All’Hayward Field di Eugene in America sono andati in scena i mondiali di atletica leggera. Nonostante la vicinanza temporale tra i due eventi le forze in campo sono mutate considerevolmente in numerose discipline.
A Tokyo l’atletica italiana ha dominato con 5 medaglie d’oro entrate nella storia del nostro sport, di quei 5 titoli il solo Massimo Stano è riuscito a replicare il successo aggiungendo così al titolo di campione olimpico nella 25 km di Marcia quello di campione del mondo nella 35km. Stano ha dedicato l’oro ad Antonella Palmisano, una delle vincitrici di Tokyo che a causa di un’infiammazione all’anca non ha potuto prendere parte a questa competizione. I risultati degli altri campioni olimpici invece non sono stati soddisfacenti.
Gianmarco Tamberi si è qualificato per la finale del salto in alto con pochissimo margine, soffrendo per tutta la finale, commette due errori a 2.30. L’ucraino Protsenko aveva sbagliato a 2.19, dopo quell’errore iniziale non ha più vacillato andando a conquistare un’insperata medaglia di bronzo. Tamberi emoziona saltando 2.33 al primo tentativo, ma poi il coreano Woo supera 2.35 e a quel punto la gara dell’azzurro si ferma. Vince Barshim, il qatariota che aveva condiviso l’oro insieme a Tamberi a Tokyo.
Anche nei 100 metri per noi italiani è stata una delusione. Sapevamo che l’oro olimpico Marcell Jacobs non era nella miglior condizione possibile e doveva farà per i conti con gli infortuni che ne hanno rovinato la stagione iniziata con entusiasmo col titolo mondiale indoor nei 60 metri. Non aveva impressionato nella batteria, correndo sopra i 10 secondi. La differenza con i rivali americani era evidente fin dalle batterie perché Kerley e Brommell stabilivano tempi da medaglia d’oro fin da subito.Poche ore prima della semifinale arriva il forfait di Jacobs, che rientra in Italia per preparare gli europei previsti ad Agosto, sapendo di non avere l’occasione di competere contro gli americani. Impressiona il giovane giamaicano Seville, sconfigge Marcell in batteria e poi si rivela molto competitivo anche in semifinale. Nell’ultimo atto va vicinissimo alla medaglia. L’oro lo vince Fred Kerley con 9.86, a completare il podio altri due americani: secondo Coleman e terzo Brommell.
Infine la staffetta d’oro di Tokyo era orfana di Jacobs, sostituito da Ali. Senza la nostra stella Tortu Desalu e Patta vengono eliminati subito chiudendo settimi in batteria. La medaglia d’oro la prende a sorpresa il Canada grazie ad una strepitosa frazione di Andre De Grasse, gli USA senza Kerleye Brommell sono solo secondi e gli inglesi completano il podio.
A parte queste delusioni la spedizione azzurra in America non è stata completamente fallimentare.
Gaia Sabbatini supera le batterie dei 1500 metri, poi in semifinale nel tentativo di superare Nanyondo allarga un braccio facendo cadere l’avversaria, danneggiando anche la sua gara conclusasi con un sesto posto non sufficiente per accedere alla finale. Kipyegon stabilisce il World Lead e vince la medaglia d’oro.
Italia la centro anche nelle prime fasi di gara dei 200 metri, non tanto per Desalu che viene eliminato subito quanto per la prestazione di Tortu. I ritiri di De Grasse e Blake favoriscono una buona qualifica di Filippo che vince la sua batteria con un tempo praticamente identico a quello di Kerley. Noah Lyles anche nei turni preliminari ha messo in chiaro di avere un tempo eccezionale nelle gambe. Nella seconda semifinale il nostro azzurro si trovava a dover competere con la giovanissima stella Erryon Knighton (18 anni e un 19.77 in semifinale) e soprattuto con il canadese Aaron Brown per sperare di entrare nei finalisti, Filippo stabilisce il record personale con 20.10, tuttavia per puro caso viene escluso dai migliori otto per soli tre millesimi. A seguito delle eliminazioni di Kerley, De Grasse, Blake e Tortu, in finale Noah Lyles non ha alcun rivale se non Knighton e il panamense Ogando. Sorprende Bednarek che riesce a vincere l’argento davanti al diciottenne ma Lyles è insuperabile e vince con il terzo tempo della storia 19.31, davanti a lui solo i due record del mondo di Bolt.
