E’ idea diffusa che un singolo successo sia per natura concatenato ad un secondo trionfo perché nello sport, lo vediamo spesso, “vincere aiuta a vincere”. Questa è la lezione con la quale Team Emirates New Zealand ha dominato le ultime due America’s Cup, tuttavia, ci sentiamo di dissentire con la sentenza del domino ricordando che ogni affermazione, ogni traguardo sportivo non può che avere un comune punto di partenza rappresentato dalla sconfitta. “O vinco o imparo” sosteneva Nelson Mandela, una perfetta sintesi delle meccaniche sportive che quotidianamente si ripresentano nell’attualità delle varie discipline. Questo d’altronde è quel che è successo nelle acque di Barcellona alla Louis Vuitton Cup: Team Ineos Britannia in un pomeriggio ha cancellato critiche, dubbi e imprecisioni andando a chiudere la serie di regate contro Luna Rossa che per la prima volta è sembrata veramente in difficoltà e a tratti impotente contro quella che ha tutta l’aria di essersi trasformata in una supremazia degli inglesi. L’ultima prova della finale è stata dominata da Ben Ainsle e compagni, i primi in grado di riportare il Regno Unito in Americas Cup sessant’anni dopo la deludente comparsa di Sovereing nel 1964.
Team Ineos sfiderà New Zealand
Ineos contro Emirates, Inghilterra contro Nuova Zelanda: la Vecchia Brocca torna ad essere un affare anglosassone. Gli inglesi che hanno battuto Luna Rossa hanno già indossato le vesti dell’outsider al via di questa Louis Vuitton Cup appena conclusa. Non erano loro i più accrediti per vincere, giungevano nelle acque catalane con tante critiche sulle spalle per aver sostituito Giles Scott con Dylan Fletcher (una scelta che a posteriori si è rivelata vincente) e con poche pretese di puntare al titolo considerando la competitività ritrovata di American Magic, un’altra squadra che proprio dalla sonora sconfitta del 2021 ha cercato di ricostruirsi (letteralmente) una nuova occasione per prendere in mano l’eredità di Oracle. Gli statunitensi invece hanno fallito ancora, inciampando di nuovo con Luna Rossa che dopo aver confezionato la riperdita ai danni di Paul Goodison e Tom Slingsby speravano di riservare lo stesso trattamento ad Ainsle e Fletcher, esattamente come accaduto tre anni fa. Invece Ineos ha vinto, alla fine con merito, allontano anche le maldicenze che lasciavano serpeggiare il pensiero che “questi inglesi vinco solo se gli altri hanno problemi”. Luna Rossa per alcuni versi è sembrata una Venere di cristallo, incantevole nella navigazione, impeccabile nelle scelte tattiche, ma a tratti fragile o meglio sfortunata, perdendo continuamente punti per guasti tecnici non imputabili ad errori dei suoi velisti. E lì Ineos ne ha approfittato caricandosi tuttavia l’onere di dover dimostrare di essere in grado di vincere anche “sul campo” nel confronto diretto, quando la Luna mostrava il suo lato più splendente e non era soggetta a dolorose eclissi. Il mago Ben Ainsle – vincitore di quattro ori olimpici- ha allontanato tali insinuazioni negli ulitmi due giorni di prove lasciando la barca italiana sempre a debita distanza, affermando la loro netta ed evidente superiorità. Una vittoria storica per il Regno Unito, dal 12 ottobre cercheranno portare la Coppa in Inghilterra, dove tutto ebbe inizio nel lontano 1851 in una competizione all’isola di Wight vinta dal New York Yacht Club.
Luna Rossa, l’ossessione continua
Sognando con Azzurra e festeggiando con Il Moro di Venezia, era da queste esperienza che tra il 3 ed il 4 febbraio 1997 Patrizio Bertelli -Presidente di Prada- diede forma alla sua ossessione, quella di vincere l’Americas Cup con Luna Rossa. Assoldando al suo servizio i migliori progettisti (Doug Peterson) e soprattuto i più grandi velisti del momento (Torben Grael e Francesco De Angelis) ha dato vita ad un simbolo di eccellenza, un sogno alternativo rispetto alle Olimpiadi per ogni velista italiano. Luna Rossa ha partecipato per due volte all’America’s Cup, nel 2000 e 2021, in entrambi i casi perdendo con New Zealand, quest’anno aveva lanciato la missione sorpasso contro i kiwi, ma si è dovuta arrendere alla superiorità britannica. Ci sarà un futuro per Luna Rossa? Quando sarà il prossimo assalto alla Coppa? Domande le cui risposte non sono destinate ad andarsene con il vento come canterebbe Bob Dylan, ma che necessitano di un periodo di riflessione. “Ciò che muove gli uomini di genio, o che ispira il loro lavoro, non sono le nuove idee, ma la loro ossessione che l’idea che è già stata espressa non sia abbastanza” lo affermava Eugene Delacroix, e proprio da questa frase che Luna Rossa può sperare di ripartire e rilanciarsi nella missione volta a vincere la Coppa America, questa volta ricostruendo e rivedendo il suo assetto. James Spithill ha deciso di chiudere la sua carriera da maestro dei match race, fallendo nel cercare una seconda rimonta che sarebbe passata alla storia (per chi se lo stesse chiedendo la prima gli riuscì nel 2013 con Oracle). Alle sue spalle spinge la gioventù azzurra, una next gen che ha già in palmares una Youth America’s Cup e due medaglie d’oro olimpiche: Marco Gradoni e Ruggero Tita hanno le carte in regola per raccogliere l’eredità di James Spithill al timone di Luna Rossa. Per il momento non si può far altro ceh attendere la vincitrice dell’edizione in corso, ma a tempo debito la Formula Uno del Mare italiana sarà pronta a lanciare ancora il guanto della sfida a New Zealand o a Ineos.