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Approvato il Documento di economia e finanza (DEF).

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Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi alle ore 18.00 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Segretario il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Graziano Delrio.

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente, Matteo Renzi, e del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan, ha approvato il Documento di economia e finanza (DEF).

Il Documento di Economia e Finanza 2014 del Governo illustra in modo organico le iniziative concrete che danno corpo alla volontà e all’impegno del Paese ad imprimere una forte accelerazione al processo di riforma strutturale dell’economia, per una nuova e sostenibile ripresa della crescita e dell’occupazione.

Il DEF è un documento programmatico, composto di tre sezioni: il Programma di Stabilità, il Programma Nazionale di Riforma e una parte di dettaglio sulla finanza pubblica. Dopo la deliberazione odierna del Consiglio dei Ministri, il Parlamento si esprimerà sul documento attraverso una risoluzione e il documento sarà trasmesso alle autorità europee come parte essenziale del cosiddetto “Semestre Europeo”, cioè il quadro comune in cui si svolge la programmazione economica di tutti gli stati membri dell’Unione.

Il documento – in particolare il Programma nazionale di riforma – inquadra l’insieme delle riforme annunciate dal Presidente del Consiglio alle Camere all’atto dell’insediamento del Governo in un percorso di programmazione comune con gli altri paesi membri dell’Unione Europea.

Vengono così messi nero su bianco obiettivi, azioni per conseguirli, scadenze entro cui ottenere i risultati.

Nel DEF sono chiaramente leggibili l’urgenza e l’ambizione delle azioni di riforma che il Governo intende attuare. Il percorso che si delinea prevede il passaggio fondamentale dallo stato di gestione della crisi ad una politica di cambiamento, riassumibile in due concetti: il consolidamento fiscale sostenibile e l’accelerazione sulle riforme strutturali per favorire la crescita.

Le riforme avviate sul piano nazionale dai governi precedenti e quelle previste per il 2014 sono in piena sintonia con il quadro europeo: con le priorità per il 2014 dell’Analisi Annuale della Crescita, con le Raccomandazioni della Commissione, con gli obiettivi prioritari stabiliti nel Semestre Europeo e con le sette iniziative ‘faro’ (Flagship Initiatives) della Strategia 2020.

Il Governo presenta all’interno del Documento nuove e rilevanti politiche per la ripresa economica. Per cogliere i frutti delle riforme e dei sacrifici sono però necessarie alcune condizioni.

In primo luogo, il Governo si propone l’obiettivo di sfruttare le opportunità offerte da un quadro europeo oggi più favorevole agli investimenti per la crescita e l’occupazione. Fondamentale sarà la sinergia fra Governo, Parlamento e il Consiglio Europeo per utilizzare tutti gli spazi di flessibilità esistenti nel Patto di Stabilità e Crescita e per rendere possibile, mantenendo le finanze pubbliche in ordine, un rilancio degli investimenti pubblici produttivi.

È in questo solco che si colloca l’apertura della Commissione Europea verso l’operazione dell’Italia per pagare i debiti scaduti delle Pubbliche Amministrazioni. Serve anche flessibilità per attenuare i possibili effetti negativi di breve periodo di alcune riforme e dare modo alle stesse di mettere in moto dinamiche positive nelle aspettative degli operatori economici a favore della crescita e dell’occupazione.

L’obiettivo è dunque quello di consolidare in via definitiva l’uscita dalla crisi finanziaria attraverso un serrato e preciso cronoprogramma che impegna il Governo in scadenze ravvicinate, con interventi normativi e attuativi rapidi e certi. Questo rappresenta il carattere distintivo e innovativo del Documento di Economia e Finanza 2014.

In sintesi non è solo nei contenuti delle riforme che si basa la forza del progetto di cambiamento, ma soprattutto nella capacità di tradurle rapidamente in norme di legge e di dare loro concreta attuazione in tempi rapidi e certi. È necessaria l’effettiva realizzazione delle riforme anche grazie a un sistematico monitoraggio dell’attuazione dei decreti ministeriali e degli atti conseguenti che rendono operative le misure.

Il Governo sa bene cosa serve al Paese ma anche al semplice cittadino che fronteggia, spesso in solitudine, il lento e macchinoso apparato statale.

