ FONDIARIA

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SOTTO L’EGIDA DI UNIMI-UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO

Colombo Clerici: indispensabile che il grande volano metropolitano non si fermi

Di Benito Sicchiero

Modello Milano al capolinea? Il formidabile uno-due di Covid-19 ha messo al tappeto l’orgogliosa città locomotiva del Paese in Europa e nel mondo. Saprà rialzarsi? E come?

Achille Colombo Clerici presidente di Assoedilizia lancia un dibattito aperto – Alleanza per il futuro di Milano che comprende Assoedilizia, Associazione Dimore Storiche, Proprietà Fondiaria e sta coinvolgendo una serie di think tank protagonisti dell’impegno culturale riguardante la nostra Città, sotto l’egida dell’Università degli Studi di Milano – che si propone di muovere nella logica della rete di saperi, in collegamento con i vari atenei – per raccogliere idee ed elaborare soluzioni, propiziare piani e programmi nell’ottica, indicataci dall’Unione Europea, di strategic foresight.  Al webinar, cui ha collaborato Carlo Montalbetti presidente emerito dei Coordinamento Comitati di Quartiere milanesi,  hanno parlato, oltre allo stesso,  in ordine di intervento Sissa Caccia Dominioni, storica d’arte; Marilisa D’Amico,  professore ordinario di Diritto costituzionale e Giustizia costituzionale e Vicerettore alla legalità presso l’Università degli Studi di Milano; Nando Pagnoncelli sondaggista e accademico, amministratore delegato di Ipsos Italia; Mario Bagliani senior partner di Netcomm Service; Andrea Kerbaker scrittore e docente dell’Università Cattolica di Milano;  Vittorio Giulini presidente dell’Associazione Dimore Storiche di Lombardia; Claudio Biscaretti di Ruffia, Presidente della Federazione Nazionale della Proprietà Fondiaria.

Nel corso del dibattito è emerso che la pandemia ha scosso profondamento il progetto di un nuovo umanesimo di Milano che riprendesse quei  valori secolari dovuti alla sua cultura  giansenista che Giorgio Rumi riassumeva in religiosità (intesa non tanto come fede, ma come tensione morale) famiglia, laboriosità: in un unico termine, milanesità.  Ha creato incertezza, nuove disuguaglianze sociali, nuove povertà.  Milano deve anche ripartire da un nuovo concetto di salute territoriale, di solidarietà, di sostegno alle donne, ai giovani, ai poveri.

Perché la sua attrattività imprenditoriale non vuol dire in sé qualità della vita. Se ciò era vero ieri, lo è soprattutto in previsione della Milano futura. Milano deve prepararsi a profonde modifiche che vanno dall’assetto urbano, alla sostenibilità ambientale, al mondo del lavoro, dell’immobiliare e dell’urbanistica, alla quarta rivoluzione, quella digitale (a fine pandemia un terzo dei dipendenti resterà in smart working). Ma deve prepararsi a condividere con altri territori le sue conquiste economiche e di conoscenza.  

 Discorso difficile  in tempi di seconda ondata di contagi e con il terrore di una terza.  Il problema vero è che la pandemia, nella prima fase ha portato a reazioni di concordia, coesione, solidarietà, volontariato: oggi siamo a “tutti contro tutti”, al riaffiorare di fratture e contrapposizioni, alla sfiducia generalizzata. Solo per citare:  è la prima volta che una consistente parte di imprenditori, piccoli e medi, pensa di abbandonare l’attività.

Solo una potente azione culturale può risollevare Milano dal tappeto. Una cultura che non sia esclusivamente legata a ragioni economiche. Ma i suoi leader, anche culturali,  latitano. Mentre tutti i più importanti teatri d’Italia proponevano opere liriche, la Scala – simbolo di milanesità nel mondo – ha scelto di non accettare la sfida mettendo in scena uno spettacolo di altro tipo; teatri e musei restano chiusi. La voce di Milano capitale della cultura è diventata afona.

E’ dal privato che viene l’iniziativa. Ad esempio, dalle 500 dimore storiche che in Lombardia racchiudono autentici tesori d’arte e di cultura, come Assoedilizia ha dimostrato con un lontano, ma non dimenticato, tour cittadino che ha guidato l’assessore comunale alla cultura di allora  in alcune magioni private. Queste case-museo ben potrebbero essere il fulcro  di un turismo straniero di qualità – Gran Bretagna insegna – che genera indotto diretto in termini di occupazione alberghiera, shopping, valorizzazione enogastronomica, trasformandolo in autentico ambasciatore di Milano nel mondo. Attirando così investitori stupiti dal fatto che esista una città al mondo che sa coniugare efficienza e sviluppo con un’alta qualità di vita e con un impareggiabile patrimonio culturale.

 Non solo Milano city: il suo futuro è indissolubilmente legato all’interazione con la campagna, quella magnifica campagna ricca di prodotti apprezzati nel mondo, ma anche di cultura rappresentata dalle  130.000 cascine delle quali 30.000 non più adibite alla produzione agricola, ma pronte a diventare centri di attività ad essa connessa. Edifici secolari ricchi di storia che, con appositi collegamenti – pensiamo a piste ciclabili – rappresenterebbero luoghi di rifugio e ristoro e di conoscenza dell’antica civiltà contadina per la popolazione cittadina, in particolare per i suoi esponenti più giovani.

E’ per tutti questi motivi che Assoedilizia, in spirito di servizio verso la propria Città e preoccupata per quale potrà essere in un futuro prossimo venturo il suo destino, lancia l’Alleanza per il futuro di Milano. Il concetto di città, nella visione aristotelica che ha dato l’impronta all’ assetto di vita di tutto il mondo occidentale, implica che essa sia il luogo della socialità: ruolo che Milano finora ha egregiamente svolto, quale terminale gerarchico del sistema Italia, tenendolo agganciato al mondo internazionale, in virtù della sua attrattività e della sua competitività come città globale. Ma per il futuro? E’ necessario comunque che il grande volano non si fermi. Per il bene dell’Italia.    

Foto: Achille Colombo Clerici con Vittorio Giulini

                           

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