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I ritardi di AstraZeneca.

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La lettera dell’Europa ad AstraZeneca, annunciata il 18 marzo, conteneva un ultimatum che è scaduto tre giorni fa. Perché la missiva, inviata all’azienda il 19 marzo, chiedeva “formalmente” e dava “preavviso di porre rimedio alle sostanziali violazioni contrattuali entro venti giorni da questa lettera” chiedendo di “recuperare senza ulteriori ritardi sull’arretrato nella produzione e consegna delle dosi e di mitigare qualunque danno causato”.

Il testo, che finora era rimasto secretato, è stato in parte pubblicato per la prima volta due giorni fa sul principale quotidiano economico francese, Les Echos, e quindi ripreso dal Corriere della Sera: nella lettera, lunga e articolata (ben 6 pagine)  Bruxelles sottolinea che “a seguito di un’analisi dettagliata di tutte le informazioni siamo giunti alla conclusione che AstraZeneca ha violato e continua a violare le sue obbligazioni contrattuali sulla produzione e la fornitura delle 300 milioni di dosi iniziali per l’Europa” e “che la sostanziale violazione dell’accordo di acquisto da parte della vostra azienda può portare a conseguenze drammatiche per la vita, la salute e la libertà di milioni di cittadini europei nella crisi Covid-19”.

La lettera rileva anche come le violazioni siano diverse, a partire dal fatto che l’azienda abbia incassato in estate un anticipo (227 milioni di euro) sulla base di impegni poi non rispettati, tanto che in autunno l’Ue si è rifiutata di versare la seconda tranche (112 milioni), e proseguendo con il fatto che AstraZeneca (pur garantendo il contrario nel contratto con l’Europa) avrebbe promesso la stessa fornitura a più committenti e avrebbe ritardato per motivi non chiari la richiesta di autorizzazione all’Ema.

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