(Fonte http://indoratore.altervista.org/)
Recensione e commento al webcomic con intervista all’autore
Oggi voglio parlarvi del “made in Italy”, ovvero di quei prodotti e di quelle opere interamente italiane, di cui andare più orgogliosi. Sono ben poche, infatti, le creazioni di autori Italiani ad avere un gran successo in Italia e, spesso, la loro diffusione è cominciata proprio dal web, consacrando i fumetti come webcomics.
Uno di questi è Drizzit, scritto e disegnato da Luigi “Bigio” Cecchi, più noto come Bigio.
Per quei pochi che ancora non hanno avuto l’occasione di avvicinarsi a Drizzit, è per l’appunto un webcomic che riprende l’ambiente fantasy, immergendolo in un umorismo davvero brillante e genuino.
La sua pubblicazione è iniziata proprio dal blog personale di Bigio, ormai 4 anni fa, che scelse come format quello del fumetto a strisce. Oggi, invece, l’autore pubblica le strisce direttamente sulla pagina facebook del fumetto, inserendone una ogni giorno, dal Lunedì al Sabato, e in maniera completamente gratuita.
Come avranno già intuito i più esperti in giochi di ruolo, Drizzit prende il nome proprio dal personaggio dei libri di R.A Salvatore, ambientati neiForgotten Realms, ovvero Drizzt Do’Urden, un elfo scuro (noto più comunemente come drow). Le uniche cose in comune, però, tra il fumetto di Bigio e il personaggio di Salvatore, sono la semplice somiglianza dei due personaggi nel nome e nell’aspetto, poiché Drizzit si discosta completamente dalle storie del suo, quasi, omonimo, nonostante qualche raro riferimento.
Drizzit è un elfo scuro che ha ben poco da spartire con il resto della sua razza che, infatti, disprezza per la malvagità e crudeltà. Il drow si troverà quindi a fuggire dal sottosuolo incappando in alcuni personaggi molto particolari, che lo accompagneranno nelle sue avventure. Drizzit avrà così occasione di farsi conoscere e di accrescere la propria fama, incappando in avventure e situazioni tragiche, per portare giustizia nel mondo di superficie.
Il punto di forza di questo fumetto è sicuramente il suo grande caratterecomico, prodotto da “siparietti” tragi-comici, da battute originali ebrillanti tra i vari personaggi e da situazioni ironiche. Bigio riesce a sfruttare al meglio le potenzialità comiche dei suoi personaggi, come i comportamenti “grammar-nazi” di Wally, la lunaticità e avidità di Katy, la perversione di Dotto e la malvagità di Baba Yaga. La comicità delle strisce, inoltre, non cade mai sul banale o sullo scadente e soprattutto non è mai volgare, riuscendo a tingersi di quella fresca semplicità espontaneità che la rende ancora più divertente: un’ironia che funziona davvero e che supera molti esempi di comicità scadente e volgare italiana, come le tipiche trasmissioni alla Colorado e Zelig.
Per quanto la comicità sia il punto di forza di questo fumetto, la tramache si sviluppa nelle varie strisce è di ottima fattura, intrigante e piacevole e offre ottimi spunti per una “battuta”. Bigio, infatti, utilizza la storia per creare siparietti comici che quasi non necessitano il suo intervento, ma che si creano da soli grazie ai personaggi e alle situazioni azzeccatissime.
Anche il colore e il disegno sono notevoli: le strisce hanno linee semplici e morbide, colori freschi ed accesi e riescono a trasmettere molto facilmente le emozioni e i pensieri dei personaggi. Quando necessario, però, i disegni sanno farsi più sofisticati e precisi. Dal punto di vista grafico sono ottimi anche gli aspetti estetici dei personaggi ed è da lodare come anche il suo disegno riesca ad essere divertente.
