È stata definita la salita verso le nuvole. Il Giro d’Italia, nel suo colpo di coda, giunge alle Tre Cime di Lavaredo la tappa regina- incoronazione giunta dallo stesso Geraint Thomas- quella dove si sarebbe dovuta decidere, se non per intero, per una buona percentuale la corsa rosa. Invece, come c’era da aspettarsi visto il leitmotiv delle ultime settimane in cui spesso ha regnato l’immobilismo, a decidere il vincitore sarà la cronoscalata del Monte Lussari. La sfida è ridotta a tre già da qualche giorno ormai, anzi ormai, salvo stravolgimenti, potremmo essere entrati nella fase del duello: Thomas contro Roglic, Almeida quasi rassegnato. Primosz sul Bondone era stato salvato da Kuss, Almeida a Val di Zoldo da Vine, ma la corsa ammette e concede una sola giornata negativa. Il veterano gallese ha, invece, mantenuto sempre un certo rigore di pedalata, rispondendo razionalmente agli attacchi degli avversari con un’energia in più, ed è stato un maestro nell’evitare di non staccarsi come il portoghese conservando quindi 26 secondi di vantaggio su Roglic e 1 minuto su Almeida.
Giro d’Italia: Buitrago vince le Tre Cime di Lavaredo
Battaglia aperta con il freno a mano tirato per i tre candidati a passare in rosa a Roma. Battaglia senza esclusione di colpi invece tra Gee e Buitrago per la vittoria della prestigiosa tappa delle Tre Cime di Lavaredo. Il disegno forse più bello di questo Giro d’Italia: la diciannovesima frazione della corsa ha condensato tutto ciò che è mancato in questa edizione, riassumendo anche le condizione climatiche di sole e pioggia con lo sfondo della neve. Parte e arriva la fuga che viene tuttavia colpita ripetutamente dalle fatiche dei vari passi incontrati: Campolongo, Valparola, Passo Giau, Tre Croci e arrivo sotto al simbolo delle Dolomiti, dove erano rimasti solo in due. Il gruppo di testa si è rapidamente sfoltito lasciando la scena a Gee e Buitrago: il canadese stava dominando la tappa eppure il colombiano da calcolatore lo ha tenuto sempre a distanza di sicurezza, risparmiando le energie per l’allungo finale. È proprio sull’ultima salita va a prendersi la tappa che ha il valore della gloria più che della classifica, per Gee c’è la consolazione del secondo posto nella classifica degli scalatori, alle spalle di Pinot. Un successo che lascia sorridere la Bahrain Victorious, ancora in corsa per la difesa del quarto posto generale con Caruso.
Eddie Merckx la definì “ la salita più dura che abbia mai affrontato”, detto da lui forse bisogna tenerne conto. Infatti solamente in due dal gruppo maglia rosa ne sono usciti indenni: Dunbar sorpresa del Giro non ha più retto lo sforzo dei campioni affermati e ha dovuto mollare il club dei favoriti e con loro il quarto posto in classifica. Nell’ultimo km sembrava essere tornato l’Almeida del Monte Bondone, ma era una pura illusione e al traguardo accumula altri 20 secondi di ritardo perché Roglic e Thomas hanno chiaramente dimostrato di possedere una marcia in più: al portoghese serve un miracolo sul Monte Lussari. Il vantaggio che il gallese porterà a Tarvisio è di 26 secondi sullo sloveno, consistente, ma non sufficiente per adagiarsi sugli allori, serve un ultimo passo prima di vestire il rosa a Roma, un passo sul quale Roglic vorrebbe fare uno sgambetto.