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Epatite A: terapia e prevenzione.

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Da gennaio 2013 si è registrato in Italia un importante incremento del numero di casi di epatite A rispetto agli anni precedenti e i dati suggeriscono fortemente che i frutti di bosco surgelati possano essere la fonte di infezione.

L’epatite A è una malattia infettiva acuta causata da un virus che colpisce il fegato; il contagio avviene per contatto diretto da persona a persona o attraverso il consumo di acqua o di alcuni cibi contaminati. La malattia ha generalmente un’evoluzione benigna, dura dalle 2 alle 10 settimane, e dopo la guarigione conferisce un’immunità permanente. Non cronicizza mai.

La cottura dei frutti di bosco surgelati rimane attualmente la misura più utile a contenere il rischio di infezione. La cottura, impiegata per la preparazione di una salsa, una crostata o una marmellata, mantiene inalterata, se non addirittura più elevata, la capacità antiossidante delle antocianine, sostanze di cui sono ricchi i frutti di bosco.

Considerando che nel periodo delle festività natalizie il consumo di questi prodotti tende ad aumentare, è stata prodotta una locandina informativa sul corretto consumo di questi alimenti che rilancia le raccomandazioni già formulate.

In particolare:

Terapia

L’epatite A non si cura con alcun farmaco, poiché, nella maggioranza dei casi, i sintomi sono lievi e la malattia si risolve spontaneamente.

In generale si consiglia il riposo a casa, per compensare la riduzione delle energie, una dieta bilanciata, riducendo il consumo di alimenti troppo grassi a favore di quelli più facilmente digeribili, e l’assunzione di molti liquidi. Evitare il consumo di alcol, che potrebbe causare ulteriori danni al fegato.

In casi molto rari si rende necessario il ricovero in ospedale, per tenere sotto controllo la funzionalità del fegato, gestire eventuali complicanze legate ad un’insufficienza epatica e fornire un’adeguata nutrizione.

Prevenzione

Le misure di prevenzione consistono principalmente nel rispetto delle norme igieniche generali per la prevenzione delle malattie a trasmissione oro-fecale:

non consumare frutti di mare crudi; la cottura è l’unica misura efficace per eliminare o inattivare il virus dell’epatite A dai molluschi bivalvi o da altri prodotti freschi contaminati come frutta e verdura

lavare accuratamente le verdure prima di consumarle

lavare e sbucciare la frutta

non bere acqua di pozzo

curare scrupolosamente l’igiene personale, specie delle mani: lavarsi le mani dopo aver usato il bagno, dopo aver cambiato un pannolino, prima di preparare il cibo, prima di mangiare ecc.

essere scrupolosamente puliti nella manipolazione di cibi e bevande

proteggere gli alimenti dagli insetti, che possono rappresentare un vettore per il virus.

Si raccomanda, inoltre, ai viaggiatori, diretti verso paesi con scarse condizioni igienico-sanitarie o endemici per epatite A, una volta arrivati nel paese, di mangiare solo cibi cotti, in particolare verdure e frutti di mare, e di bere esclusivamente acqua in bottiglia e non consumare ghiaccio (se non si conosce l’esatta provenienza dell’acqua con cui è stato preparato).

Vaccino

Esiste, inoltre, un vaccino che protegge da questo tipo di infezione, altamente efficace e ben tollerato.

Si tratta di un vaccino a virus inattivato, cioè ucciso, che viene somministrato, per via intramuscolare nella regione deltoidea (parte alta del braccio).

La vaccinazione può essere effettuata seguendo un calendario a 2 dosi a distanza di 6-12 mesi l’una dall’altra.

La protezione si raggiunge già dopo 14-21 giorni dalla prima dose, è quindi molto importante per proteggere rapidamente persone (es. familiari) venute in contatto con una persona affetta da epatite A o persone in procinto di recarsi all’estero in paesi a rischio. La seconda dose a distanza di 6/12 mesi dalla prima ne prolunga l’efficacia protettiva, fornendo una protezione per un periodo di 10-20 anni.

La vaccinazione è raccomandata nei soggetti a rischio, fra cui:

persone affette da malattie epatiche croniche

persone che viaggiano in Paesi dove l’epatite A è endemica

persone che lavorano nei laboratori dove ci può essere contatto con il virus

omosessuali maschi

soggetti che fanno uso di droghe

contatti familiari di soggetti con epatite A in atto.

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