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Allergie e intolleranze: i rischi alimentari

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I sintomi delle intolleranze sono spesso simili a quelli allergici e possono comparire anche a distanza di tempo dal consumo dell’alimento , il che li rende più difficili da riconoscere

Analizzare il ruolo dell’alimentazione e della nutrizione risulta fondamentale e necessario per poter agire su alcuni disturbi alimentari, sotto forma di evoluzione ed opera di prevenzione.

Ad  oggi, è necessario informare la popolazione sulla differenza tra intolleranze alimentari ed allergie, infatti entrambe le parole indicano una reazione indesiderata del corpo quando viene in contatto con determinate sostanze, ma da un punto di vista medico e clinico le parole hanno una valenza diversa.

La differenza consiste nel fatto che l’allergia è una reazione di tipo immunologico (propria del sistema immunitario), mentre l’intolleranza è una reazione legata alla carenza di enzimi digestivi, si è dunque incapace di digerire un dato elemento (un esempio è l’intolleranza al lattosio, ad oggi l’unica intolleranza certificata e con un test diagnostico validato).

Di conseguenza, le intolleranze alimentari non sono delle allergie, ma fanno parte di un gruppo di disturbi definiti come “reazione avversa al cibo”: si parla di intolleranza quando il corteo sintomatologico deriva da tali deficit enzimatici che rendono indigeribili alcune molecole, specificando che ad oggi l’unica vera intolleranza è quella al lattosio, si tratta di una mancata digeribilità dello zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati, per cui diventa difficile tollerare tale zucchero tipico del latte.

Scientificamente come si può risolvere il problema dell’intolleranza? Il mondo scientifico è scisso sul tema, o meglio ci sono varie scuole di pensiero sul trattamento delle intolleranze alimentari, a tal proposito  Fabio De Tommaso –Medico Chirurgo ed esperto di Nutrizione Clinica riconosce in questo tipo di disturbi il problema a monte, e il quesito che emerge è relativo ai test alternativi e sulla validità degli stessi , in particolare sostiene che: “Ad oggi i test che vengono proposti per “diagnosticare” le intolleranze alimentari non sono validati dal mondo medico e non sono riconosciute intolleranze al di fuori di quelle degli zuccheri alimentari come il lattosio. E’ dunque sconsigliato escludere dal proprio regime alimentare dei cibi sulla base di tali test, questo potrebbe creare delle carenze nutrizionali ingiustificate, ed in alcuni casi portare il paziente a sottovalutare dei sintomi che possono altresì nascondere patologie serie.

Le informazione raccolte dovrebbero arrivare a tutti quei pazienti, a quelle persone che si basano spesso sul “sentito dire”, così da soddisfare il bisogno di salute dell’utente con una risposta integrata e soddisfacente grazie al coordinamento e al lavoro di  équipe dei professionisti, che si apprestano in modo diligente ed oculato nell’opera di   prevenzione della salute pubblica; e per dirla con Fabio De Tommaso:

“L’unico test che permette di porre diagnosi di intolleranza al lattosio corrisponde al “Breath test al lattosio”. Un altro metodo valido corrisponde al seguire per un breve periodo un protocollo alimentare privo di lattosio, seguito poi da un reintegro per valutarne i sintomi, mentre, per diagnosticare le allergie alimentari il test corrisponde al “Prick Test”.

Se ci accorgiamo di essere soggetti allergici o intolleranti, la prima cosa da fare è quella di prestare attenzione agli allergeni nascosti, affidandoci sempre ad esperti per poter condurre uno stile di vita sano e corretto.

 

Matteo Spagnuolo

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