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Emanuela Loi detta Manu: un agente di scorta,  una donna al servizio dello Stato

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Il ciclo di film “Liberi sognatori.Le idee non si spezzano”, prodotto da Taodue ha mandato in onda un terzo appuntamento con protagonista Greta Scarano, nel ruolo di Emanuela Loi detta Manu, agente  di scorta di Paolo Borsellino e prima poliziotta donna morta in servizio, uccisa dalla mafia.

Coraggiosa, solare, allegra e gioiosa: così la descrive chi la conosceva bene. Sono passati oltre 25 anni dalla strage di via d’Amelio, eppure è necessario che la sua storia, la storia dello Stato venga raccontata ancora , riportando in vita i riccioli d’oro di Emanuela, che poco si addicevano alle caratteristiche dei sardi, bensì lei era una donna  sarda tutta di un pezzo, amante della vita e della sua isola, che dovette lasciare per sempre a causa della sua morte il 19 Luglio del 1992, a seguito dell’attentato dove persero la vita anche  il giudice Paolo Borsellino, di cui lei era l’agente di scorta, i colleghi Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli,Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, in cui l’unico sopravvissuto fu Antonino Vullo.

Una divisa, un basco di cui andava fiera. L’aveva scelta, conquistata con la sua bravura, sebbene lei andò a provare il concorso per accompagnare la sorella Claudia, che non lo superò.

Poco più che ventenne fu ammessa presso la scuola Agenti di Trieste in terra friuliana per sei mesi di addestramento.

Successivamente fu trasferita  nella Palermo del Maxi-processo come piantone prima  (le vennero affidati  dei piantonamenti a Villa Pajno a casa dell’on. Sergio Mattarella, la scorta alla senatrice Pina Maisano Grassi, e il piantonamento al boss mafioso Madonia). Strinse  amicizia con il caposcorta di Falcone Antonio Montinaro, con il quale instaurò un rapporto di fiducia e di confronto costante in tema di scorta, un lavoro e una missione poi, soprattutto dopo la morte del collega non poteva esimersi dal suo adempimento e dovere nei confronti dello Stato:decise di accettare l’incarico di agente di scorta di Paolo Borsellino, e fu la prima donna poliziotto morta in servizio, per mano dell’affare mafioso.

A pochi giorni dal quel 19 Luglio arrivò la comunicazione per l’incarico di agente di scorta del giudice palermitano Borsellino, alla quale Emanuela non oppose resistenze, nonostante le preoccupazioni della famiglia e del fidanzato Andrea.

Paolo Borsellino, appena conobbe Emanuela Loi, si stupì per il suo aspetto minuto, ed in particolare per la sua giovane età, tanto che le disse: “Mi dia la pistola, la proteggo io”.

Una ventiquattrenne coraggiosa, trepidante e amante della vita, oltre che del suo lavoro, ignara di un destino incombente. Aveva 24 anni anni quando perse la vita nella strage di Via Amelio,dove cento chilogrammi di  tritolo  avevano imbottito la Fiat 126, rubata prima per la preparazione dell’autobomba, che portò all’esplosione del  19 Luglio 1992. Insieme a lei morirono   il giudice Borsellino, lo specchio della morte in agguato,  e i suoi colleghi della scorta, angeli come Lei.

Oggi la sorella Claudia porta il suo ricordo dilaniato dalla mafia, dalla violenza inaudita che non guarda alla storia e al vissuto di nessuno, ne parla  nelle scuole,  e in  un’intervista asserisce: Il film ha lasciato un messaggio, ognuno di noi dovrebbe fare la propria parte nel quotidiano, per costruire una società in cui i valori della legalità, giustizia, pace siano fortemente radicati e in cui non ci sia bisogno di morire per difendere questi valori. Greta Scarano è stata bravissima e ha rappresentato Emanuela come l’abbiamo conosciuta: coraggiosa, solare, gioiosa, positiva.

Collabora con “Libera” per tenere alta la memoria di chi muore per gli adempimenti al servizio dello Stato: Emanuela detta Manu è ancora oggi  un esempio della società civile, che lavora per lo Stato, con un forte senso del dovere e rispetto verso la divisa e l’umanità intera.

a  cura di Matteo Spagnuolo 

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