Il mondiale di Formula 1 si conclude anticipatamente a Suzuka, un circuito dove spesso è stata scritta la storia di questo sport.
È stato un mondiale dominato dall’olandese, a differenza dello scorso in cui Max ha dovuto soffrire letteralmente fino all’ultimo giro dell’ultima gara per poter festeggiare il suo primo titolo.
A dirla tutta la stagione era iniziata in salita per la Red Bull; in Bahrein doppietta Ferrari e doppio ritiro per Verstappen e Perez, i tifosi della rossa erano convinti di avere una vettura di nuovo competitiva e un pilota eccezionale come Charles Leclerc, il sorpasso all’esterno alla Copse di Silverstone ai danni dell’olandese è il capolavoro del monegasco in questa stagione. Dopo quella prima vittoria il campione in carica si è subito riavvicinato vincendo a Jeddah, ma in Australia una perdita di carburante lo costringe al ritorno, Leclerc sembrava pronto a scappar via, ma proprio nel Gp dell’Emilia Romagna cambia la marea e il mondiale prende un’altra direzione.
Ad Imola Leclerc non solo perde la sprint race, ma finisce in testacoda alla Variante Alta chiudendo la gara in sesta posizione.
Da quel momento la sua stagione è una parabola discendente e in caduta libera: problemi al turbo Barcellona, abbandonato dal motore a Baku, testacoda e ritiro alla curva Beausset in Francia e a questi problemi si aggiungono tanti errori della scuderia, in particolare nella gestione e nella scelta delle gomme.
Dopo la gara in Austria vinta dalla Ferrari la Red Bull diventa insuperabile e Verstappen vince in sequenza i gran Premi in Francia, Ungheria, Belgio, Olanda, Italia (con giallo finale sulla mancata ripartenza).
A Singapore ha avuto il primo match point per il titolo, ma forse è stata la prima gara in cui è andato in difficoltà.
Arriviamo al Giappone. La pioggia ritarda la partenza e obbliga tutti a partire con le gomme da bagnato ma la maggior parte dei team sceglie le intermedie e a farne le spese di questa scelta è Carlos Sainz, ritirato al primo giro per un aquaplaning che lo porta contro le barriere. Entra la safety car ma l’intensità della pioggia è eccessiva e viene esposta la bandiera rossa. Gravissimo il comportamento della direzione gara che lascia transitare le vetture con la presenza di due trattori a bordo pista incaricati di recuperare la vettura di Sainz. Una svista inaccettabile, soprattuto ricordando che lo stesso errore, nello stesso percorso nel 2014 portò alla tragedia che coinvolse Jules Bianchi.
Dopo tre ore la gara può riprendere, e si svolge sul tempo di 45 minuti. Mick Schumacher cerca di trovare il jolly senza fermarsi al box e restando in pista con le gomme full wet nella speranza di una safety car che non arriverà mai e quindi il figlio d’arte finisce la gara diciassettesimo. Leclerc resta molto lontano da Verstappen, le sue gomme si consumano più velocemente di quelle dell’olandese e non resta che lasciare la vittoria al rivale, cercando di difendere il secondo posto contro Perez. Resiste eroicamente fino all’ultimo giro ma poi all’ultima curva va lungo e non cede la posizione, Charles viene penalizzato e chiude terzo. Se avessero attribuito un punteggio ridotto, come ci si aspettava in quanto non erano stati completati la metà dei giri di gara, Max non avrebbe vinto il mondiale a Suzuka, invece la direzione gara decide di assegnare il punteggio pieno. Verstappen su Red Bull è campione del mondo per la seconda volta consecutiva, il successo arriva oltretutto nella casa della Honda, che pur non essendo nominalmente fornitrice del motore “RB Powertrains” ha continuato ad assemblare i propulsori per la scuderia di Christian Horner e seguirà questo progetto fino al 2025.
Rimangono quattro gare da disputare ad Austin, Città del Messico, San Paolo e Abu Dhabi, ma l’appuntamento è già fissato per il 5 marzo 2023, quando a Sakhir verrà dato il via al primo gran premio della stagione composta da 24 gare tra cui la novità del GP di Las Vegas.