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Ettore Colella : la sua musica a portata di un click

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Ettore Colella : la sua musica a portata di un click

Ettore Colella è un dj  & producer, drummer  & percussionist, speaker , cantante e cantautore, con una forte influenza artistica dell’America Latina, accompagnato anche dal ritmo della musica reggaeton, e da presenze pop: una voce melodica è quella di Ettore, capace di far riconoscere il suo suono dalla prima progressive al pop, caratterizzato dalle melodie evocative e timbriche, dalla voce sporca, fluida e vitale.

Classe 1992, è cosentino ma vive a Bologna, dove si sta impegnando per sbarcare il lunario con la sua musica, a cui affida le sue forze vitali, le sue aspettative di artista “autodidatta”, nonché i suoi sacrifici-intrisi da ostacoli sopra il soffitto dei  sogni-  e fin da subito ha affrontato la sfida di credere nelle sue potenzialità, partendo da se stesso; inoltre vanta altre collaborazioni con altri gruppi della regione d’origine, band,  e ha un suo canale Youtube-una piattaforma carina e coinvolgente che lo vede protagonista nella veste di speaker e di dj producer- ed uno dei suoi obiettivi è quello di vincere il concorso nell’ambito del Tour Music Fest ( Festival internazionale della musica emergente a cui partecipano musicisti, cantanti, rapper, e vari talenti)  in preparazione per Giugno.

Ettore ha anche un sito denominato https://www.ettorecolella.net/, in cui si può conoscere e apprezzare  il genere della sua musica, le sue tracce sonore, in particolare  il suono della sua voce , che è frutto del suo percorso umano, artistico e professionale.

Ronin è il suo ultimo testo, presentato ai suoi fan e a tutti quelli che lo ascolteranno, che diventa il suo inedito e pezzo forte, un richiamo all’uomo-onda, al samurai rimasto senza padrone, alla ricerca del mondo perduto.

La musica ha un ruolo centrale nella tua vita. Ci spieghi come hai trovato un legame tra musica e quotidianità?

In realtà è stata la musica ad insediarsi nel mio quotidiano. Mio padre è uno speaker ed è stato presentatore per parecchi anni, sono nato nel periodo in cui era il frontman di una band che suonava in tutta la Calabria. La cosa che ha scatenato in me quella magia fu il primo colpo di cassa,  che con tutti quei watt era come se mi suonasse nel petto. Da quel momento in poi , non riuscii più a farne a meno, ed è proprio su quella cassa che continuo a costruire tutto quello che scrivo.

Tra  i molteplici ruoli che svolgi attraverso la tua arte, a quale ruolo sei più legato?

Sicuramente e non posso negarlo, il ruolo del dj. Durante le serate ti senti come un direttore d’orchestra, sei tu che decidi il mood: difatti  in qualche modo controlli il flusso d’energia che governa la serata. E’ tangibile il contatto diretto che riesci a creare con le persone, quella è una delle cose che ti rimettono al mondo. Io ho fatto diverse serate, e ho avuto la fortuna di provare più volte questa sensazione.

Dalla Calabria all’Emilia Romagna, passando dal sud al nord è un attimo, ma cosa ti ha spinto a farlo inizialmente?

La voglia di cambiamento e la fame di nuove esperienze. Non rivelo nulla di nuovo se dico che la Calabria è una delle regioni che potrebbe dare tanto in termini di arte e turismo, ma rimane stagnante e le cose vanno di male in peggio. Chiunque dica il contrario, mente solo a se stesso. Mi ostinavo a voler essere l’artefice di un cambiamento, ma una vita non basta e se volevo smuovere quel malessere che mi portavo dietro “frutto” di una mentalità chiusa, dovevo evadere. Non a caso definisco la mia città “cattedrale nel deserto”.

Nei tuoi lavori e nella creazione dei tuoi testi, ti servi di espedienti, di persone, o semplicemente ascolti te stesso. Quale dovrebbe essere il valore aggiunto che tu ritieni dovrebbero dare alla tua musica, alla tua arte?

Tutti i miei testi sono frutto di esperienze personali, per questo le sento mie al 100%. Potrebbe sembrare un limite, ma non è così. Riesco a trovare ispirazione dalle più piccole gioie della vita e anche dai dolori che può riservare. Racconto di situazioni reali, che potrebbero capitare a tutti. Molte persone infatti mi hanno confessato di essersi ritrovate appunto in “Ronin”. Mi ha dato molta forza, vuol dire che la mia musica parla al cuore delle persone. Testo e musica, poiché la base ha un ruolo importantissimo.