Insomma, il fumetto risulta ottimo in tutte le sue parti, dal carattere umoristico sempre azzeccato e divertentissimo, ai personaggi particolari e simpatici, alla trama sempre interessante e ben costruita, nonostante la sua “secondarietà” rispetto all’umorismo. Quindi, nel suo sviluppo originale, semplice e divertente, Bigio si è dimostrato essere un maestro e ciò che ha creato merita per me il punteggio pieno, poichè non cambierei nè migliorerei nulla nella sua struttura, che funziona e appassiona davvero.
Voto: 10/10
Vi lascio adesso ad una splendida intervista che Bigio mi ha gentilmente concesso, sperando che la apprezziate.
Intervista a Bigio
Caro Bigio,
le domande da farti sarebbero davvero tantissime, ma non voglio approfittarmi della tua gentilissima disponibilità. Quindi direi di cominciare proprio da te:
le notizie che si trovano sul tuo conto sono davvero scarse, quindi viene da chiedersi: chi è davvero Bigio e cosa fa nella sua vita oltre al fumettista?
Non è un caso che su di me ci sia poco, in giro: mi interessa essere conosciuto per quello che faccio non per quello che sono. Comunque nella vita faccio quello che dichiaro un po’ ovunque: l’autore. In particolare sono noto come autore di fumetti, ma non faccio solo quello, sono anche scrittore e game-designer.
Quali letture ti hanno formato da piccolo? Quali sono i libri e i fumetti dai quali non ti separeresti mai?
Da bambino leggevo Topolino, i Libri-Game tipo Lupo Solitario e nel frattempo Switf, Carrol, Verne, Howard, Asimov e le storie di fantascienza classica. Parlo di scuole elementari e medie. Alla fine delle medie ho cominciato a leggere manga, roba tipo Video Girl Ai, Spriggan, Ken il Guerriero, e nel frattempo scoprivo il mondo dei GdR come Dungeons & Dragons (però era quasi tutta roba in inglese, allora). Al liceo ho imparato che esisteva la letteratura più impegnata, come Goethe, Calvino, Elsa Morante, Pirandello, Palahniuk, Stefano Benni, Shelley, Stevenson, Poe, Lovecraft, e i fumetti italiani come Dylan Dog e Nathan Never. Ho letto un sacco di roba nel periodo tra liceo e università, e un po’ rimpiango tutto il tempo che avevo per leggere. In quel periodo ho anche scoperto i graphic novel, i fumetti Vertigo e i cartonati francesi, allargando un po’ i miei orizzonti. Ora leggo solo seinen, graphic novel, fumetti d’autore e libri di letteratura strettamente tale, non ho più il tempo di leggere roba a cui non valga la pena dedicarsi.
L’idea di base che sta dietro a Drizzit è molto originale ed infatti hai riscosso un grandissimo successo. Ma da dove nasce questa idea? E’ frutto di un colpo di genio o di un progetto pensato e ripensato?
In realtà non c’è molto, di originale, nell’idea. Drizzit è una striscia comica a fumetti (una comic-strip) nel senso più classico del termine e rispetta formato, tecniche e tempi di pubblicazione di questo tipo di fumetto. Il soggetto è fantasy, i personaggi di Drizzit sono parodie di icone classiche di quel genere, e lo scopo è essenzialmente quello di intrattenere i lettori. L’originalità non sta nell’idea, semmai nello sviluppo di quell’idea! E’ lì che entro in gioco io.
Quale personaggio preferisci disegnare/inserire nelle tavole e a quale invece sei più affezionato?
Wally e Katy sono i miei due personaggi preferiti, da sempre. Se potessi farei una striscia solo su loro due, e funzionerebbe. Ma sono affezionato a tutti i miei personaggi, anche a quelli minori. Li stimo in quanto “attori” nel mio fumetto.
Com’è cambiato e cresciuto Drizzit in questi anni? E tu sei cresciuto grazie a lui?
