“IL FUTURO DEVE ESSERE SOSTENIBILE” Articolo pubblicato su QN IL GIORNO DEL 27 marzo 2021
Oltre 3,5 miliardi di persone, circa la metà della popolazione mondiale, vivono in città; numero destinato a lievitare a cinque miliardi nel 2030. Le città sono diventate, e lo saranno sempre più, hub dello sviluppo, della conoscenza, del progresso scientifico, del benessere economico; ma anche di tensioni, di diseguaglianze sociali, di inquinamento, di pandemie, come afferma il sesto Rapporto di Urban@it – il Centro nazionale di studi per le ricerche urbane – presentato dall’Osservatorio Smart City dell’ Università Bocconi di Milano.
La pandemia ha fatto sì che il tema, prima riservato ad un ristretto gruppo di studiosi, diventasse di interesse pubblico, accelerando enormemente una presa di coscienza comunque in atto. Punto centrale dei lavori, la convinzioni degli esperti, degli amministratori cittadini, degli economisti, dei politici è che ‘niente sarà più come prima’, in quanto le città dovranno adottare strumenti e politiche innovative per aumentare la resilienza alle sfide poste dai cambiamenti climatici, dalla pandemia, dalle crisi economica e sociale in corso; onde non ricreare le cause che l’hanno generata a partire dalla distruzione degli habitat naturali; ma occorre cambiare il nostro modello di progresso nell’unica direzione possibile, quella dello sviluppo sostenibile.
Raggiungibile come? Le grandi sfide che attendono le città – che dovranno essere vivibili, accoglienti, prospere – possono essere affrontate solo con un approccio integrato nel contesto locale e nazionale. Un esempio per tutti: solo il 4% della superficie media dei Comuni italiani è verde. Le città capoluogo dispongono in media soltanto di 15 metri quadri (Milano ne ha circa 19) di verde per abitante – un gap da recuperare al cospetto degli altri Paesi europei, anche perchè non esiste in tal senso una ‘politica’ nazionale.
Ovviamente c’è bisogno di risorse. Nella Legge di Bilancio è presente la proposta della Fondazione per il futuro delle città, ma manca quella per il futuro del Paese. È urgente consentire al governo di avere un dialogo diretto con gli amministratori. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, invece, manca un quadro riassuntivo che faccia capire quali altri fondi sono stati stanziati sui temi in oggetto.