Ogni tentativo di datare l’origine di tutto. L’ultima ricerca sull’argomento è stata condotta da un gruppo di ricercatori italiani e ci dice, inconfutabilmente, che già nell’estate del 2019 moltissimi connazionali erano positivi, asintomatici o paucisintomatici. Si tratta di risultati inattesi, pubblicati sulla rivista Tumori Journal e nati da una ricerca che inizialmente aveva tutto un altro scopo.
“Grazie al laboratorio dei colleghi di Siena, è stato effettuato l’analisi sierologica su tutti i campioni di sangue conservati”, dice Pastorino. Ebbene, dai risultati è emerso che su 959 campioni, 111 sono risultati positivi all’immunoglobulina G (16 casi) o all’immunoglobulina M (97 casi). Di questi 111 positivi, 23 risalgono a settembre, 27 a ottobre, 26 a novembre, 11 a dicembre, 3 a gennaio e 21 a febbraio. I positivi provengono da 13 regioni, la metà dalla Lombardia seguita da Piemonte, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto. “Dei 111 casi, 6 sono risultati positivi anche agli anticorpi neutralizzanti il virus, 4 dei quali già a inizio ottobre”, riferisce Pastorino. Questo significa che molto probabilmente queste 6 persone presentavano segni dell’infezione, magari confusa con una banale influenza o un raffreddore. Altro dato significativo è la prevalenza dei positivi. Stando ai risultati di questo studio si ha una prevalenza maggiore del 10%, dato che contrasta con i successivi studi sierologici, come quello nazionale condotto da Istat-Iss, che stima una prevalenza pari al 2,5% della popolazione. La prevalenza risultata dal nuovo studio, invece, si riduce quando si guardano solo i casi validati dal test sugli anticorpi neutralizzanti, positivi in 6 casi. “È evidente, considerate anche le regioni coinvolte nel nostro studio e nella pandemia, che c’è stata una significativa diffusione sottotraccia del virus per diverso tempo”, suggerisce Pastorino.