Drizzit non è cambiato affatto, dal punto di vista dell’impianto umoristico, né nel tono delle battute né nei temi, né nello scopo del fumetto. Sin dalle prime strisce quello che volevo fare era un fumetto brillante, intelligente, non volgare, che non mirasse a un pubblico ristretto di persone (come ad esempio i lettori di Drizzt do’Urden o i giocatori di ruolo), non mi interessava creare una roba per nerd come altri fumetti che già leggevo; volevo che Drizzit potesse leggerlo anche mia nonna, e che potesse trovarlo divertente, anche se lei non capisce niente né di fantasy né di strisce a fumetti. Ebbene mia nonna lo legge, e si diverte. Da ben quattro anni. Il pubblico di Drizzit è mediamente più colto, una gran percentuale dei lettori sono ragazze, e una grossa fetta dei lettori non gioca di ruolo ed è invece appassionato alle vicende che hanno luogo nella serie. Drizzit non si è evoluto, è semplicemente divenuto il fumetto che volevo, e che continuerà ad essere.
E nel frattempo io ho imparato a disegnare. Ma nemmeno troppo.
Quali sono i punti di forza di Drizzit e le cose che cambieresti se potessi tornare indietro?
A volte mi rendo conto che alcune scelte iniziali relative ai personaggi sono più un cappio al collo che altro, come ad esempio la maledizione grammar-nazi di Wally o il fatto che Drizzit sia palesemente ispirato al personaggio di Salvatore. Però sono altrettanto convinto che se non avessi fatto queste scelte ingenue all’inizio, Drizzit forse non avrebbe avuto lo stesso successo. Quindi va bene così, non cambierei nulla.
Drizzit è un ovvio richiamo al drow Drizzt Do’Urden, il personaggio di Forgotten Realms. In che rapporti ti trovi con i giochi di ruolo? Quanto D&D ha influenzato le tue strisce? Quali classi/razze preferivi giocare, se giocavi?
Sono un game-designer e scrivo giochi di ruolo, sin da quando ero alle medie. Quasi nulla della mia immensa produzione è stato pubblicato, a parte qualche manuale edito da Asterion al quale ho collaborato come sviluppatore e i recenti giochi di Drizzit (il Gioco di Carte e il Gioco di Ruolo). Come giocatore tuttora sono quasi sempre il Master. Tuttavia per quanto le mie strisce possano essere state influenzate dalla mia cultura nel campo, come ho già detto non ho mai voluto fare un fumetto che prendesse in giro o che si rivolgesse ai gamer e men che mai ai lettori dei libri di Salvatore. Quando in una striscia cito una regola di D&D o faccio riferimento a un personaggio di Salvatore, si tratta di omaggi, non ci baso la trama del fumetto. Il mio fumetto è influenzato da certa cultura perché questa cultura ha contribuito a formare me come persona e come autore, ma questa cultura non è l’oggetto de fumetto.
Hai più volte detto che Drizzit è il tuo attuale lavoro e speri che lo rimanga anche in futuro, eppure continui a pubblicare le tue strisce ogni giorno in maniera completamente gratuita. Non sarebbe più remunerativo pubblicarle a pagamento? Continuerai a farlo?
Non Drizzit, bensì il fumetto. Spero che quando Drizzit finirà, io possa continuare a fare questo lavoro. Le mie strisce sono pubblicate gratuitamente perché è in questo modo che le strisce vengono pubblicate sui giornali, nel senso che il lettore dei giornali non paga le vignette che trova quotidianamente sul giornale, paga il giornale: se gli piacciono le strisce che ci trova, compra le raccolte annuali. Stessa cosa con internet. La gente paga l’accesso online e viene a leggere Drizzit, se lo apprezza compra il cartaceo. Mi piace questo sistema e in questi tre anni ho dimostrato che funziona perfettamente. Non ho bisogno di mettere a pagamento le mie strisce.
Hai mai pensato di cominciare una serie nuova, diversa da Drizzit o da The Author? Hai in mente qualche cambiamento per Drizzit? Qualche nuovo progetto?
