Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Roma
Sono trascorsi tre mesi dalla nostra richiesta all’assessore al Patrimonio di Roma Capitale ed è trascorso un anno dall’entrata in vigore della legge che prescrive la “Trasparenza dei costi sostenuti dagli enti locali per locazioni”. Il testo della legge non lascia dubbi di interpretazione: “al fine di assicurare la razionalizzazione e il contenimento delle spese degli enti territoriali, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, gli enti locali sono tenuti a pubblicare sui propri siti istituzionali i canoni di locazione o di affitto versati dall’amministrazione per il godimento di beni immobili, le finalità di utilizzo, le dimensioni e l’ubicazione degli stessi come risultanti dal contratto di locazione” (art. 97 bis legge 27/2012).
La questione riguarda tutti gli affitti che il comune di Roma paga per sedi istituzionali rispetto ai quali è necessaria una razionalizzazione ed è sicuramente possibile intervenire per realizzare risparmi consistenti grazie anche agli strumenti offerti dalla normativa sulla “spending review”. Ma Roma capitale evidentemente non intende fare nemmeno il primo passo verso la trasparenza e la razionalizzazione della spesa, cioè la pubblicazione sul sito istituzionale dei dati.
Allora siamo indotti a farci domande più precise rispetto ad alcuni contratti stipulati dal comune negli anni passati. Ad esempio i contratti per importi rilevanti con la società Milano 90 (gruppo Scarpellini) per le sedi istituzionali di via delle Vergini 18 (consiliari) e largo Loria 3 (commissioni consiliari) sono ancora in vigore? E comportano per le casse pubbliche gli stessi esborsi che emersero sulla stampa qualche anno fa, cioè 5 milioni di euro l’anno per la prima sede e oltre 9 milioni di euro per la seconda? E per quali altre sedi istituzionali comunali il comune affitta immobili? E a quali condizioni?
Possibile che nessuno abbia ancora avvisato la giunta di Alemanno di questo obbligo di legge e che nessun consigliere comunale voglia sollevare in aula la questione nonostante la nostra denuncia sia già stata evidenziata dalla stampa.