“Le imprese non hanno fatto piani pluriennali con previsioni di costi adeguati alla liquidità. Il pericolo è che se i tassi dovessero ulteriormente crescere e rimanere a questi o addirittura superiori livelli per molto tempo questo appesantimento che gradualmente aumenta i costi può portare a delle crisi di imprese e conseguentemente al deterioramento di parti non trascurabili di credito bancario”. Così il presidente di Abi, Antonio Patuelli, intervenendo al festival dell’economia di Torino.
“Il problema – ha spiegato Patuelli – è che essendo molte imprese e molti cittadini abituati a tassi a zero, che sono stati a zero spaccato per sei anni e zero virgola negli altri quattro, non hanno fatto i conti di previsione dei costi di mutui e prestiti che hanno contratto a tasso variabile negli anni a zero”.
“E’ vero che il 63% dei mutui in Italia, dato di Bankitalia, è a tasso fisso e quindi l’aumento dei tassi è un costo per le banche e non per i clienti – ha aggiunto – ma quel 37% e le imprese che sono andati sul variabile hanno risparmiato per gli anni antecedenti, che possono essere o uno o dieci o venti, ma pagano di più ora e se non hanno programmato questo costo rischiano di avere difficoltà che significa quello che Bce e Confindustria indicano, e cioè che abbiamo una prospettiva di nuove crisi aziendali”.
“E quando ci sono crisi aziendali ci sono deterioramenti di crediti e noi banche dobbiamo battere il deterioramento di credito ma anche prevenirne gli effetti accantonando maggiormente utili”, ha concluso.