IQ. 12/04/2013 – L’Istat rende disponibili gli indicatori complementari al tasso di disoccupazione aggiornati al 2012. La diffusione è coordinata con Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, che rilascia oggi gli stessi dati per tutti i Paesi europei.
I nuovi indicatori complementari sono definiti a livello europeo e offrono un’informazione che va oltre la distinzione tra occupati, disoccupati e inattivi.
Il primo riguarda gli inattivi disponibili a lavorare, ovvero coloro che non hanno cercato un lavoro nelle ultime quattro settimane ma sono subito disponibili a lavorare. Nel 2012 gli inattivi disponibili a lavorare sono 2 milioni 975 mila, 78 mila in più (pari a +2,7%) rispetto al 2011. La quota di questi inattivi sulle forze di lavoro, stabile all’11,6% in confronto a un anno prima, è oltre tre volte superiore a quella media europea (3,6%).
In Italia, gli inattivi disponibili a lavorare sono più numerosi dei disoccupati in senso stretto (quasi tre milioni contro circa 2 milioni 700 mila), mentre nella media europea si verifica l’opposto: i disoccupati (circa 25 milioni) sono più del doppio di questo segmento di inattivi (8 milioni e 800 mila).
All’interno di questo gruppo di inattivi gli scoraggiati, cioè quelli che dichiarano di non aver cercato lavoro perché convinti di non trovarlo sono 1 milione 300 mila, il 43% del totale.
Il secondo indicatore riguarda gli inattivi che cercano lavoro, ma non sono subito disponibili a lavorare. Nel 2012 questo gruppo conta 111 mila individui, 7 mila in meno rispetto a un anno prima (-6,1%). Essi rappresentano lo 0,4% delle forze di lavoro in Italia e lo 0,9% nell’Unione Europea.
La somma degli inattivi disponibili a lavorare e degli inattivi che cercano ma non disponibili rappresenta le cosiddette “forze di lavoro potenziali” che, nel 2012 ammontano a 3 milioni 86 mila.
Sommando le forze di lavoro potenziali ai disoccupati si ha la misura delle persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo: si tratta di 5 milioni 831 mila persone nel 2012.
Negli ultimi cinque anni alla contestuale crescita delle persone in cerca di occupazione (da 1 milione 506 mila del 2007 a 2 milioni 744 mila del 2012), si accompagna l’aumento delle forze lavoro potenziali (+403 mila unità).
Il terzo indicatore infine è quello dei sottoccupati part time che, sempre nel 2012, sono 605 mila, 154 mila in più rispetto al 2011 (+34,1%): essi rappresentano il 2,4% delle forze di lavoro. Nell’Unione Europea l’incidenza è pari al 3,8%.
In confronto a cinque anni prima, i sottoccupati part time aumentano di 241 mila unità (+66,1%, rispetto ai 364 mila del 2007).