IQ. 07/07/2013 – Buon pomeriggio a tutti, carissimi amici poeti di questa meravigliosa domenica di sole, qua a Latina sono andati o andranno quasi tutti al mare, io penso che ci farò un salto più tardi con la bicicletta, oggi. Aggiungi un appuntamento per oggi mi aspetta una magnifica giornata in perfetta solitudine…….ma ho voi e questo mi rende felice.
Ho ricevuto diverse poesie che andremo a leggere insieme, come al solito però ne ho copiata una che ha scritto il DOC, colui che allieta le nostre giornate su questa rubrica con i suoi sonetti. Veramente l’altra domenica si e’ offeso poichè l’ho definito “zitella inacidita”……..perdonate l’ardire cari poeti della domenica, ma vi sembra giusto che il DOC lasci a me l’onere di seguirvi il giorno di festa, mentre lui va a riposarsi in luoghi freschi e poi mi sgrida se non faccio le cose per bene….? La nostra famiglia di BOTTA E RISPOSTA sta crescendo e il Dott. Brozzi non puo’ riposarsi, deve accompagnarci passo dopo passo e continuare a sognare insieme a noi, or dunque amici poeti mettiamoci al lavoro, iniziamo con uno dei lavori della “zitella inacidita” (cosi si offende ancora e poi mi telefona…..):
ARICORDATE CHE ER MONNO E’ TONNO.
P’ENSEGNACCE CHE NUN C’E’ RITORNO.
ER TEMPO SCORE TRA PIANTI E CANTI.
SENZA ARIVORTASSE, SPIETATO TIRA AVANTI.
COSI LI PROBLEMI DE L’INTERA UMANITA’.
LI PO’ RISORVE SOLO CHI TRA QUESTI QUA’.
NUN SE LIMITA ALL’ESERCIZIO DER CAPI’.
BENSI SE SPIGNE DENTRO LORO A SENTI’.
LA STAGIONE DE LA VITA E’ ORMAI SENZA COLORE.
ER MEJO SENTIMENTO S’E’ FATTO ER DOLORE.
E SI ER TEMPO ‘N’ARITORNA A SPARTI’ AMORE.
PRIMA O POI ASSISTEREMO AR FERMARSI DE LE ORE.
QUANNO SPARIRANNO L’URTIME COSE BELLE.
PORTANNO VIA CO’ LORO ‘A LUCE DE LE STELLE.
IN QUA’ NOTTE BUIA, NER CORE DE L’OSCURITA’.
VAGHERAI A LA RICERCA DE’ NA’ MANO DA SERRA’.
Questa e’ una poesia, sempre in dialetto romanesco, ma in rima baciata poiche’ ogni verso fa rima con quello successivo, d’altra parte cosa volevamo aspettarci di domenica da una “zitella inacidita” che va a riposarsi, un sonetto? No, troppo faticoso, vero Dott. Brozzi? Ma i modi sono molti per comporre poesie e dobbiamo esercitarci a farlo giornalmente. Ora invece passiamo ad un altro sonetto che ci ha inviato la nostra dolcissima amica Ilaria che, sembra si stia impegnando per divenire presto come il Doc, anche se invece di fare “satira” al governo, come tradizione insegna, la fa alla sua mamma…..Povera mamma, ma di questo parleremo domani. Aggiungi un nuovo appuntamento per domani sulla rubrica PROFESSIONE NONNI, intanto riportiamo i versi di Ilaria:
STAVO A DORMI’ TRANQUILLA.
POI ER TELEFONO HA SQUILLATO.
SENTO MI MADRE CHE ME STRILLA.
ALLORA IO DE RIMANNO J’HO URLATO.
CIO’ LO STOMACO COME ‘N’ANGUILLA.
CHE NE LE VISCERE HA SGUAZZATO.
ME S’E’ DILATATA LA PUPILLA.
E PURO L’OCCHI HO STRABUZZATO.
ALLORA ANALIZZO ‘STA’ SFURIATA. CHE SICURO C’AVRA’ MOTIVAZIONE.
A FAMME AVVELENA’ CE S’E’ IMPEGNATA.
MA COR CERVELLO DEVE TROVA’ UN COMPROMESSO.
MO’ M’ARITROVO CO’ ‘NA GRANDE AGGITAZIONE.
