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Homeschooling, con la pandemia il boom: Lombardia, Lazio e Sicilia le regioni con il più alto tasso di studenti direttamente a casa, in particolare per la scuola primaria.

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Negli ultimi due anni un numero sempre più crescente di famiglie italiane ha deciso di ritirare i propri figli da scuola per farli studiare non in Dad ma direttamente “a casa”. Si tratta di un fenomeno piuttosto diffuso all’estero da molti anni e che sta prendendo piede anche nel nostro Paese.

La pandemia da Covid-19, oltre ad aver fatto scoprire a quasi tutti gli alunni italiani la didattica a distanza o ad aver contribuito in chiave negativa al preoccupante aumento dei numeri sull’abbandono scolastico, sembra aver generato anche l’effetto del boom dell’homeschooling, ovvero dell’istruzione parentale. Si tratta di una formula molto diffusa in Nord America con cui le famiglie provvedono per conto proprio all’istruzione dei figli che, comunque, per passare all’anno successivo, devono sostenere a scuola ogni volta un esame. Un sistema che sta prendendo sempre più piede anche in Italia, con numeri triplicati in appena un biennio, e la certificazione del rinnovato interesse al riguardo arriva proprio dal Ministero dell’Istruzione: infatti inbase ai dati ministeriali diffusi dall’agenzia AdnKronos, se nell’anno scolastico 2018-2019 ovvero nella fase prepandemica i cosiddetti homeschooler erano 5.126, l’anno successivo , a causa del primo traumatico impatto della Dad sulla vita degli studenti , erano già passati a 6.212, per diventare poi 15.361 durante lo scorso anno scolastico 2020-2021 e dunque più che raddoppiati in dodici mesi. Questi numeri pur bassi, considerando che tra elementari, medie e superiori sono circa 8 milioni gli studenti italiani, danno in ogni modo la misura di come la scuola ‘a distanza’ abbia sostanzialmente isolato tanti ragazzi e a quel punto i loro genitori devono aver pensato che tanto valeva provvedere da soli alla formazione dei figli.

Alle scuole elementari si riscontrano i numeri più alti. Circa due terzi degli alunni cosiddetti “casalinghi”, poco più di 10 mila su 15 mila, dovrebbero frequentare le classi della scuola primaria e sempre in questa fascia si registra l’aumento più alto di fuoriusciti dall’istruzione ordinaria: nel 2018-2019 si parlava di 2.243 bambini, che sono diventati 2.926 nel 2019-2020 e oggi di più del triplo.

Considerevole anche la crescita tra i ragazzi delle scuole medie. Per le classi secondarie di primo grado, i dati ministeriali riportano che nell’anno scolastico 2020-2021 4.386 studenti hanno seguito la scuola da soli, con un raddoppio quasi netto rispetto all’anno precedente. Molto meno rilevante, invece, l’impatto dell’homeschooling sugli alunni delle superiori dove, per ovvie ragioni, i numeri sono alquanto limitati: si attestano attorno alle mille unità, dato quasi fisiologico in quanto prima dell’emergenza si parlava di poco oltre gli 800 ragazzi, con addirittura una decrescita tra il 2019-2020 e il 2020-2021, passando da 1.030 a 947 studenti.

Molto interessante anche la ripartizione regionale degli homeschooler. Al Nord la Lombardia detiene il primato con 2.248 studenti, mentre nel 2018-2019 erano 617. Al Centro è il Lazio a registrare il dato più elevato dai 478 nel 2018-2019 ai 1.408 del 2020-2021. Al Sud il primo posto va alla Sicilia che passa dai 424 nel 2018-2019 ai 1014 nel 2020-2021.

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