Lo ricordavano anche gli Ac/Dc in una loro celebre canzone, “it’s a long way to the top” e lo ha imparato bene Federica Brignone che raggiunge il più grande traguardo della sua carriera all’età di 34 anni vincendo la seconda coppa del mondo generale di sci alpino. E’ una campionessa e oltre ad aver aggiunto il mondiale in gigante si è portata a casa questo secondo titolo, il più emozionate, il suo preferito: è stata premiata in pista e la coppa di cristallo questa volta non le sarà consegnata per posta, ma come in tutti gli sport potrà festeggiarla insieme e davanti al pubblico. Uno scenario che mancò nel 2020 in quella stagione interrotta dalla pandemia propio mentre al comando c’era lei. Questa coppa arriva con pieno merito, ha il sapore di una consacrazione, la tigre ha fatto sentire il suo rogito e questa volta le sue prede non hanno avuto alcuno scampo. Maturazione completa, è la vincitrice meno giovane della Coppa, anzi la più esperta che è finalmente riuscita a vincere dove aveva raggiunto solo sconfitte: a Semmering ad esempio non aveva mai neanche assaggiato il podio in 15 anni, a Cortina stesso discorso e persino in discesa. Con il primo podio e la prima vittoria è scoppiato finalmente il feeling con l’Olympia delle Tofane, la pista che tra un anno assegnerà l’unico oro che manca alla sua carriera, quello Olimpico. La seconda coppa generale arriva senza gareggiare, come la precedente, ma questa volta non ci sono pandemie all’orizzonte, la gara cancellata è dovuta la mal tempo che ha colpito la sede delle finali di Sun Valley. 10, il numero perfetto nel calcio, il voto massimo, il numero di vittorie in coppa che le hanno permesso di dominare, ad una sola affermazione dal record di successi stagionali di Alberto Tomba, 3 supergiganti, 5 giganti e due discese senza dimenticare l’oro mondiale a Saalbach. La Tigre ha ruggito ancora, il suo regno è amministrato sotto la forma del dominio.

Capitalizzare i successi, salta Sun Valley: la coppa arriva senza sciare
Come quando le squadre festeggiano lo scudetto per manifesta inferiorità delle avversarie, come quando l’aritmetica certezza del titolo arriva per i risultati negativi delle altre quando i neo campioni sono a casa a guardare la partita in tv. E’ successo alcune volte in Serie A, pensiamo allo “scudetto perso in albergo” dal Napoli a vantaggio della Juventus. Il 22 marzo alle ore 21 è arrivata la decisione presa di comune accordo tra gli organizzatori delle Finals di Sun Valley: sull’Idaho si era abbattuta una forte nevicata notturna e il vento della mattina ha reso troppo pericolose le condizioni di gara costringendo gli organizzatori a cancellare le discese maschile e femminile cosa che ha consegnato a Marco Odermatt la coppa generale e qualla di cristallo e gli stessi successi anche alla nostra Brignone. 382 punti di vantaggio su Lara Gut, che in ogni caso non avrebbe più potuto azzerare il ritardo con tre gare rimanenti. La svizzera si è presa una consolazione, la coppa di specialità in super G lasciando solo Vonn e Shiffrin nel ristretto club di sciatrici in grado di conquisterete 3 coppe di specialità oltre alla generale nella stessa stagione. Più avanti c’è Maria Riesch che è riuscita a vincere 4 coppe di specialità oltre alla generale nello stesso anno (Gigante, combinata, Super G e discesa). Che sarebbe stata una stagione trionfale lo abbiamo intuito fin da subito, sul ghiacciaio di Solden dove tradizionalmente inizia la stagione: successo inaugurale che l’ha resa la sciatrice meno giovane a vincere in Coppa del mondo e per quanto riguarda i podi, solo a fine anno la rientrante Lindsay Vonn è stata in grado di toglierle il record della più anziana a classificarsi nelle prime tre posizioni in una singola gara. Come in ogni campionato, perchè essenzialmente di questo si tratta la coppa del mondo, ogni vincitore ha i suoi momenti complicati e anche nel caso di Federica non vi è eccezione: la prima trasferta americana non sorride all’azzurra, fuori nel gigante di Killington e anonima prestazione a Baver Creek, poi la parentesi vincente a Semmering e poi di nuovo un passo falso a Kranjska Gora prima di riprendersi e infilare la decisiva serie di 8 podi in nove gare. Di mezzo i mondiali di Saalbach dai quali trae un argento in Super G e l’oro in gigante che fanno da antipasto per le ultime cinque vittorie in Coppa del mondo che indirizzano vero La Salle la Sfera di cristallo. Lara Gut, la sua principale avversaria ha stabilito il record di coppe di specialità in super G, una consolazione certo che tuttavia non cancella il suo rammarico per non aver sfruttato gli errori di Fede a Plan De Corones e non esser riuscita neanche ad affermarsi quando la Tigre è stata rallentata dall’influenza. Anzi proprio quel weekend del Sestriere è il capolavoro dell’azzurra, davanti al suo pubblico in un tripudio di bandiere tricolori ha fatto risuonare l’inno per ben due volte in gigante. Alla fine la ticinese vince l’ultima gara a Sun Valley rilanciando la sfida al prossimo anno e negando all’avversaria il record di successi in una singola stagione che resta nelle mani di Alberto Tomba.