Bellissima prestazione delle ragazze della staffetta 4×400. Nella gara in cui gli occhi erano puntati tutti sull’ultima apparizione di Alyson Felix, la formazione azzurra di Polinari, Mangione, Folorunso e Troiani riesce ad ottenere un pass per la finale al termine di una bellissima battaglia con Polonia, Canada e Belgio. Famke Bol ha qualificato l’Olanda in finale grazie ad una frazione incredibile, superando in un giro di pista 4 avversarie. La finale è stata l’ultima gara della rassegna iridata ad Eugene 2022, positiva solo la prestazione di Folorunso ma un errore all’ultimo cambio rovina un’ottima gara. McLaughlin e le compagne portano agli USA la medaglia d’oro davanti a Giamaica e Regno Unito.
La 4×400 maschile invece è eliminata subito ma non era troppo distante dalle finaliste, in questa specialità gli USA hanno dominato in ogni momento sia in batteria che in finale. La 4×400 mista non è vinta dagli USA ma dalla Repubblica Dominicana, ed è stata la prima medaglia assegnata in questa settimana di gare sulla pista.
Nei 400 ostacoli femminili sia Linda Olivieri che Rebecca Sartori riescono a qualificarsi per la semifinale come Ayomide Folorunso che stabilisce il record italiano, ma purtroppo non basta per accedere alla fase finale, comunque sommando questo record alla prestazione in staffetta quello di “Ayo” rimane un mondiale da incorniciare. Alla viglia dell’ultimo atto Muhammad e Bol sembravano potersi avvicinare a Sydney McLaughlin, invece fin dai primi metri, hanno guardato la rivale scappar via e accelerare incredibilmente nel rettilineo finale: Record del mondo con 50.68, la prima donna a scendere sotto i 51 secondi. È una prestazione memorabile, una ragazza di 22 anni che infrange il precedente record da lei stabilito pochi mesi fa. È una prestazione difficilmente replicabile poiché è un tempo inferiore ad alcuni record nazionali (tra cui quello italiano) sui 400 metri piani, ossia senza ostacoli.
Meritano sicuramente una menzione le prestazioni della staffetta 4×100 femminile che schierando Mangione, Dosso, Kaddari e Fontana raggiungono la finale. Vincere una medaglia era impossibile, contro pronostico scende dal podio il Regno Unito per l’infortunio di Asher Smith, e sul gradino più alto ci salgono gli USA e non la Giamaica del dream team che sbaglia un passaggio di testimone. Germania al terzo posto.
Sara Fantini si avvicina non poco alla medaglia di bronzo nel lancio del martello, ma le migliori tre erano inarrivabili, tuttavia ci sono ottime speranze per gli europei di agosto.
Dopo le sconfitte di Gimbo e di Jacobs sembrava che l’Italia dovesse chiudere senza medaglie. Invece la prestazione inaspettata è di Elena Vallortigara. Nel salto in alto si presenta al miglior momento della carriera. In una finale con molte assenze per eliminazione (Levchenko e Cunningham) e l’inserimento di alcune outsider come la diciassettenne Bruus, la nostra Elena riesce a superare anche alcune esperte saltatrici come McDermott e Geraschenko, per un momento sembrava poter mettere in difficoltà anche l’ucraina Mahucich. La medaglia d’oro la vince un’altra australiana: Eleanor Patterson. Vallortigara si ferma a 2 metri stabilendo il primato personale valevole per la medaglia di bronzo, il primo podio italiano in questi mondiali.
È stata una settimana emozionante per gli appassionati di atletica. Non sono mancate gara avvincenti come l’asta femminile in cui Nageotte e Morris hanno infiammato il pubblico americano in una battaglia per l’oro che ha visto quest’ultima uscire sconfitta; non ha ancora vinto un’oro che sia Olimpico o mondiale in una competizione outdoor.
