IQ. 03/07/2013 – Buon pomeriggio gente mia che pensate, mentre vi scrivo, mi è tornata alla mente una scena di molti anni or sono, quando da bambino con una fionda costruita artigianalmente, nel vedere un passerotto fischiettante appollaiato sul ramo di un albero di more gelso e dardeggiando un piccolo sasso, ne feci il mio obiettivo. Ma il sasso appena lanciato assunse una traiettoria di rara, anzi balistica precisione, andando a colpire il minuscolo volatile,giusto appunto alla testa. In un istante venni assalito da una tempesta emotiva e solo allora mi resi conto che l’avevo ucciso, ma la cosa peggiore, senza motivo alcuno. Parlando con mia figlia degli ultimi accadimenti, ho capito quanto i nostri ragazzi che a volte sembrano indifferenti, soffrano e riflettano molto più di chi ci sta governando. Il sonetto di oggi e’ un ipotetico dialogo tra figlio e padre, che diventa una miscela esplosiva quando un padre risponde al figlio con un esempio.
PAPA’, MA MICA ME VOI DI’.
CHE QUELLO A CUI ASSISTEMO E’ TUTTO VERO?.
TANTO C’ARIMANE POCO TRA QUI’ E ER MORI’.
NO PERCHE’ SI COSI FOSSE, VESTIMOSE DE NERO.
NO, FIJO MIO, E STAMME BENE A SENTI’.
IO, CHE SO’ CRESCIUTO DRENTO AR CIMITERO.
CONOSCO ‘A DIFFERENZA TRA ER QUI’ E ER LI’.
DOVEMO VEDE’ DA MORI’ MA PER DAVERO.
A FORZA DA INSISTE A VEDE’ SOLO MORTE.
CHE PERO’ TUTTAVIA.
VERA’ UN DI’ A PORTACCE VIA.
TE STAI A FA VINCE DA L’INATTUABILITA’ DE LA SORTE.
Affettuosamente Mario Brozzi