INSOMMA A LA FINE SO’ IO CHE C’HO RIMESSO….
Il sonetto e’ stato scritto in ABAB alternando le rime nelle due quartine e in CDC EDE le terzine, dove il secondo verso della prima terzina fa rima con il secondo verso della seconda terzina, che dire, ci dispiace per la discussione con la mamma, ma Ilaria e’ riuscita a scrivere un sonetto come quello che andremo a pubblicare ora che ci e’ stato inviato da Stefano Agostino il quale ci sta “prestando” i suoi sonetti romaneschi pubblicati sul sito “ROMA IN RIMA”:
GESU’ SCERSE SETTANTADUE E JE DISSE.
D’ANNA’ PE LE CITTA’ A PARLA’ DER REGNO.
SENZA PORTA’ BISACCE O ANTRO FREGNO.
SPIEGANNOJE ‘STE POCHE COSE FISSE: “ANNATE A DA LA PACE SI UNO E’ DEGNO. J’ARIVERA’,…MA QUA’ FAMO A CAPISSE.
SI NUN V’ACCOJERANNO, GNENTE RISSE, SGRULLATEVE LA PORVERE PE’ SEGNO.
QUELA CITTA’ NER GIORNO DER GIUDIZZIO.
VERA’ DISTRUTTA E A DI DISTRUTTA E’ POCO. NIMMANCA FA’ ER COMINCIO DELL’INIZZIO.
MA VOI GIOITE, NO PE’ EVITA’ ER FOCO.
LI DEMONI E ‘GNI LORO SUPPLIZIO.
MA PERCHE’ SCRITTO ‘N CELO ER VOSTRO LOCO.
Questo sonetto e’ scritto in rima come il precedente, ma d’altra parte ritengo Agostino Stefano, uno dei piu’ forti “sonettisti” di Roma (cosa devo fare per tenermi buoni questi poeti!). Evito per una forma deontologica, di scriverne il titolo, poiche’ essendone l’autore, il poeta in questione avra’ sicuramente il copryright e comunque noi siamo qua per imparare. Ora andremo a leggere insieme una stupenda poesia scritta da una nostra lettrice, la signora Adriana Nastri, la quale mi ha contattato telefonicamente per complimentarsi della nostra rubrica Il componimento di seguito di cui sono autorizzata a metterne il titolo, è scritto con un numero di versi e rime varie, come in uno schema libero: “Roma è la casa de Pasquino”
HO LETTO SUR GIORNALE STAMATTINA.
CHE PASQUINOTTO SE NE VA IN SORDINA.
HA SOLO SETTANT’ANNI ER POVERETTO.
E PENSA CHE E’ FINITO ER MOCCOLETTO.
CHE LO TIENE IN VITA DA TANT’ANNI.
PE’ RACCONTA’ CASI DE VITA E DE MAGAGNI.
PO’ ESSE DICO IO CHE IN TANTA ROMA.
NUN CE STA UN CRISTO CHE SA FA UN POEMA.
D’APPICCICALLO A BRASCHI SU PASQUINO.
(MAGARA SI HA BEVUTO UN PO’ DE VINO) CHE JE PERMETTA DE SATIRA’ PIU’ MEJO.
SUR VATICANO O SOPRA ER CAMPIDOJO? A ME RISURTA CHE LAGGIU’ IN TRESTEVERE.
CE STA UN VECCHIO CIRCOLO DE ROMA.
DOVE CHE LI POCHI C’HANNO FAMA.
DA FA’ LE RIME ANCOR PRIMA DE BEVE.
MO’ VOI VEDE’ CHE SE FANNO ‘N’INCHIESTA.
T’ESCE FORA TRA QUESTI UN GRANDE ARTISTA.
PE’ CONTINUA’ ER MESTERE DE PASQUINO.
ORMAI RIMASTO SOLO A FA CASINO? COR TEMPO SE SO’ ITI SU ‘N’SOFFITTA.
MARFORIO, L’ABATE LUIGI E ER FACCHINO.
NUN DOVEMO DIMENTICA PURO ER BABBUINO.
MA QUESTA PARE PROPIO ‘NA SCONFITTA.
STA LI RINCANTUCCIATO E POVERINO.
