Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l`altro s`allontana. Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio; se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato
Alcune persone hanno risposto con dei sonetti ed uno è stato scritto in endecasillabi, insomma l’allievo a questo punto sta superando il maestro poiché spesso, le mie rime hanno anche 13 sillabe ed alcune otto o dieci, ma come dico sempre: ognuno è poeta di se stesso, scrivere fa bene ed io continuo a farlo, rendendomi conto che divento ogni giorno che passa, sempre più il latore di ciò che a tutti è concesso: rimare i propri pensieri.
Ma torniamo al sonetto:
“Li ricordi dorci senza decadenza”
C’aveva qui dù occhi da cerbiatta
luccicanti quale porvere de stelle
ammiccante come tutte’e cose belle
er primo bacio jè l’arubbai dietro na fratta.
Amava recità la parte de la ribbelle
giocanno co la timidezza a fa la matta
arotanno l’unghie affilate de na gatta
che fa le fusa strusciannose su la pelle.
Li ricordi, qui padri boni de li sentimenti
sposi de quell’amore che’n fonno ar core
fija quer languore pur senza pentimenti.
Da solo m’accarezzo co sti pensieri
scorenno sta vita d’oggi sì povera d’amore
in cerca de qua dorcezza dar nome ieri!
A questo punto un mio carissimo amico d’infanzia, mi ha “risposto sonettando” :
L’immagine de lei me pare esatta
peccato fosse ‘na giovane imbelle
l’amore lo sà in tutte le favelle
chissà, poteva esse quella adatta.
Se te stà a misurà cò le livelle
te ne accorgi ‘che te tocca la cravatta,
‘n pezzo de stoffa da cui è attratta,
poi te stacca er core come fustelli.
Ma si succede nun poi fa artrimenti,
pè quà cerbiatta avette era ‘n’onore,
te nasconnevi dietro i paraventi
ma cò le fusa lei dava i piaceri.
De la dorcezza è rimasto l’odore
e cò quà matta stavi volentieri.
E cosi sia….caro amico fraterno è come quando da piccolo mi nascondevo nella mia “foresta” affascinato dalla curiosa scoperta dei nidi degli uccellini. A quei tempi se ne trovavano di tutti i tipi: merli, passeri, pettirossi o sbuciafratte che dir si voglia, cardellini, verzellini, ma soprattutto loro, i miei tanto amati verdoni.
Erano uccellini bellissimi, della famiglia dei fringillidi piccoli, colorati con incredibili tinte e tonalità e li amavo perchè erano di indole allegra, socievole e vivace, come alcune ragazze che ho conosciuto…..
Ma torniamo alla nostra rubrica, gente mia,naturalmente non poteva mancare il componimento della mia amica di sempre Laura, la quale stupendomi è riuscita, anche lei a scrivere in endecasillabi:
Er passato
Che bello ritrovasse ner passato,
rivedè chi c’ha fatto compagnia.
Vivevamo ‘a vita tutta de ‘n fiato,
quanno ‘a sorte era solo ironia.
Nessuno de noi veniva burlato
s’aspettava tutti l’Epifania
p’avè quello ch’era desiderato,
no come oggi ch’è ‘na sinfonia.
S’aripetemo sempre su ogni cosa,
nun godemo l’amore che c’avemo
come quanno in una giornata afosa,
ce gusta l’acqua fresca che bevemo.
Pagamo solo gente inoperosa
e ce se domanna chi è er più scemo!
Continuate a scrivere insieme a me gente mia, con grande e costante applicazione, attraverso la quale anche l’impossibile diventa possibile…..
Affettuosamente Mario Brozzi