Sono state 103.191 le interruzioni volontarie della gravidanza, 6.850 in meno rispetto al 2011.
L’Italia è uno dei Paesi dell’Unione europea con il più basso livello di abortività volontaria. Nel 2012, il tasso risulta pari a 7,6 aborti per 1.000 donne di età 15-49 anni (7,8 per mille nel 2011).
Le differenze regionali vanno assottigliandosi nel corso del tempo: nel 2012 il valore più elevato del tasso di abortività volontaria spetta alla Liguria (10,2), quello minimo alla Provincia Autonoma di Bolzano (4,3). Nel 1982 la Puglia aveva un tasso pari a 26,0 e la Provincia Autonoma di Bolzano a 8,7.
La classe di età con il tasso di abortività più elevato è quella delle 25-29enni (12,8 per mille). Per tutte le classi di età si è registrato un declino dei tassi di abortività, meno accentuato nelle classi più giovani. L’incidenza dell’aborto volontario risulta più elevata tra le donne nubili (8,1 per mille) che tra quelle coniugate (6,5 per mille).
Le donne straniere presentano livelli di abortività molto più elevati delle donne italiane e sono mediamente di due anni più giovani: le prime hanno un’età mediana di ricorso all’aborto volontario pari a circa 29 anni, le seconde di 31 anni.
Tra i gruppi più numerosi di stranieri residenti in Italia, il tasso di abortività risulta più elevato per le donne cinesi (30,0 casi di Ivg per 1.000 donne cinesi di età 15-49 anni), seguite da rumene (22,7), albanesi (16,6) e marocchine (16,2).
La percentuale di Ivg ripetute è pari al 26,6% di quelle totali. In particolare le interruzioni volontarie di secondo ordine (cioè precedute da una sola Ivg) sono il 18,7%, quelle di terzo ordine il 5,3%, mentre le restanti (di ordine superiore) sono il 2,6%