Quarantotto ore per superare l’ennesimo intoppo e provare a far nascere un governo. A mercati chiusi, con la strada di nuovo in salita. Ripidissima. “Stiamo lavorando” risponde il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte avviandosi a un’altra giornata di lavoro alla Camera, la terza da quando il presidente della Repubblica gli ha conferito l’incarico di formare il governo. Ma si annuncia l’ennesima giornata di tensione, di lavoro con gli strumenti della diplomazia per un presidente che fino all’altro giorno faceva il docente universitario di diritto privato e è finito capo di un possibile governo i cui azionisti sono altri. D’altra parte si ricomincia da quella frase su facebook di Matteo Salvini (“Sono davvero arrabbiato”) scritta dopo che il capo dello Stato ha confermato a Conte il no sul nome di Paolo Savona come ministro dell’Economia. Così tutto torna fluido, indefinito, sospeso, con una tensione di fondo: i giornali tedeschi, scatenati, scrivono che l’Italia vuole come ministro “un nemico della Germania“; il New York Timesdefinisce Conte “uno sconosciuto la cui “qualifica principale è apparentemente la sua volontà di eseguire gli ordini”; e infine proprio Salvini che riparte da dove aveva finito: “Giornali e politici tedeschi insultano: italiani mendicanti, fannulloni, evasori fiscali, scrocconi e ingrati. E noi dovremmo scegliere un ministro dell’Economia che vada bene a loro? No, grazie”.