Home ISTITUZIONI E POLITICA Di Maio ed il Jobs Act.

Di Maio ed il Jobs Act.

0

Contratti a termine e causali
„Il Decreto Dignità appena varato dal Consiglio dei Ministri ha visto la ‘luce’ da pochissimo tempo, ma tanto è bastato per scatenare le prime critiche e i primi elogi. L’obiettivo di Luigi Di Maio, attuale vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico era quello di ‘smontare’ il Jobs Act, come sottolineato più volte anche da Salvini, introducendo anche delle norme restrittive per i contratti a termine e i contratti di somministrazione, oltre che scongiurare i cosiddetti licenziamenti selvaggi. Ma che effetti potrebbe avere questo decreto sui lavoratori e sulle aziende? A questi quesiti ha risposto l’Aidp, l’Associazione Italiana dei Direttori del Personale, che ha voluto inviare a Di Maio un comunicato ufficiale in cui vengono spiegati pro e contro di queste novità sul tema lavoro.“

Via libera al “decreto dignità”: che cosa cambia
„”È la Waterloo del precariato” ha scandito Di Maio, sottolineando: “è finita l’epoca del precariato senza alcun tipo di ragione, abbiamo limitato la possibilità di abusare dei contratti a tempo determinato e aumentato le penali quando ci sono gli ingiusti licenziamenti sul contratto a tempo determinato”.

Via libera al “decreto dignità”: che cosa cambia
„Il provvedimento, si legge nella nota di Palazzo Chigi, mira in particolare a limitare l’utilizzo dei contratti di lavoro a tempo determinato, favorendo i rapporti a tempo indeterminato. Si riduce in tal modo il lavoro precario, riservando la contrattazione a termine ai casi di reale necessità da parte del datore di lavoro. A questo scopo, si prevede che, fatta salva la possibilità di libera stipulazione tra le parti del primo contratto a tempo determinato, di durata comunque non superiore a 12 mesi di lavoro in assenza di specifiche causali, l’eventuale rinnovo dello stesso sarà possibile esclusivamente a fronte di esigenze temporanee e limitate.“

Il provvedimento, si legge nella nota di Palazzo Chigi, mira in particolare a limitare l’utilizzo dei contratti di lavoro a tempo determinato, favorendo i rapporti a tempo indeterminato. Si riduce in tal modo il lavoro precario, riservando la contrattazione a termine ai casi di reale necessità da parte del datore di lavoro. A questo scopo, si prevede che, fatta salva la possibilità di libera stipulazione tra le parti del primo contratto a tempo determinato, di durata comunque non superiore a 12 mesi di lavoro in assenza di specifiche causali, l’eventuale rinnovo dello stesso sarà possibile esclusivamente a fronte di esigenze temporanee e limitate.

Il lato oscuro del “decreto dignità”: senza pubblicità dei giochi lo sport italiano va in crisi

In presenza di una di queste condizioni già a partire dal primo contratto sarà possibile apporre un termine comunque non superiore a 24 mesi. Al fine di indirizzare i datori di lavoro verso l’utilizzo di forme contrattuali stabili, inoltre, si prevede l’aumento dello 0,5% del contributo addizionale – attualmente pari all’1,4% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali, a carico del datore di lavoro, per i rapporti di lavoro subordinato non a tempo indeterminato – in caso di rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in somministrazione. La possibilità di prorogare contratti a termine diminuisce da 5 a 4.

Maxi indennizzo per licenziamenti

Stretta anche sui licenziamenti selvaggi attraverso l’aumento del 50% dell’indennizzo per i lavoratori ingiustamente licenziati. In caso di licenziamento senza giusta causa, l’indennizzo per il lavoratore può arrivare fino a 36 mensilità.

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version