 

Ronin è un pezzo forte, un richiamo al samurai decaduto, che rimasto senza padrone deve iniziare a cavarsela da solo. Di tuo cosa c’è nel testo, oltre alle strutture armoniche e ritmiche che lo caratterizzano.

E’ praticamente la mia storia. Avevo paura che potesse sembrare una sorta di lamento, che volessi convincere tutti di essere stato una vittima. In realtà tutto il contrario, volevo far trasparire la forza che ci ho messo per restare ancora in piedi anche se il mio “imperatore” sembrava non volerne sapere del mio destino non avendo fiducia, ma tutti hanno capito con mio grande piacere che il messaggio è: la fiducia dobbiamo trovarla in noi stessi, che il destino lo decidiamo noi, e dobbiamo elevarci in qualche modo.

Se vinci il concorso “Tour Music Fest”-festival internazionale della musica emergente- un ‘occasione per ricevere un contratto con la Sony,  cosa farai come prima cosa. Ti piacerebbe che alcune formazioni musicali si avvicinassero a te, e al  tuo progetto artistico?

Certo, la musica è condivisione, sperimentare cose nuove e conoscere nuove persone. Sai credo di essere ancora un sognatore, ma io cerco ancora di poter fare emergere il talento che è nascosto nella mia terra.

Ci sono tanti bravi artisti e figure interessanti nella nostra regione ma sembriamo tagliati fuori in qualche modo. Mi piacerebbe essere un faro, qualora dovessi riuscire a fare qualcosa di grande, per tanti ragazzi di cui tutti in qualche modo dovremmo sentirci responsabili, in qualsiasi ambito per il loro futuro.

Un altro step è la casa discografica. Ci pensi ad una tua squadra, che segua solo te, e il tuo personaggio artistico?

Magari, sarebbe un sogno. Io vivo molto in concetto di “Lavoro in team”, oltre alla musica svolgo l’attività di tecnico informatico e siamo una grande famiglia più che una grande squadra. Lavorare insieme per un obiettivo comune è una cosa fantastica, figurarci poi se potessi riuscirci per far conoscere la mia musica.

Lavorare in squadra è complicato, ma ci offre l’opportunità di vedere le cose sotto altri punti di vista. Quindi sì mi piacerebbe, ma non vorrei essere una figura di spicco, bensì un componente della squadra.

Interessante notare che ti vuoi far conoscere con il tuo nome d’arte, senza ricorrere al nome d’arte come fanno altri colleghi. Se te lo avessero assegnato un nome diverso dal tuo, avresti accettato?

Probabilmente avrei accettato, ma solo se pertinente e coerente con la mia persona, con quello che sono io. Costruire, inventare un personaggio, non mi è mai piaciuto. Non sarebbe stato coerente con la mia musica e con quello che cerco di fare. Poi io sono già abbastanza complicato, non sarebbe stato possibile.

Hai qualcosa da dire agli amici cosentini, ai ragazzi che navigano nel tuo settore. Semplicemente un messaggio per loro.

Auguro a tutti di avere la stessa rabbia che mi ha salvato, di avere la voglia di costruire il proprio futuro senza aspettare miracoli. Prendetela la vita per mano e abbiate il coraggio soprattutto di cadere. Per quel che mi riguarda cadere, ovviamente in senso metaforico, è la cosa più bella che mi potesse capitare, perché quando sei di nuovo in piedi  sei più forte, non hai più paura e diventi consapevole delle tue capacità. Coltivate i vostri sogni con impegno e dedizione. Almeno non si avranno rimpianti.

 

Cosa c’è nella tua agenda. Hai scritto qualche nota a sorpresa. Ce la vuoi svelare?

Il video di un altro inedito, per adesso dico solo questo.  Sperando che possa colpire un po’ tutti come è successo per Ronin. Inoltre sto cercando di sviluppare un format, utilizzando la potenza del web, per quei locali che non possono avere un dj, o che nelle serate senza troppo movimento possano comunque trovare interessante la soluzione che vorrei proporre.

a cura di Matteo Spagnuolo

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