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CRITICITA’ ED OBIEZIONI SUI NUOVI OBBLIGHI IVA PER LE ASSOCIAZIONI E GLI ENTI NO PROFIT.

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Questa settimana parliamo di un tema di grande attualità per il Terzo Settore già segnalato dalla redazione di IQ: l’estensione dell’obbligo apertura Iva e di altri adempimenti per gli enti associativi.

Questa novità’ legislativa è stata introdotta con un emendamento al Senato in sede di approvazione del decreto fiscale collegato al Bilancio, che questa settimana sarà in discussione alla Camera.

Perché interessa e perché desta una legittima preoccupazione?

In primo luogo perché i nuovi adempimenti previsti, in particolare l’apertura della partita IVA per tutte le associazioni culturali, di volontariato e le associazioni sportive dilettantistiche che non svolgono attività prevalenti di natura commerciale, va fatta in tempi ristretti, si parla di entrata in vigore dal 1 gennaio 2022.

Sinceramente proprio in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo richiedere un nuovo adempimento amministrativo e contabile pesa moltissimo soprattutto per gli enti più piccoli, che già possono contare su entrate modeste frutto dell’impegno di moltissimi volontari e dalla generosità di donatori che proprio la pandemia ha reso più difficile contattare e coinvolgere nelle proprie iniziative.

Inoltre ciò che poi non condividiamo è il mancato coinvolgimento sul provvedimento degli enti non profit e delle amministrazioni che stanno seguendo da vicino l’evoluzione normativa e di modelli gestionali ed organizzativi del Terzo Settore. Bisogna evitare, come hanno detto molti soggetti ed esperti che si impongano soluzioni calate dall’alto senza un dialogo preventivo, soprattutto in un momento come questo.

In quest’ottica è molto prezioso il contributo (pubblicato sul sito di VITA il 8/12/2021) del prof. Avv. Gabriele Sepio (tributarista e segretario generale di “Terzjus Osservatorio di diritto del Terzo Settore, della filantropia e dell’impresa sociale”) perché aiuta a fare chiarezza e segnala i principali punti critici della normativa. Inoltre viene indicata una strada concreta e coerente per risolvere il problema specifico, che va ricordato, deriva da una Procedura di Infrazione avviata dell’UE nei confronti di una norma sull’IVA dello Stato italiano che va comunque modificata ed armonizzata per evitare distorsioni alla tutela del mercato e della concorrenza.

Non possiamo che condividere questo approccio perché anche come Confederazione CONFASSOCIAZIONI, ed in particolare Confassociazioni Terzo Settore siamo abituati a denunciare disfunzioni e criticità dell’ordinamento che impattano su soggetti che meritano la nostra tutela, ma sempre con l’impegno a trovare proposte che diano una soluzione al problema, cercando dove possibile di semplificare procedure e normative.

Il dibattito quindi sulle prospettive di questa materia, diciamolo particolarmente complessa dal punto di vista tecnico, deve tener conto di alcune criticità che auspichiamo siano risolte al più presto. Ad esempio come viene rilevato da più parti, oltre che dall’avv. Sepio, la norma approvata dal Senato coinvolge tutti gli enti senza distinguere in base alle attività e al tipo di entrate, e ciò forse può andare anche oltre, in alcuni casi, agli obiettivi indicati dalla procedura di infrazione UE.

Ricordiamo che siamo di fronte ad una procedura di infrazione e che la risposta alla UE è obbligatoria, ma proprio per attivare un confronto costruttivo sulle effettive modifiche da apportare al regime IVA per tutto il comparto del terzo settore è necessario un margine di tempo congruo per rintracciare una soluzione condivisa.

Inoltre come segnalato all’inizio tale emendamento non tiene conto, come ogni nuova legge dovrebbe fare soprattutto in campo fiscale, di fissare un ragionevole periodo transitorio necessario per consentire ai soggetti coinvolti di prendere le misure con le novità legislative, in questo caso per aprire la partita Iva qualora non ne fossero già provvisti, come la maggior parte delle associazioni in Italia.

Va precisato per chiarezza che questa norma non rientra nei decreti di attuazione della riforma del terzo settore, perché è finalizzata ad abrogare le disposizioni contenute all’art. 4 del decreto 633 del 1972, che finora avevano tenuto indenni dall’IVA e dai relativi adempimenti tutta una serie di entrate molto importanti per gli enti associativi.

Si pensi, ad esempio, ai corrispettivi specifici ed alle quote supplementari versati da soci, associati o partecipanti a fronte di cessione di beni o prestazioni di servizi in conformità allo statuto oppure in occasione di manifestazioni propagandistiche. Tra le attività prese in considerazione ci sono anche la somministrazione di alimenti o bevande tipicamente svolte dalle realtà associative presso le proprie sedi (ad esempio al servizio bar).

Tuttavia per le Associazioni di Promozione Sociale (APS) e le Organizzazioni di Volontariato (ODV) che risulteranno iscritte nelle rispettive sezioni del nuovo Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) non dovrebbe cambiare nulla.

In particolare, questo tipo di enti, potranno continuare a considerare fuori campo IVA tutte le entrate oggetto della revisione normativa fino a 65 mila euro di entrate, derivanti da corrispettivi specifici o quote supplementari. Tale soglia consentirà, in sostanza, di tenere indenni da qualsiasi effetto peggiorativo ai fini IVA la stragrande maggioranza dei piccoli enti che assumeranno la qualifica di ente del terzo settore iscrivendosi nel registro. Potranno beneficiare di questo trattamento anche le associazioni sportive ma solo se hanno assunto o assumeranno anche la qualifica di APS, mentre l’obbligo dell’apertura IVA ed il diverso trattamento sulle entrate scatterà invece per le Associazioni Sportive dilettantistiche.

Per l’insieme di tali motivi desidero evidenziare che Confassociazioni Terzo Settore sta predisponendo un appello aperto alle associazioni ed agli Enti del mondo non profit rivolto al Parlamento ed al Governo con la richiesta, che da più parti si sta avanzando, di differire l’entrata in vigore delle novità in tema di IVA almeno dal 1° gennaio del 2023, per consentire anche l’ultimazione delle procedure di ingresso nel Registro del Terzo Settore (RUNTS) da parte degli enti.

Ringraziamo la Testata e la Redazione di Informazione Quotidiana che si è dichiarata disponibile a condividere questa campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di richieste al Parlamento ed al Governo, dando conto delle adesioni al nostro appello e del dibattito sulle modifiche auspicate.

Sicuramente oggi in Italia ed in Europa c’è maggiore consapevolezza del ruolo strategico degli enti e delle organizzazioni del Terzo Settore, come ribadito anche nel PNRR, nello sviluppare un modello di coesione ed inclusione sociale indispensabile per il futuro delle società.

Tuttavia ci permettiamo di ricordare che questa attenzione va tradotta nell’attuale fase in misure ed azioni concrete, non solo per tutelare chi rappresenta e supporta i soggetti più fragili ed abbandonati, ma per realizzare anche un volano per la ripresa del paese attraverso la co-programmazione e la co-progettazione con le Pubbliche amministrazioni, soprattutto di prossimità, di servizi sociali di interesse generale sulla base delle reali esigenze del territorio (come indicato nell’art. 55 del Codice del Terzo Settore).

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