Presentato il Bilancio di Reponsabilità Sociale 2015 della Procura della Repubblica
BRUTI LIBERATI: MA SENZA INTERVENTI DELLA POLITICA SI RISCHIA LA PARALISI
Anche nella gestione della giustizia si impone il “sistema Milano”
Il “sistema Milano” continua a caricarsi della responsabilità di essere la guida del Paese anche nel campo minato dell’amministrazione della giustizia.
Buona amministrazione, come testimonia, con dati e cifre, il Bilancio di Responsabilità Sociale 2015 della Procura della Repubblica – analisi delle attività dell’ufficio nell’anno tra giugno 2014 e giugno 2015 – presentato dal Procuratore Edmondo Bruti Liberati al ministro della Giustizia Andrea Orlando, ai rappresentanti delle istituzioni milanesi, agli alti comandi militari, al presidente del Tibunale di Milano Roberto Bichi, al Questore di Milano Luigi Savina, a giudici, fra i quali Francesco Greco, Claudio Castelli, Ilda Boccassini, Giulia Perrotti e ad un selezionato gruppo di invitati, tra i quali il presidente di Assoedilizia e di Europasia Achille Colombo Clerici, l’ex Ministro dell’interno Virginio Rognoni, Michele Saponara, Livia Pomodoro, Alberico Barbiano di Belgiojoso, Chiara Beria di Argentine, Marco Romano .
Perché “sistema Milano”? (la definizione è del sindaco Giuliano Pisapia il quale Inizialmente pensava ad una citta’dalle tre A, accogliente, attrattiva, amichevole. Ora, raggiunto quell’obiettivo pensa ad una citta’ dalle tre I, inclusiva, innovativa, internazionale.
Ma certo non ad un modello Milano, semmai ad un sistema Milano). Perché, nonostante le carenze di organico che, secondo i diversi comparti, va dal 22 al 34% cui l’Ordine degli Avvocati, secondo il presidente Remo Danovi, supplisce parzialmente con una cinquantina di unità, le spese di gestione della Procura sono diminuite del 44% nel quadriennio 2011-2014 mentre sono aumentate del 128% le entrate; capacità di smaltire 124.000 fascicoli all’anno anche se è impossibile intaccare l’arretrato; le intercettazioni, sempre nel quadriennio, si sono ridotte del 48%, anche qui senza danni alle indagini; il recupero delle frodi fiscali è stato di oltre 3 miliardi e 600 milioni; tanto che si può parlare di “sistema Milano”, appunto, che altre Procure stanno prendendo ad esempio.
Ma si è giunti al punto limite, ha denunciato Bruti Liberati, la politica deve riformare il processo penale, senza interventi urgenti la Procura rischia la paralisi. Le carenze più gravi del personale amministrativo riguardano le qualifiche professionali fondamentali. Un caso classico: il Governo ha fatto cospicui stanziamenti per il sistema di informatizzazione, ma non ci sono i tecnici per farlo funzionare.
Giovanni Azzone, Rettore del Politecnico di Milano, che collabora con la Procura dal 2010, parla della competitivita’ della citta’, come della capacita’ di attrarre il capitale umano, attraverso un sistema di offerte, in una serie di campi, tra i quali vi e’ quello della giustizia.
E’ necessario rafforzare con adeguate risorse il sistema giustizia.
Infatti,e’ stato autorevolmente detto, la nostra società ha un tessuto etico fragile. E’ impressionante il rapporto di Ilda Boccassini, della Direzione distrettuale Antimafia. Soprattutto la ‘ndrangheta sembra aver messo radici in pianta stabile a Milano e nell’hinterland: alcuni piccoli paesi della Calabria (San Luca, Vibo Valentia, Rosarno, Limbadi, Grotteria e Giffoni), hanno di fatto colonizzato diversi comuni dell’hinterland. Si è trattato di una sorta di colonizzazione al contrario, in quanto una sottocultura criminosa ha avuto la meglio in aree altamente industrializzate e ricche di servizi pubblici.
Il Bilancio non poteva tacere un riferimento ad Expo e alle clamorose inchieste che hanno preceduto l’evento, tanto da averne fatto temere il blocco. (Bruti Liberati ha ricordato l’azione sinergica della Prefettura di Milano, retta da Francesco Paolo Tronca ed il suo intervento attraverso numerose ‘interdittive’). Nelle indagini la Procura di Milano si è mossa con eccezionale rapidità permettendo alla struttura di adottare tempestivamente i provvedimenti per la sostituzione dei manager” arrestati.
“Equilibrio, passione, trasparenza e partecipazione” ha riconosciuto il ministro Orlando a Bruti Liberati, quest’ultima “unico antidoto alla crisi della democrazia schiacciata tra populismo e tecnocrazia”. Un riconoscimento non rituale anche al modello organizzativo dell’ufficio che non ha riscontrato in altre Procure che pure sono al completo di organici.
Dopo aver riportato un discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella indirizzato ai magistrati ordinari in tirocinio, Bruti Liberati ha concluso: “Noi continueremo ad adoperarci per la migliore funzionalità possibile della giustizia penale anche nelle difficili condizioni attuali, ma è doveroso denunciare che senza le riforme e le iniziative organizzative il sistema di giustizia penale incontrerà difficoltà sempre crescenti”.
Standing ovation per il Procuratore capo che lascia tra pochi giorni il suo alto incarico per fine mandato. Un saluto caloroso che è anche riconoscenza.