Dimitri Cocciuti, classe 1984, autore televisivo che vanta collaborazioni alla «messa in onda» di programmi Tv con Raffaella Carrà, Chiambretti, Fiorello e Paola Cortellesi. Allo stato attuale è responsabile del dipartimento Format e sviluppo per Ballandi Multimedia.
Dal 1 Settembre dà corpo e vita al suo romanzo “Ogni cosa al suo posto”, la cui prefazione viene affidata a Fabrizio Battocchio-Direttore Responsabile Format e Factual RTI/Mediaset, che restituisce un’immagine dolcemente preziosa e chiara all’autore, attribuendo anche un ruolo di primo piano alle donne del libro, nonché «fuori posto».
La storia lega tre personaggi alquanto interessanti, i cui nomi sono: Giovanni, Alessio e Antonella, tre vite e tre storie che camminano di pari passo. Giovanni è un medico affermato, uomo sposato e marito di Antonella, con cui vive da anni, ma una sera la sua vita prende una piega diversa: incontra Alessio, conosciuto anni prima, nello specifico in una calda estate di 16 anni fa, un incontro che cambia le loro esistenze, avvenuto a causa di un incidente di Alessio, che lo costringe in un letto di ospedale, dove Giovanni lavora come medico.
Un viaggio emozionale , di scoperta , quasi sperimentale che porta tutti e tre i personaggi ad una svolta nella loro vita;da una parte Antonella che cerca una via di fuga dal suo presente, dalle sue paure, ma nello stesso tempo cerca di proteggersi, dall’altra parte ci sono i cuori di Giovanni e Alessio che battono ancora, per poter ritrovare il proprio posto nel mondo.
Dimitri, hai già detto in altre occasioni che sei un autore televisivo che si presta alla scrittura, un modo per sentirti più vicino ai tanti lettori, ai ragazzi e agli adulti di buona volontà. Tutto nasce da un bisogno ancestrale, o solo per una sfida personale?
Sì, tutto nasce da un bisogno ancestrale, poi sono una persona creativa, e come ogni persona creativa cerco di pensare a nuovi progetti. Nel mio libro parlo in terza persona, sebbene nella narrativa contemporanea si usi la prima persona, io preferisco esprimermi con il mio stile , che è tipico di una scrittura pop, libera, fruibile da chiunque mi legga.
Una trama avvincente, in armonia con una storia che riguarda tanti uomini e tante donne, ciononostante il problema rimane sempre quello di stabilire dei limiti. Vi sono alcune figure portanti, tra cui Giovanni, Alessio e Antonella: testa , cuore e pancia in equilibrio.
Le donne del libro sono onnipresenti, spesso fuori posto, ma figlie del nostro tempo. Perché le donne? Perché questo titolo?
Sono le amiche, le mogli, le rivelazioni delle vite future. Ti spiego subito da dove nasce, infatti come dico sempre , ho chiaramente preso dal mio bagaglio personale; avevo in testa questa storia, quando scrivevo immaginavo tutto, mi mancava però un pezzo, tanto da non riuscire a dare un’anima ai protagonisti. A sostenermi nel mio progetto iniziale è stata una mia esperienza personale, anche perché ho avuto un’ esperienza breve ed intensa con un ragazzo, finita poi male. L’elaborazione di quella sofferenza mi ha dato l’ispirazione alla creazione dei personaggi del libro
( in effetti si parte da un percezione delle cose e del mondo, volta a diventare un linguaggio universale , che spinge il pensiero ad anticipare gli sviluppi futuri, comunicando al resto del mondo).
Chi ti ha accompagnato in questo progetto e percorso professionale?
Un grazie particolare va a Fabrizio Battocchio, che ha saputo leggere alcuni contenuti in chiave prettamente introspettiva, tendenzialmente ha assegnato alle donne un ruolo di primo piano,che poi diventa rivelatore di verità nascoste. Anche Romina Carboni, la mia editor è riuscita a supportarmi in questo mio lavoro, con i giusti suggerimenti e preziosi ritocchi, sia al titolo che in alcune parti del libro, in particolare mi ha dato alcuni stimoli per prestare più attenzione alle caratteristiche delle donne nel libro. Io mi rivedo molto in Antonella, a cui ho cercato di dare un carattere ben definito, con tutte le congetture del caso.
Il presente inteso come «epifania»che spesso può essere nefasta o augurale,in entrambi i casi mette in contatto diretto con la realtà vera. Che significato dai al viaggio tra presente e passato nell’elaborazione del dolore?
Il bisogno di essere autentici nasce da tanti presupposti mentali, ed esserlo richiede molta fatica e lavoro su stessi. Spesso, ci ritroviamo a dover nasconderci da noi stessi, sul lavoro, in società, al fine di evitare rotture, ostacoli e problemi di comunicazione. Il viaggio tra presente e passato è frutto di un percorso doloroso, che ci aiuta ad essere noi stessi in ogni occasione della vita. Se riuscissimo a mettere ogni cosa al suo posto,al di là delle convenzioni sociali, potremmo essere liberi ed andare avanti. Un libro che riguarda tutti noi, ci tengo a precisarlo, e vorrò anche ribadirlo nella parte finale.
Il coming out –momento saliente delle coscienze, o meglio una presa di coscienza per i personaggi del libro, in particolare per Giovanni. Perché la scelta degli anni 2000? Perché l’estate come inizio di vita nuova? Cos’è per te l’outing, in generale?
C’ è qualcosa di me in ognuno di loro, anche in Antonella mi rivedo tanto, nelle sue sfaccettature. Il coming out è un tema importante, posso dire che come età, in tema di coming out mi sento vicino ad Alessio , mentre come modalità sono più simile a Giovanni, anche se non disastroso come quello di Giovanni. Io ho fatto coming out in famiglia, dopo essermi dichiarato a scuola, con gli amici, avendo preso consapevolezza di me stesso.Ho avuto qualche difficoltà in famiglia, ma al contempo non badavo al giudizio altrui. Negli anni 2000 non ho mai pensato al pregiudizio , anziché pensarlo lo percepivo, dopotutto non ho mai subìto episodi di omofobia, perché ho sempre avuto uno sguardo positivo nei confronti del mondo. Non voglio ridurre in modo semplicistico l’omofobia, anzi tutto dipende anche dal contesto, dal paese in cui vivi, specialmente se vivi in un paese arretrato, inoltre ogni esperienza è diversa.
Nel mio caso, devo dire che le persone del passato non sono mai ritornate, tutt’altro dicasi delle occasioni mancate, di un lancio di qualcosa di nuovo. Tutto può succedere,così che mi incuriosiva la dinamica di un incontro di questo tipo, inaspettato.
Dopotutto mi piaceva rivivere le emozioni degli anni 2000, le mie esperienze, i primi amori, la prima cotta, che spesso è rivelazione di un incontro con il tuo «Io».
Vi invito a leggere il mio libro, che si presta anche ad un racconto cinematografico, ovviamente per chi riesce a vedere una trama ben costruita. L’outing non è qualcosa che riguarda solo la sfera sessuale, ma può interessare tutti: la vita che ci impone la società, che altri dicono di vivere, gli amori che non ci piacciono più, terzi che soffocano la nostra identità sono i nemici del nostro benessere, in tal caso conviene rimettere ogni cosa al suo posto.
A cura di Matteo Spagnuolo