Sogno impossibile, diventa realtà perché lo sci è uno sport di squadra
“Amo colui che desidera l’impossibile” elogiava Goethe. Federica Brignone è riuscita in ciò che sembrava fuori dalla sua portata soprattuto a 34 anni. Spinta dalla squadra, galvanizzata dal tifo italiano che si è diffuso in tutto il mondo ha decisamente infranto ogni limite del pensabile. In particolare per lei che dopo i mondiali di Cortina 2021 e una stagione sottotono aveva inziato a pensare al ritiro e mai si sarebbe immaginata con la sfera di cristallo tra le mani per una seconda volta. Lo deve al suo mondo che la segue in giro per il circo bianco: a Natale aveva regalato a mamma Ninna Quario, (ex sciatrice da 4 vittorie e 15 podi in coppa del mondo) un biglietto per le finali di Sun Valley, sognava di potersi giocare qualcosa già mesi fa, e “se puoi sognarlo puoi farlo“, Walt Disney con questo assioma ha rivoluzionato la settima arte. Lo sci alpino non è uno sport individuale, Fede l’ha sempre detto e parte delle sue vittorie appartengono anche all’esperienza tratta dalla madre, alla determinazione del padre che la mise in pista a 1 anno e mezzo, ai consigli del fratello maggiore Davide che fermato nella sua di carriera dagli infortuni ha deciso di porre un altro mattoncino nella costruzione del mito della sorella facendole da allenatore. “Sei una tigre” l’ha convinta così nel momento più difficile della sua carriera, in quel 2017 in cui sono arrivate magre soddisfazioni oltre alla tripletta azzurra con Goggia e Bassino ad Aspen. Da qui il suo soprannome. Sempre con lei c’è anche il fidanzato e per una coppia che è obbligata a girare il mondo è importante trovare una stabilità, a loro è concessa perchè lui fa lo skiman di Elvedina Muzaferina sciatrice bosniaca che lo “costringe” a seguire ogni gara di coppa. E a proposito di Skiman, Federica si affida da questo punto di vista ad un vero professionista del settore, Mauro Sbardelotto che in precedenza ha festeggiato i successi della Valanga azzurra e della valanga rosa con Pramotton, Kostner, Compagnoni, Ceccarelli e le sorelle Fanchini e ora quando arriverà il giorno del ritiro di Federica smetterà anche lui. Quindi lo sci non è uno sport di squadra come lo intendiamo oggi, ma di certo Fede ha ragione quando dice che non è neanche uno sport individuale.
Guardando a Cortina, manca solo l’oro Olimpico
Non si finisce mai di imparare, ma non si finisce mai di vincere. C’è sempre la possibilità di migliorarsi, c’è sempre una nuova motivazione anche quando sei l’unica sciatrice italiana in grado di vincere non solo la prima ma anche la seconda coppa del mondo generale. Per chi ha vinto tutto può sembrare complicato trovare un nuovo traguardo, c’è chi si rifugia nel record come Lewis Hamilton alla ricerca dell’ottavo titolo in Formula Uno o come Novak Djokovic al continuo inseguimento dei 109 trofei di Sampras nel tennis. C’è poi chi invece punta alla completezza, al trionfare in ogni gara possibile e qui ci viene in mente Tadej Pogacar che dopo la delusione alla Milano Sanremo proverà a rifarsi tentando l’assalto alla Parigi Roubaix. Ma a questa categoria appartiene anche la nostra Federica Brignone. Non aveva mai vinto in discesa libera e quest’anno sono arrivati trionfi e coppa di specialità. Non si può dire che non le sia piaciuto quel successo del 2020, ma ricevere il trofeo nella cerimonia di fine stagione e non per corrispondenza postale avrà tutto un altro sapore. Finalmente nella sua bacheca brilla anche il secondo titolo mondiale dopo quello nella combinata di Courchevel/Meribel del 2023 ha conquistato anche questo in gigante a Saalbach e anche qui è diventata la meno giovane a vincere un mondiale. Per tutti quelli che come il vino col passare del tempo migliorano. E adesso ne manca solo uno, solo un trionfo per raggiungere la completezza in bacheca, ma forse è il più difficile. Tra meno di un anno ci saranno le Olimpiadi a Cortina, le affronterà da campionessa uscente della coppa del mondo, da campionessa mondiale in carica, con una pista di Courmayeur che porterà il suo nome, insomma, non dimenticare che i sogni sono pur sempre desideri e Beethoven nel suo ottimismo diceva: “Fai il necessario per realizzare il tuo desiderio, finirai per realizzarlo”.