Dopo giorni di tensioni sul ruolo delle ong nel Mediterraneo e i finanziamenti tedeschi, Roma e Berlino tornano a parlarsi per cercare una soluzione all’impasse sulla questione migratoria, dopo il nulla di fatto della scorsa settimana a Bruxelles sul Patto su migrazione e asilo. Fonti diplomatiche riferiscono di contatti in corso a livello tecnico per lavorare a “diverse idee” e “trovare un punto di incontro” da sottoporre al vertice informale di Granada il 5 e 6 ottobre.
A confermare la volontà di raggiungere un compromesso accettabile sia per l’Italia che per la Germania sono le parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, secondo cui esistono “margini per ritrovarci tutti assieme in un punto di mediazione che possa proporci una soluzione possibile”. “Al netto delle rispettive posizioni”, ha precisato il titolare del Viminale. Posizioni che al momento restano comunque distanti. Lo stesso Piantedosi condivide, infatti, “la sintesi molto efficace” espressa dal collega Guido Crosetto secondo il quale la Germania “cerca di bloccare l’immigrazione in una parte d’Europa e ne agevola il trasporto in un’altra”. “Credo che sia sotto gli occhi di tutti che ci sia una contraddizione logica”, ha detto il ministro dell’Interno. “Dopodiché – ha assicurato – l’Europa e il Consiglio dei ministri sono luoghi di mediazione dove c’è un negoziato in atto tra noi e altri Paesi, tra cui la Germania”. Al momento tuttavia non è previsto un bilaterale tra la premier Giorgia Meloni e il cancelliere Olaf Scholz a margine del Consiglio informale nella città spagnola: dipenderà, appunto, dall’esito dei contatti tecnici.
A Berlino intanto il cancelliere deve guardarsi dagli attacchi interni: la Germania non è immune dalla campagna elettorale in vista del voto europeo di giugno, mentre manca meno di una settimana alle elezioni regionali in Baviera e in Assia. Con la Cdu-Csu che va all’attacco del governo Scholz proprio sull’immigrazione. Wolfgang Schäuble, lo storico e inflessibile ministro delle Finanze di Angela Merkel, ha detto di capire “l’irritazione degli italiani per il fatto che la Germania fornisce un sostegno statale alle ong nel Mediterraneo, che non solo salvano i rifugiati ma li portano anche in Europa”.
Le proteste di Roma sono “giustificate”, perché “anche se involontariamente, le organizzazioni di soccorso permettono alle bande di trafficanti disumani di fare i loro affari. I soldi delle tasse tedesche non dovrebbero essere usati per questo”, gli ha fatto eco Johann Wadephul, vicepresidente del gruppo parlamentare della Cdu. Una linea molto distante da quella della ministra degli Esteri e leader dei Verdi Annalena Baerbock, che nell’incontro con Antonio Tajani a Berlino ha rivendicato il sostegno tedesco alle ong che salvano vite.
Ma se da una parte dà ragione al governo italiano, dall’altra l’opposizione tedesca dice basta all’accoglienza: ai cristiano-democratici non bastano i controlli rafforzati ai confini tedeschi annunciati da Scholz. Il cancelliere “deve inviare un segnale al mondo intero: le nostre capacità sono esaurite, fermeremo l’immigrazione clandestina”, ha detto a Bild il segretario generale Cdu Carsten Linnemann, che insieme al segretario parlamentare Thorsten Frei vuole proporre al governo un nuovo “patto sull’asilo”: controlli fissi e stazionari su tutti confini tedeschi, la creazione di centri di transito e rimpatrio, e l’indicazione di Stati del Maghreb e dell’India come “Paesi sicuri”, vale a dire verso i quali è possibile il rimpatrio.
“C’è bisogno di un limite degli ingressi” di migranti in Germania, soprattutto va arginata l’immigrazione illegale, ha riconosciuto anche il presidente Frank-Walter Steinmeier. Ma è un compito che spetta alla politica, ha precisato il capo dello Stato, ricordando che l’obiettivo si raggiunge solo “collaborando con gli altri Paesi Ue”.