La strategia: misure di impatto immediato che si inscrivono in un piano di riforme strutturali

L’ampio piano di riforme strutturali interviene su tre settori fondamentali: istituzioni, economia e lavoro, avviando così una profonda trasformazione del nostro Paese.

Una nuova legge elettorale capace di garantire la governabilità, l’abolizione delle Province, la revisione delle funzioni del Senato e la riforma del Titolo V della Costituzione rappresentano le direttrici di una profonda revisione del sistema politico-istituzionale italiano, responsabile di aver rallentato, e talvolta ostacolato, la gestione della cosa pubblica, sia a livello nazionale che locale, nonché di aver ritardato la ripartenza dell’economia italiana.

La strategia del Governo in materia economica si incentra su interventi in grado di incidere sulla competitività del Sistema-Paese per dare un forte impulso alla crescita, pur tenendo conto dei vincoli di bilancio e dell’obiettivo di pareggio di bilancio in termini strutturali. Il risanamento delle finanze pubbliche è testimoniato dal buon andamento dell’avanzo primario, che anche nel 2014 sarà tra i più elevati della zona euro.

Nell’ambito di un organico programma economico di riforme le principali misure delineate, il cui impatto sarà significativo già nel breve periodo, sono:

La piena attuazione del processo di Revisione della spesa, con un cambiamento stabile e sistematico dei meccanismi di spesa pubblica; sono previsti risparmi per circa 4,5 miliardi nell’anno in corso, e fino a 17 per il 2015 e 32 per il 2016 rispetto al tendenziale. I risparmi conseguiti verranno principalmente utilizzati per la riduzione del cuneo fiscale. Il Governo intende istituzionalizzare il processo di revisione della spesa rendendolo parte integrante del processo di preparazione del bilancio dello Stato e delle altre Amministrazioni Pubbliche attraverso indicatori di impatto in grado di misurare l’efficacia e l’efficienza della spesa.

La riduzione del cuneo fiscale attraverso la diminuzione delle imposte sui redditi da lavoro dipendente per le fasce più basse potrà avere effetti di stimolo ai consumi e contribuirà alla riduzione della povertà nel breve termine. La riduzione dell’Irap nella misura del 10% l’anno a regime potrà avere effetti di stimolo all’occupazione nel medio termine. L’attuazione della legge di delega fiscale si configura come una riforma complessiva del settore per definire un sistema più equo, trasparente, semplificato e amico delle imprese, garantendo al contempo stabilità e certezza del diritto. La riduzione del gettito fiscale dovuta al taglio permanente delle tasse per un valore dei circa 10 miliardi l’anno sarà compensata a regime da una riduzione permanente della spesa pubblica di analogo valore.

L’accelerazione e rapida attuazione del programma di privatizzazione avviato dal precedente Esecutivo, attraverso un’opera di valorizzazione e dismissione di alcune società sotto controllo statale e di parte del patrimonio immobiliare. Le molteplici finalità sono la riduzione del debito pubblico, il recupero della spesa improduttiva, la riduzione dei contributi statali e il recupero di efficienza delle imprese interessate. La misura, è volta a produrre introiti attorno a 0,7 punti percentuali di PIL all’anno dal 2014 e per i tre anni successivi.

Il pagamento dei debiti commerciali arretrati da parte delle Amministrazioni pubbliche sarà completato grazie al consolidamento del meccanismo di finanziamento da parte dello Stato con impegno alla restituzione da parte degli enti debitori, alla disponibilità di ulteriori 13 miliardi di euro che si aggiungono ai 47 già stanziati dai precedenti governi, e infine a un meccanismo che consentirà alle aziende in attesa di incasso di cedere il proprio credito a favore di istituzioni finanziarie. Contestualmente verrà messo a regime un nuovo sistema di regolamentazione e monitoraggio che permetterà di rispettare i tempi di pagamento previsti dalla normativa comunitaria e impedire nuovamente l’accumularsi di arretrati; verrà così ridotta l’incertezza sistemica delle imprese con effetti positivi sulle decisioni di investimento.

