I venditori ambulanti, l’altra faccia della medaglia sulle spiagge italiane
Vento, sale, mare, vuoto, fame e sete accompagnano l’estate dei venditori ambulanti ( i cosiddetti vu’cumprà sulle spiagge), sottoposti a misure restrittive a seguito della direttiva “Spiagge sicure”, presentata dal vicepremier Salvini e dallo staff del Viminale, secondo è opportuno sorvegliare le spiagge affinchè sia contrastato l’abusivismo commerciale, la contraffazione e tutto ciò che concerne il mercato illegale.
Un’estate bollente o quasi è quella targata 2018, dove ancora una volta i venditori si aggirano per le spiagge, sostenendo di guadagnare massimo sui 35 euro al giorno, altre volte anche meno ( il servizio di Agorà riprende qualcuno di loro che lascia qualche dichiarazione in merito alle loro condizioni, perlopiù disumane), una cifra irrisoria se si pensi alla fatica,al sudore e al caldo che attraversano da una spiaggia all’altra: da 450 migranti nel mare di Pozzallo si passa a quelli in riva al mare, alcuni di loro sono rifugiati politici e altri provengono dal Marocco, chi dall’Afghanistan, chi dall’Africa, figli di terre martoriate da guerre, dall’odio e dai secessionismi nella maggior parte dei casi.
L’abusivismo commerciale rappresenta un fenomeno radicato in società da molti anni, effetto di un’economia parallela che tende ad avanzare; poiché gli stabilimenti balneari o le imprese hanno lamentato questo stato di cose,allora il governo ha pensato di mettere in atto alcune misure di contrasto al commercio abusivo.
Chi sono? Da Dove provengono?E perché continuano ad aggirarsi tra i bagnati sulle spiagge delle varie regioni,dirimpettai delle costiere, delle scogliere e degli stabilimenti balneari!Senza di loro non sembra di stare al mare, o meglio non è la stessa cosa, soprattutto quando non c’è nessuno a rimettere in circolo il braccialetto colorato ( i classici braccialetti portafortuna) oppure se non ci sono i massaggiatori sulla spiaggia od chi fa i tatuaggi ( gli ambulanti vendono di tutto, dal corredo ai teli mare , ma se chi di competenza coglie in flagranza chi acquista o chi vende può punire i soggetti con multe salate).
Fuor di metafora,il punto è che, mentre noi parliamo, ci raccontiamo in spiaggia, esiste chi deve fare a botte con il destino amaro, tanto che una delle soluzioni è vendere la merce in spiaggia, d’altronde non tutti sono disposti a fare chilometri a piedi per un tozzo di pane, vedendosi privati di altra alternativa , al di là dei pareri in merito alla questione.
“Per me la tortura non sono loro. Sono gli ambulanti che occupano strade e sporcano tutto, soprattutto italiani-dice Walter- e sulle spiagge sono educatissimi ed eleganti”. Domenico , David, Enrico parlano di un fenomeno di sfruttamento di vasta entità, e si augurano che la vendita irregolare di merce sia regolarizzata e resa tracciabile, al fine di evitare la diffusione di merce contraffatta.
Comprendere il fenomeno è la via secondo Francesco «considerato che è un fenomeno da osservare da vicino». Anche Angela si esprime con termini solidali nei confronti degli ambulanti: “Penso che non danno fastidio a nessuno, e se dessero a tutti la possibilità per lavorare sarebbe diverso. Andrebbe regolarizzato forse”, dello stesso parere è Vincenza che afferma: “ Non danno fastidio a nessuno, voglio vedere se gli italiani facessero ciò”, mentre Eugenio racconta come la questione degli ambulanti sia vecchia e che non costituiscono un problema per lui; difatti dietro questi venditori ambulanti ci sono vite e anche racconti che, come un fiume diventano un corso d’acqua in piena, sebbene il ruolo del destinatario finale cessa di esistere. D’altro canto dopo le polemiche sugli sbarchi dei migranti, ci si ritrova immersi in un clima di paura e di diffidenza verso l’altro che arriva, che si incammina verso di noi, anziché comprendere, riflettere e trovare una soluzione per arginare l’abusivismo, perciò il monito è quello di creare una relazione tra il lavoro tracciabile e le fonti di guadagno che ne derivano, come sostengono molti bagnanti della costa tirrenica.
Un’estate che cerca tessuti identitari cui attingere , risposte veritiere, oltre a prestare attenzione nei riguardi dei venditori ambulanti, specialmente se si tratta di persone con un vissuto sofferto,persone che fanno del lavoro ambulante una ragione di vita ( è quanto emerge dai report) o meglio un modo per portare qualcosa a casa, considerato che non trovano accoglienza anche quando chiedono licenze o altro ancora. Si tratta di regolarizzare quanto più possibile il commercio, offrendo strumenti utili ad evitare la contraffazione, e far sì che i prodotti siano tracciabili, creando un connubio tra i venditori e i bagnanti del lungomare. Bibite, ciambelle, cocco fresco, occhiali da sole, teli sono gli attrezzi di mestiere del vu’ cumprà , a cui siamo abituati e non riusciremo a staccarcene, giocoforza si dovrebbe limitare la vendita sui posti penalmente punibili, realizzando aree preposte oppure mercati e fiere dove tutto viene tracciato e regolarizzato,seppure i bagnanti continuino a non vedere come nemici gli ambulanti , bensì la loro preoccupazione è comprendere sempre di più l’entità del fenomeno, le origini e la diffusione.
a cura di Matteo Spagnuolo