Sono nato a Roma dove ho sempre vissuto, internamente alla mia famiglia, a cinquant’anni mi resi conto che pur avendo vissuto una vita come tante, la mia aveva una peculiarità: credevo di aver coronato tutti i sogni della mia vita, ero venuto da una famiglia di operai in un quartiere borghese e non c’è cosa peggiore di nascere povero tra i ricchi.
Sono cresciuto con nonna Armida, la madre della mia, la quale aveva avuto due mariti, però a loro era andata peggio: avevano avuto nonna Armida come moglie……eppure quell’anziana donna mi ha amato con tutta sè stessa come poche persone in seguito.
Ma nonostante la povertà, la speranza e il sogno sono i doni più teneri che il buon Dio può regalare all’infanzia: sognare è il seme della vita, sperare è attendere credendo finchè il sogno si veste di realtà
Così finito il liceo, mi iscrissi a medicina e chirurgia ed esame dopo esame, arrivò il giorno di scegliere la tesi:”Le aritmie ipercinetiche nella popolazione sportiva” che mi aprì la strada alla specializzazione in medicina dello sport, una branca all’epoca giovane, a cavaliere tra Ortopedia e Cardiologia e mi laureai con la lode vincendo il concorso di ammissione alla scuola di specializzazione dove quattro anni dopo, conseguii il titolo.
Finalmente nell’estate del 1991 diventai il Dott. Mario Brozzi, medico della mutua del mio quartiere e marito felice della compagna eterna della mia vita, Federica la madre delle mie figlie.
Nei primi giorni dell’anno 2000 venni chiamato dal presidente della AS Roma Franco Sensi per divenire il medico della mia squadra del cuore, da dove nel gennaio del 2009 venni cacciato in tronco dopo la morte di quest’ultimo, ma fu proprio in quel periodo, mentre giravo l’Europa in lungo e in largo insieme alla Roma, che mia figlia Valeria decise di fermare la sua vita…….
Iniziò il suo progetto di morte evitando il cibo per oltre sessanta giorni e tutto per il mio superbo egoismo imperante che mi aveva portato spesso lontano da lei e che grazie alla mia distratta assenza l’aveva trasformata in una donna che si ergeva ormai a giudice supremo, sfidandomi sul mio stesso terreno.
Fu allora che abbandonai con immediatezza quel mistificatorio quanto sterile sentiero di un uomo solo al comando e tornai indietro, a ritroso sulle mie orme, alla ricerca di me stesso e di quell’amore che prima di ogni altra cosa, è rispetto per gli altri.
Non finirò mai di ringraziare l’Uomo della Croce per essermi venuto in soccorso e per essermi stato vicino in quel momento, l’Unico senza il quale la disperazione mi avrebbe sopraffatto, una sola cosa ho chiesto a Lui lasciando, in cambio, una promessa eterna. chiesi piangendo, perdono per i miei umani errori e di non prendersi la vita di mia figlia….. in cambio avrebbe avuto me, il mio amore per chi ne avesse bisogno…….eccovi in dono il sonetto di oggi gente mia:
Sò nato senza pane e senza denti,
drento alla corte de la pora gente
ma co quà fame de chi nun ch’à gnente,
fui messo subbito tra li perdenti.
Fortuna volle che scoprii la mente,
Madre munita de sogni vincenti
che m’hanno sazziato drento li stenti
e spinto su la cima, dorcemente.
Come spuntorno i denti ero già pronto,
pe quanto lo po’ esse chicchessia,
fingennome però un pollo tonto.
pe nà grazzia ‘ncontrai er “Così Sia”,
dovenno p’arivà sardà li conti,
lì me fermai come a casa mia.
Affettuosamente Mario Brozzi