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Da Sergio Bernal a Daniil Simkin, a Roma le grandi Etoiles della danza internazionale.

In programma, dal 15 al 17 marzo, all'Auditorium Parco della Musica lo storico gran gala diretto da Daniele Cipriani.

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La star del flamenco Sergio Bernal con un costume firmato da Roberto Capucci.

All’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone ritorna, l’annuale appuntamento con il gala internazionale di danza Les Etoiles (direzione artistica Daniele Cipriani) dal 15 al 17 marzo. Grandi star della danza internazionale giungeranno da tutti gli angoli del mondo (Asia, Europa, Americhe). Attesi, tra gli altri, il kazako Bakhtiyar Adamzhan (Opera di Astana), lo spagnolo Sergio Bernal (Sergio Bernal Dance Company), la georgiana Maia Makhateli (Het Nationale Ballet di Amsterdam), il russo-tedesco Daniil Simkin ( in forza all’American Ballet Theatre), l’americana Tiler Peck che arriva, insieme al texano Roman Mejia, dal New York City Ballet, entrambi sprizzanti lo spirito e lo stile velocissimo del leggendario nume tutelare della grande compagnia statunitense, George Balanchine. Gradito ritorno a Les Étoiles anche Alessandro Frola dello Hamburg Ballett di cui è demiurgo l’altrettanto leggendario coreografo John Neumeier.

Tra le ‘new entry’ di quest’edizione di Les Étoiles ci sono i cubani Claudia García Carriera e Dani Hernández che giungeranno carichi del prezioso retaggio di un’altra leggenda della danza mondiale, la ‘prima ballerina assoluta’ Alicia Alonso, fondatrice del Ballet Nacional de Cuba (la compagnia da cui proviene la coppia), colei che, aggiungendo alle linee stilizzate del balletto classico le ‘spezie’ della gioiosa esuberanza latino-americana, rese l’isola caraibica una delle grandi patrie della danza. La stessa esuberanza che trapela dal temperamento del messicano Isaac Hernández (già English National Ballet) il quale, parallelamente ad essere uno dei danzatori più apprezzati internazionalmente, ha a suo attivo anche una carriera di attore (visto, tra l’altro, nel ruolo di Lázaro nella serie Netflix ‘Qualcuno deve morire’).

Les Étoiles sarà l’occasione per il pubblico italiano di scoprire che all’estero, e precisamente presso la Compañía Nacional de Danza di Madrid, c’è una bellissima stella italiana, la fiorentina Giada Rossi, cresciuta artisticamente al Conservatoire de Paris e alla prestigiosa Royal Ballet School di Londra. A seguito di una memorabile interpretazione de ‘La Silfide’ di Bournonville, lo scorso dicembre al Teatro de la Zarzuela di Madrid, Giada Rossi viene promossa in palcoscenico al rango di ‘Primera Figura’ (étoile) dal direttore della Cnd, Joaquin de Luz.

Tra i brani in cartellone, il passo a due da ‘La Bella Addormentata’ di Marius Petipa, l’acrobatico pas de deux tratto da ‘Spartacus’ di Yuri Grigorovich, estratti da ‘Giselle’, dal ‘Lago dei Cigni’ (“Il Cigno Nero”) accanto al contemporaneo ‘Who Cares? firmato da Balanchine, ‘Tschaikovsky Pas de Deux’, ‘This Bitter Earth’ di Christopher Wheeldon, con i costumi originali di Valentino. Oltre all’ “étoile a sorpresa”, la cui identità verrà svelata soltanto alla vigilia del gala, Les Étoiles vede la partecipazione straordinaria di Lutz Förster, interprete per oltre 40 anni dei lavori di Pina Bausch e già direttore artistico del Tanztheater Wuppertal – Pina Bausch. Förster offrirà la sua personale versione, nella lingua dei segni, della canzone ‘The Man I Love’ e che fu integrata nel celebre lavoro ‘Nelken’ (1982) di Pina Bausch. Il “danzattore” tedesco verrà raggiunto in palcoscenico dagli altri protagonisti maschili del gala, a cui Förster stesso insegnerà i “segni”.

“Anche questa è danza, anzi è una danza meravigliosa – afferma il direttore artistico di Les Étoiles Daniele Cipriani – Ma tutta la danza è priva di parola, e di conseguenza in grado di ‘parlare’ a tutti. Come già in edizioni precedenti di Les Étoiles, tengo a sottolineare l’urgenza di affrontare il tema dell’inclusione che deve essere totale nella società del futuro che si va costruendo, passo dopo passo, ognuno con i propri mezzi, noi con l’arte della danza. Sarei felice se l’inserimento nel programma di un brano nella lingua dei segni potesse attirare anche una presenza di non udenti tra il pubblico. I brani qui menzionati hanno musiche bellissime. Da Ciaikovsky a Khaciaturian a Gershwin. Eppure – conclude- la voce dell’anima risuona più forte di qualsiasi parola o musica. La danza è per tutti”.

Fonte: ADNKRONOS.COM

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