Quando il 19 aprile 2005 l’allora cardinale Joseph Aloisius Ratzinger venne eletto Pontefice il mondo era ancora scosso dalla morte di San Giovanni Paolo II di cui si aspettava una sorta di clone ma tutto, sin dalla scelta del nome che il nuovo Papa si diede, fece capire che non sarebbe stato così.
Per quanto principale collaboratore del pontificato wojtyliano, Benedetto XVI era l’antitesi del suo predecessore in quanto a carisma e calore umano. Cattivo comunicatore e pessimo politico Ratzinger era introverso e riservato fino alla timidezza, un metodico e organizzato professore tedesco adatto con la sua voce flebile più al sinedrio che ai megafoni di Piazza San Pietro. Non era un debole ma uomo dalle convinzioni e dalla tempra granitica. A titolo di esempio bisogna ricordare come è stato lui ad aver lottato più di tutti contro il clero pedofilo. Come Elisabetta II è morto nel 2022 ma apparteneva ad un mondo che era finito da tempo.
Se fosse stato Papa prima della televisione il suo pontificato non avrebbe trovato grosse difficoltà, ma in epoca di reality e social dove l’apparenza è sostanza le cose sono andate diversamente.
La missione
I doni di Benedetto erano altri. Aristocratico nel senso di autorevole in quanto capace di esprimere ciò che è elevato. Non esiste scritto, parola o gesto di questo Papa teologo che non siano intrisi di nobiltà.
La compostezza sobria e ieratica dello stile, la profondità e l’eleganza delle parole, la condotta di vita tutta dedita al servizio della Chiesa e della Fede sono l’essenza stessa di un “martire”, vittima da “regnante” di un mondo troppo becero per capire un linguaggio e un modo di essere a cui oggi giorno si vuole negare persino diritto di esistere.
Nel suo papato, nulla gli è stato perdonato, tutto è stato volutamente frainteso o ignorato.
E’ Benedetto XVI l’ultimo grande Papa di cultura europea e occidentale che ha tentato disperatamente di conciliare il nostro mondo con la tradizione plurimillenaria della teologia cristiana. Su questa sfida però la sua “rinuncia” ha dato la sensazione di una pietra tombale più che di un semplice sconfitta.
Francesco I, papa pastore, ha sopperito a ciò tentando di accentuare la natura caritatevole della Chiesa enfatizzandone tra l’altro il terzomondismo. Se la scelta di Bergoglio è probabilmente basata sull’idea che sia ineluttabile il distacco tra il mondo occidentale individualista e consumista dalla Fede, papa Ratzinger aveva ancora la speranza di ridare al nostro continente le sue radici sulle orme del suo ispiratore, San Benedetto da Norcia.
Chi è cattolico o semplicemente ha rispetto per la Chiesa sa che non è corretto paragonare tra loro i pontefici come si fa con le squadre di calcio. Chi crede, pensa che la volontà del Santo Spirito sia superiore a ciò che si può comprendere perché il “ vento che soffia dove vuole” anche attraverso sconfitte e fenomeni apparentemente incomprensibili scrive pagine nuove nel libro che segna il percorso dell’uomo.
Il pensiero
Benedetto XVI agostiniano, profondamente convinto della natura caduca del mondo e ancorato alla visione della Chiesa come “città di Dio” capace di offrire più di ogni altra cosa salvezza, non era il conservatore tarato di cui parla certa pubblicistica ma un critico sostenitore del Concilio che come San Giovanni Paolo II considerava in perfetta continuità con la millenaria storia della Chiesa.
Ne elogiava il valore pastorale, l’alleggerimento teologico a favore di una rinnovata semplicità evangelica, ma considerava fondamentale chiarirne il contenuto contro alcuni travisamenti che tanta confusione hanno creato ai fedeli e allo stesso clero.
Se su alcuni temi come l’omosessualità, la salvezza esclusiva nella Chiesa, il relativismo culturale, i valori non negoziabili, la bioetica e la morale sessuale è corretto aprire un dibattito serio tenendo conto però non dei pregiudizi ma del vero pensiero del suo magistero, è vero anche che Papa Benedetto è stato il Pontefice più “liberale” di sempre e il principale propugnatore della conciliazione tra Fede e Ragione.
Era pronto senza timore a vedere ridotti i cattolici a minoranza ma era anche un attento lettore della Democrazia in America di Tocqueville e nemico, lui giovane che aveva visto di persona la bestialità nazista, di ogni fanatismo e totalitarismo.
Il suo pensiero però non era a favore della razionalità fine a se stessa poiché la vedeva collegata ad un individualismo esasperato e ad una “nevrosi” personale e collettiva, celebrata in nome del materialità e dello scientismo.
In questa frattura trovava il male del mondo e dell’uomo contemporaneo. Papa Benedetto che aveva definito la matematica “ l’unica intelligenza originaria” era un sostenitore del pensiero neoplatonico ovvero “geometrico” perché Dio non si “ comprende” solo con le emozioni né con operazioni logiche ma si “ intuisce” come le figure universali dei simboli e degli enti che uniscono terra e cielo, il nostro piccolo mondo a quello più grande.
Forte di questa armonia, capace di conciliare scienza e spirito per Ratzinger mente e cuore sono in grado di ascendere al divino dove, come rendono sensazione le arie di Bach e “suggeriscono nuvole e costellazioni “, le idee sono capaci di vivere dentro e fuori di noi in nome del Logos-Gesù e della forza d’Amore.
L’eredità
Personalmente non ritengo il suo pensiero datato ma forse l’unico percorso di consapevolezza possibile per superare tanti dei problemi che ci affliggono. Una strada che se laicizzata non vale solo per i cattolici ma per tutti. Da questo punto di vista persino la sua “ rinuncia” potrebbe simboleggiare un mondo malato che non sa ascoltare un “ profeta”.
Benedetto XVI è uno sconfitto? Sicuramente la fine del suo pontificato, interrotto in maniera insolita per sua stessa volontà, è qualcosa di diverso rispetto alla normale prassi legata alla morte dei papi. Se di sconfitta però si tratta questa ha valore storico, non teologico o spirituale e i pontefici si giudicano anche, se non soprattutto, da questo.
Non ci compete dire se un domani il Vaticano riterrà Ratzinger santo o dottore della chiesa ma siamo speranzosi che il suo pontificato non andrà perduto. Come ha detto Papa Francesco la Chiesa non può essere solo burocrazia o un’ Ong che parla di temi solidali.
Esorcismi contro diavoli, angeli, rosari e incenso, preghiere e riti che si ripetono nei secoli sono e saranno sempre i veri segni dell’esercito umano e divino in comunione con i suoi 266 papi e quelli futuri.
Esercito che nella sua umanità è stato capace di cose atroci ma che essendo per sua intima convinzione anche legato all’ “altrove” sa risorgere in maniera impensabile mentre brucia martire e porta speranza tra guerre, malattie e povertà.
Come nella vita di Pietro apostolo, la storia della Chiesa è nell’immediato incomprensibile e contraddittoria fino a quando poi tutto si ricompone e assume senso. Così probabilmente sarà anche per Benedetto XVI , il Papa professore che amava giocare con i gatti e che sorrideva come un bimbo mentre benediceva le statue della sacra famiglia a Piazza San Pietro in un Natale di tanti anni fa. La bellezza e la croce della sua esistenza troveranno vita nuova sicuramente in cielo ma forse “oltre ombre e simboli” torneranno attuali anche nel nostro tragico, buffo mondo che della “verità” ha tanto bisogno.