Gli sviluppi dell’attività investigativa condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Torino, che aveva consentito lo scorso novembre di scoprire una fabbrica di falso cashmere in Veneto e di denunciare quattro imprenditori nelle province di Venezia, Padova, Bergamo e Milano, ha portato a nuovi risvolti.
I Baschi verdi torinesi hanno infatti individuato nel Comune di Prato un capannone totalmente abusivo, gestito da imprenditori cinesi e destinato alla produzione di falsi capi di vestiario in cashmere, dove sono stati sequestrati migliaia di indumenti, false etichette, cinque milioni di metri di filato oltre ad una ventina di macchinari industriali.
Tra i beni sottoposti a sequestro anche centinaia di capi falsi riportanti il marchio “Martissima”, della prestigiosa stilista Marta Marzotto, che erano destinati ad una ditta milanese, peraltro anch’essa gestita da un cittadino cinese.
Le indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica, Dr. Alessandro Aghemo, erano scaturite a seguito della vendita a prezzi inferiori rispetto a quelli mediamente praticati, di sciarpe in cashmere, rilevata in un negozio della centralissima via Lagrange a Torino e presso un commerciante di Settimo Torinese di nazionalità cinese.
Le analisi chimiche effettuate dal Laboratorio Chimico dell’Agenzia delle Dogane di Milano e dal Laboratorio BuzziLab di Prato, avevano evidenziato che le sciarpe anziché essere composte da un 50% per cento di cachemire ed un 50% di lana, erano in realtà realizzate con un filato contenente in prevalenza viscosa, polyammide e solo in parte lana di pessima qualità.
Complessivamente l’operazione si è conclusa con la denuncia di 21 responsabili all’Autorità Giudiziaria per il reato di frode in commercio e di messa in vendita di falsi prodotti, l’irrogazione di sanzioni amministrative per oltre 100.000 euro ed il sequestro dei beni e delle attrezzature per un valore di oltre 2,5 milioni di euro.