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Corsa al vaccino. Una babele l’uscita dall’incubo, di CLERICI

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Corsa al vaccino. Una babele l’uscita dall’incubo Articolo su QN Il Giorno del 6 febbraio 2021.

                            di Achille Colombo Clerici

La guerra al virus si sta trasformando nella guerra dei vaccini: ritardi nelle consegne, Unione Europea sul piede di guerra contro i produttori inadempienti, rivalità tra gli stessi, tensioni intraeuropee, accaparramento dei Paesi ricchi ai danni dei Paesi poveri, aiutati dalla Cina che trasforma l’intervento in una formidabile operazione di “diplomazia sanitaria”. E ancora, un vaccino – lo Sputnik russo –  prima deriso ed ora esaltato come il più efficace. L’arrivo del vaccino era stato salutato come la fine dell’incubo, si rivela ora una babele che viene analizzata e commentata diversamente dagli esperti, accrescendo sgomento e preoccupazione in un mondo, Italia compresa, stremato e confuso.  

A fronte di una capacità produttiva dell’industria farmaceutica di 12 miliardi di dosi, Usa, UE, ed altri Paesi  avanzati hanno prenotato il 90%, lasciando l’85% della popolazione mondiale senza copertura. Si parla di fine, o meglio di controllo della pandemia nel 2025! E dato che il virus non conosce confini e muta perfidamente, quanto potranno ritenersi sicuri i popoli vaccinati?

Vaccinati, ma quando? Per un motivo o per l’altro (tagli nelle forniture, carenze di medici, infermieri, strutture, diffidenza) sembra trasformarsi in sogno l’obiettivo di mettere al sicuro entro l’estate, ancora pesantemente condizionata dalla pandemia, quella percentuale di italiani che garantirebbe l’immunità di gruppo. Natale 2021 sarà normal? O dovremo, secondo i più pessimisti, aspettare addirittura il 2023?

Tre vaccini sono in commercio, altri due arriveranno a breve. Ma l’Europa ha bisogno di 2,3 miliardi di dosi, l’Italia di 300 milioni (si calcola infatti una media di 5 vaccini per abitante per stare al sicuro, il Canada ha prenotato addirittura 8 dosi per cittadino)

Soluzioni . Fin dall’accordo di Doha del 2001 si prevede che per ragioni di salute pubblica si possa derogare all’esclusività della produzione dei prodotti brevettati, pagando ovviamente le royalties ai titolari. Così facendo molte industrie farmaceutiche potrebbero produrre in quantità adeguata ad ogni presente e futura necessità; e poi l’acquisto di vaccini russi, cinesi, di altri Paesi, ovviamente testati, efficaci e sicuri. Ma qui entrano in ballo considerazioni di strategia politica: come se il virus non fosse il nemico di tutti.  

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