I papà si festeggiano in Italia il 19 marzo, nel giorno dedicato a San Giuseppe, sposo di Maria, l’uomo che crebbe Gesù.
Tra i primi a festeggiare San Giuseppe i monaci benedettini nel 1030 per una ricorrenza che ha forti radici cattoliche e che oggi ha assunto soprattutto una grande valenza commerciale, quasi pari a quella della festa della mamma e degli innamorati.
La corsa al dolce tipico (bignè o zeppole di San Giuseppe in testa), al pensierino ‘fai da te’ per i bimbi più piccoli, al regalo anche molto costoso per molti ragazzi, è cominciata e i trend vedono una esplosione di regali per attività ludiche, sportive, di cucina e di gaming, da fare insieme ai figli.
La ricorrenza è però anche l’occasione per ripensare al ruolo paterno oggi specie rispetto ai figli maschi. “Passare più tempo con i figli standoli ad ascoltare dovrebbe essere il regalo che i padri ricambiano, e non solo in occasione della festa del 19 marzo, – spiega all’ANSA Matteo Lancini, psicologo, psicoterapeuta e presidente della fondazione Minotauro. – Oltre agli auguri, i padri dovrebbero riflettere sul loro ruolo paterno che, ad oggi, ha diverse carenze. Seppure più affettuoso e presente di una volta il papà è soprattutto concentrato su sé stesso e sulla relazione di coppia piuttosto che sui suoi figli”. “Sulla funzione paterna si interrogano tutti e nessuno la sa delineare con certezza ancora oggi, – precisa Lancini. – E ciò vale anche quando nelle famiglie ci sono due madri o due padri. Io penso che una delle funzioni centrali del ruolo paterno sia oggi più che mai quello di testimoniare che il fallimento e gli inciampi dei figli fanno parte del processo di crescita e che, nella società iper-competitiva e iper-prestativa, questo dovrebbe rappresentare un modo di stare vicino ai propri figli. In che modo? Evitando di parlare solo di sé. L’errore comune dei papà è ricordare al proprio figlio in crisi quanto invece lui in passato abbia reagito e superato le difficoltà. Che i papà abbandonino il proprio ego e si concentrino sui loro figli e sulla loro storia, standogli accanto. Bambini e ragazzi invece crescono con il motto paterno ‘sii te stesso a modo mio’ in cui manca la capacità di raggiungere il bambino o l’adolescente dove è davvero, nella sua unicità e non nella ricerca di ricette standard dove i genitori vogliono figli migliori, performanti, tutti uguali. I papà devono avere più in mente che il patto che davvero hanno stilato ‘per sempre’ è con i figli e non con la coppia”. Un patto che la festa imminente può ricordare a tutti diventando una occasione di vicinanza e di dialogo-ascolto. “Paradossalmente in passato esisteva un’idea di ‘ereditarietà’, ovvero trasmettere ai figli lasciando loro qualcosa, oggi – conclude l’esperto, – anche simbolicamente i papà non lasciano nulla ai ragazzi, al contrario levano ciò che gli appartiene, ad esempio erodendo il pianeta. Mettere al mondo i figli è ascoltarli, accompagnarli anche ad accettare i fallimenti garantendogli un po’ di futuro”.