Se nei 100 metri maschili c’è stata una tripletta americana, nei 100 femminili il podio è tutto giamaicano composto da Shelly Ann Fraser Price, Shericka Jackson e Elaine Thompson Hera con il record dei campionati in 10.67.
Le giamaicane si sono ritrovate avversarie anche nei 200 metri, Jackson in quest’occasione ha dominato fin dalle prime batterie. Thompson Hera fallisce in finale e viene scavalcata da Asher Smith. Fraser Price non riesce a mettere a segno la doppietta perché Shericka è paurosa, vince stabilendo un tempo di 21.45, è il secondo crono mai registrato da una donna sui 200 metri, davanti a lei solo il record del mondo di Florence Griffith.
La finale dei 110 ostacoli maschili è stata incredibile. Curiosamente il detentore del World Lead era Devon Allen, che per anni ha giocato a football americano per gli Oregon Bucks, squadra che disputa le sue partite casalinghe all’Hayward Field. L’anno prossimo passerà definitivamente al football americano avendo firmato un contratto con i Philadelphia Eagles nel ruolo di ricevitore. In finale ha uno scatto eccezionale, fin troppo perché con un tempo di reazione al di sotto degli 0,1 secondi si viene squalificati e il suo tempo di reazione è stato di 0,099 ossia un millesimo al di sotto del tempo minimo che gli costa la squalifica. La competizione perde così uno dei favoriti ma anche il possibile rivale di Allen è costretto a rinunciare: il giamaicano Parchement si infortuna in allenamento pochi minuti prima della finale centrando uno degli ostacoli. Grant Holloway ha quindi la strada libera per vincere l’oro e a completare la doppietta americana c’è Cunningham, sul podio anche lo spagnolo Martinez.
La gara ad ostacoli più attesa erano i 400 maschili. A Tokyo in questa distanza venne stabilito il record del mondo da Rai Benjamin, ma gli permise di vincere solo l’argento poiché Karsten Warholm distrusse il precedente record vincendo l’oro. Alison Dos Santos con il record del Sud America arrivò soltanto terzo.
A Eugene Warholm era appena rientrato da un infortunio e se in batteria e seminale non ha avuto difficoltà, è in finale che clamorosamente sbaglia la gara lasciando non solo la vittoria a Dos Santos (record dei campionati e del Sud America) ma perde anche il podio che viene completato da Benjamin e Bassitt un americano che non era neanche andato a Tokyo.
L’ultima giornata dei mondiali si chiude con due incredibili prestazioni. Nei 100 ostacoli femminili le favorite erano Camacho Quinn, Visser e Kendra Harrison. L’olandese viene eliminata in semifinale, ma dopo questo secondo turno la nuova favorita per l’oro era diventata la nigeriana Amusan poiché per qualificarsi ha stabilito il record del mondo in 12.12. Infatti, nell’ultimo atto ha replicato quella prestazione vincendo l’oro in 12.06 ma il vento favorevole non permette di considerare questo risultato come record del mondo.
L’ultima gara a concludersi invece è stato il salto con l’asta maschile. Dopo una serie di tentativi Reanud Lavillenie a 36 anni deve rinunciare al podio, fermandosi non lontano dal terzo posto del filippino Obiena. Vista l’assenza di Kendricks l’unico rivale per il fenomenale Duplantis era Chris Nilsen che tuttavia non è riuscito a superare i 6 metri. Lo svedese non è mai andato in difficoltà, prima vince l’oro saltando 6 metri netti, poi ritocca il record dei campionati a 6.06 e al secondo tentativo come ultimo atto di questi mondiali di atletica riesce a infrangere il suo record mondiale saltando 6 metri e 21. Se consideriamo le competizioni all’aperto il precedente record apparteneva ancora a Sergey Bubka. Con 22 anni da compiere Armand “Mondo” Duplantis entra direttamente nella storia di questo sport, al livello di Bolt e dello stesso Bubka che sono diventate le icone dell’atletica nel loro periodo di attività.
Il prossimo appuntamento internazionale saranno gli europei a Berlino sulla pista dei record del mondo stabiliti da Bolt ai mondiali del 2009.