Ho tanti progetti in mente ma non è umanamente possibile che io faccia altro. Dovrò mettere in cantiere nuove cose quando ne chiuderò una di quelle attuali. Fra poco inizierà su Fumetti Crudi un nuovo fumetto: M. Lo sceneggio io, lo disegna Manu Tonini, lo colora Albo. Nel frattempo The Author si è sdoppiato. Ho cominciato a ridisegnare le prime strisce di Drizzit. Ci sono espansioni dei giochi previste per la prossima primavera. Insomma ho già abbastanza da fare!
Come ci si sente ad avere una pagina con più di 31.000 iscritti che ogni giorno “pendono dalle tue mani” aspettando con ansia la tua nuova striscia? Quali sono i comportamenti e le azioni dei tuoi fan che ti hanno reso più felice? E quali quelle che ti hanno maggiormente infastidito?
Cerco di non pensare ai miei lettori (detesto chiamarli “fan” o peggio ancora “follower”) come a un nugolo di gente assetata di strisce che attende quella nuova ogni giorno. Li penso più come persone che, facendo una pausa in quello che stanno facendo, aprono la pagina di Drizzit e leggono la striscia quotidiana, si rilassano un pochino, a volte si fanno una risata, e poi un pochino più leggeri tornano alla loro vita.
Ci sono lettori che rompono un sacco le scatole, non capiscono il fumetto, fraintendono le mie intenzioni, mi addebitano una malizia (intesa come meschinità) nel fare le cose che non mi appartiene. Quelli sono quelli che mi infastidiscono di più. Credono di sapere con che spirito faccio le cose, e credono pure che sia uno spirito spregevole, che io abbia secondi fini o che stia lì per accaparrarmi consenso o chissà cosa. Li capisco, c’è un sacco di gente stronza la fuori, solo che non mi piace essere confuso con la gente stronza, tutto qui.
E poi ci sono i lettori che capiscono i miei intenti, quando parlano dei miei personaggi sembrano comprenderli appieno, che apprezzano i toni gentili con i quali affronto certi temi, che capiscono il mio senso dell’umorismo e lo distinguono, che mi sostengono quando una striscia mi viene disegnata male, i cosplayer dei miei personaggi, e quelli che si fanno due ore di fila per uno stupido scarabocchio sul loro albo di Drizzit. Questi sono quelli che mi piacciono di più.
Il tuo prototipo di ragazza è più simile alla formosa Baba yaga o alla lunatica Katy?
E’ più simile a Talia.
Quali solo i prodotti italiani e gli autori/scrittori/fumettisti italiani moderni che più stimi?
Non credo che esistano autori italiani moderni che si siano ancora conquistati la mia stima nel campo dei fumetti. Mi piacciono tanti autori ma la mia stima va a Neil Gaiman, Brian K. Vaughan, Alan Moore e a scrittori che non sono sicuramente tra i bestseller delle librerie italiane del momento. Ho già citato Stefano Benni, prima. Lo ri-cito come esempio di un autore italiano moderno che mi piace.
Più volte sulla pagina di Drizzit hai condiviso dei “siparietti” con Maschera Gialla. In che rapporti sei con l’autore e cosa ne pensi del suo fumetto?
Siamo colleghi e amici. Sono amico di quasi tutti gli autori che collaborano con la mia casa editrice, Shockdom è una vera gabbia di matti.
Quali consigli daresti a chi volesse avvicinarsi ad un percorso simile al tuo? E’ una questione di talento o di impegno?
Di entrambe le cose. Ma quando parlo di talento non intendo “bravura” nel disegno o nella scrittura. Queste cose si imparano, ci sono scuole e corsi e volendo anche senza aiuto, leggendo, studiando e praticandole, si può migliorare e divenire bravissimi. Il talento che ci vuole è la curiosità, la fantasia, la creatività, l’entusiasmo. E l’impegno sì, la testardaggine, la voglia di fare davvero certe cose. Alzarsi la mattina e non avere voglia di fare altro, ecco di cosa c’è bisogno.
Grazie mille davvero per il tuo tempo e per la tua disponibilità. Ti auguro davvero di poter continuare a lungo con questa tua passione che riesce ad appassionare sempre più persone.
Grazie per il tuo lavoro e per la tua dedizione.
Grazie a te!
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