AD ASPETTA’ LIBELLI E FOGLIETTINI. CHE LI VENGONO A LEGGE PURO LI BAMBINI.
SI ER PAPA HA SBAJATO ‘NA BATTUTA.
SI ER SINDACO VA IN BICI CO LA TUTA.
SI ER TRAFFICO E’ IMPAZZITO TUTTO QUANTO.
SI RUBBENO LI FIORI AR CAMPOSANTO. SI A “MADAMA” CE SCAPPA QUARCHE ‘MBROJO.
SI SE FANNO PEZZE A MONTECITORIO.
BISOGNA DILLO AR POPOLO ROMANO. CHE PENSA TUTTI I GIORNI PE VEDE’.
SI A NOTTE BUIA C’E’ STATA ‘NA MANO.
CHE JA ATTACCATO ‘N’ANTRO COCCODE’.
NUN TE TIRA’ INDIETRO POETA ROMANESCO.
A CACCIA’ LA RIMA A FRESCO A FRESCO.
APPENA ESCE SUI GIORNALI ‘NA NOTIZIA.
TU PRONTO LA RIGIRI COMO PRIMIZIA.
(INTINTA BEN SI SA’ NELLA MALIZIA) CHE DA SECOLI FA DEL TUO BELL’ESTRO.
‘NA GRAN COSA CHE A TUTTI DA LUSTRO.
PASQUINO E’ ROMA, ROMA E’ PASQUINO.
ER CELO L’HA RIUNITI NER DESTINO.
E T’ASSICURO CHE FINCHE’ C’E’ ROMA. C’HA DA ESSE PE FORZA ANCHE PASQUINO.
Come al solito, l’ultimo componimento e’ scritto da me, il suo titolo è “ER PRODOTTO FINANZIARIO” ed e’ scritto in rime e versi misti.
ER PRIMO DEI PENSIERI LA MATINA QUANNO T’ARZI.
E’ QUELLO CHE AR GOVERNO SO’ DIVENTATI PAZZI.
DIECI ANNI FA ALL’INCIRCA CE DICHENO, UN BER GIORNO: “S’ALLEGGERIMO UN PO’ SE USAMO L’EURO.
LA LIRA NUN CONVIENE, LEVAMOSELA DE TORNO.
PRENDETE TUTTI I SORDI CHE C’AVETE DRENTO CASA.
E PORTATELI ALLE BANCHE CHE VE DANNO QUARCHE COSA”.
ERA SOLO ‘NA GRAN TRUFFA A DANNO DEI RISPARMIATORI, “PRODOTTO FINANZIARIO” FU CHIAMATO.
MA A NOI ITALIANI, CHE C’HA PORTATO? ‘STO PRODOTTO C’HA ‘N VALORE DIECI VORTE SUPERIORE.
A TUTTI LI SERVIZI VERI CHE SERVENO A LA GENTE PE CAMPA’.
ER GIORNO CHE HA CAPITO, ER POPOLO ITALIANO S’E’ PENTITO.
ESSE ITALIANI NUN E’ COSA DA GNENTE.
C’AVEMO ER SOLE DRENTO A RISCALLA’ LA MENTE.
CARI SIGNORI TECNICI, LEVATEVE DE TORNO.
L’ECONOMIA REALE E’ ‘NANTRO MONNO.
ARIDATECE LA LIRA CHE ST’EURO PESA.
QUANTI DE VOI CE VANNO A FA LA SPESA?
I SORDI SO’ REALI SE INVESTITI NER MATTONE.
NO QUELLI PE’ FA ‘NGRASSA’ STI FIJ DE FARAONE……
E con questo vi saluto carissimi poeti improvvisati e non, vi auguro di passare una bella serata in compagnia delle persone a voi piu’ care……vi “allego” i saluti del Prof.Dott.Maestro Mario Brozzi che avrete l’onore di rileggere domani. Aggiungi un nuovo appuntamento per domani su questa rubrica (ma dovete pazientare perche’ si alza tardi), mentre noi tutti ci leggeremo sulla rubrica PROFESSIONE NONNI, che se ci riesco vi inviero’ all’alba davanti ad un’enorme tazza di caffè fumante. Un abbraccio virtuale a tutti, compreso il Doc.
Laura Cugini