Un’energica azione in materia di miglioramento dell’ambiente imprenditoriale e di attrazione di capitali esteri attraverso la semplificazione del rapporto tra imprenditore e amministrazione in senso ampio (fisco, autorità amministrative di autorizzazione e tutela, giustizia civile, ecc.). A questo si aggiunge il necessario superamento di un sistema imprenditoriale fortemente “banco-centrico”, grazie alla messa a disposizione e al rafforzamento di forme di finanziamento alternative al credito per le imprese, in particolare per quelle di piccole e medie dimensioni.

Un miglioramento e una semplificazione del mercato del lavoro attraverso il Jobs Act al fine di produrre un sistema più inclusivo e dinamico, superando le rimanenti segmentazioni e rigidità, contribuendo strutturalmente all’aumento dell’occupazione, soprattutto giovanile, e della produttività del lavoro. La maggiore flessibilità è volta alla realizzazione, a regime, di un contratto unico con forme di tutela progressiva. Una maggiore tutela del lavoro dipendente ma anche un sostegno più ampio all’iniziativa privata, attraverso facilitazioni per autoimprenditorialità, venture capital e in particolare imprenditorialità giovanile. Sarà rafforzata e maggiormente responsabilizzata la contrattazione decentrata al fine di garantire il coinvolgimento del lavoratore con l’azienda in modo da legare la retribuzione all’interesse comune della produttività.

La riforma della Pubblica Amministrazione e la semplificazione burocratica, la riforma della giustizia civile, penale e amministrativa, la valorizzazione del percorso scolastico e formativo dei giovani, l’aiuto alla ricerca e una valorizzazione del percorso di studi universitario, anche attraverso la cosiddetta Garanzia Giovani.

A tali proposte strutturali si affiancano misure immediate, in parte già attive, volte a dare risposte concrete ai cittadini. Tra queste in particolare:

Piano scuola: vi sono circa 2 miliardi di risorse disponibili destinate alla scuola a cui possono attingere Comuni e Province per la messa in sicurezza degli edifici scolastici.

Nel Fondo di Garanzia vi sono 670 milioni di risorse aggiuntive nel 2014 e complessivamente oltre 2 miliardi nel triennio per le piccole e medie imprese.

Piano casa del valore di 1,3 miliardi per interventi destinati all’acquisto o alla ristrutturazione.

Investimenti previsti dalle Politiche di Coesione nel nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali, nonché gli interventi contro il dissesto idrogeologico e la tutela del territorio.

Il quadro macroeconomico e le prospettive per la finanza pubblica

L’economia italiana è entrata in una fase di ripresa, contrassegnata in prospettiva da dinamiche abbastanza favorevoli del commercio estero e da una graduale stabilizzazione della domanda interna. Si proietta una crescita del PIL dello 0,8 per cento per l’anno in corso, con un graduale avvicinamento al 2,0 per cento nei prossimi anni. Nel 2014 l’indebitamento netto è previsto attestarsi al 2,6% del PIL per poi scendere all’1,8% nel 2015 e allo 0,9% nel 2016. L’avanzo primario in termini nominali aumenterà progressivamente, raggiungendo il 5,0 per cento nel 2018. Il rapporto debito/PIL inizierà a ridursi a partire dal 2015.

Misure per la crescita nel rispetto delle norme europee e nazionali

Già nel 2015 il bilancio strutturale raggiunge un sostanziale equilibrio (-0,1%). Il pieno conseguimento dell’obiettivo di pareggio nel 2016 rispetta i regolamenti europei ed è in linea con quanto previsto dalla normativa nazionale di recepimento delle disposizioni dettate a livello europeo.

Infatti la normativa nazionale prevede, in presenza di “eventi eccezionali” e di un processo importante di riforma, che il Governo, sentita la Commissione Europea, presenti al Parlamento una Relazione e una specifica richiesta di autorizzazione in cui sia indicata l’entità e la durata dello scostamento nonché sia definito un piano di rientro che permetta di convergere verso l’obiettivo di medio periodo (costituito per l’Italia appunto dal pareggio strutturale) entro l’orizzonte di programmazione del DEF.

Le riforme strutturali, miglioreranno il tasso di crescita dell’economia italiana e comporteranno nel medio periodo un miglioramento strutturale del saldo di bilancio e della sostenibilità del debito pubblico nel tempo.

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