Home Cultura Il museo non è un posto per anziani? Numeri e Best practice.

Il museo non è un posto per anziani? Numeri e Best practice.

Gli anziani rappresentano il nostro passato e il nostro futuro ma che spazio hanno nei musei? Le iniziative del MoMA, del Museo Nazionale Etrusco e della Fondazione Palazzo Strozzi ci forniscono una prospettiva utile.

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Il progetto A più voci nella mostra “Anselm Kiefer. Angeli caduti”, Palazzo Strozzi, Firenze, 2024. Courtesy Fondazione Palazzo Strozzi. © Anselm Kiefer. Photo Sara Sassi

Sempre più spesso si associano al museo valori e obiettivi quali accessibilità, inclusività, digitalizzazione e coinvolgimento dei giovani ma che ruolo hanno i musei rispetto al pubblico più anziano?  Domanda che sorge spontanea se si osservano le statistiche sul progressivo aumento della popolazione anziana. I dati estratti dall’Eurostat, stimano che nel 2023 la quota delle persone di età pari o superiore a 65 anni rappresenta il 21,3% della popolazione, con un aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al 2022. Mentre, i tassi più elevati degli over 64enni sono stati rilevati in Italia con una quota del 24,0% rispetto alla popolazione totale.  Già quest’ultimo dato dovrebbe far riflettere sulla possibilità da parte delle istituzioni museali italiane di attivare percorsi di visita dedicati alle persone anziane. Anche perché le fasce di età più alte (dai 65 anni su) corrispondono a persone che si trovano in pensione o prossime alla pensione, che dunque hanno maggior tempo libero a disposizione. Tempo che potrebbe essere impiegato nei musei. Lo dicono anche i dati relativi alla fruizione in Italia di mostre e musei o siti archeologici e monumenti. Le statistiche ISTAT rilevano che nel 2022 la quota più alta di frequentatori “forti” – coloro che frequentano i luoghi della cultura più di sei volte l’anno – si riscontra nelle fasce di età più elevate. Tra i 60-64enni e gli over 74enni la quota di chi ha frequentato una mostra o un museo per almeno sette volte l’anno, è pari rispettivamente al 10,4% e al 12,8% della popolazione; mentre, le visite a siti archeologici e monumenti interessano rispettivamente l’11,5% e il 14,7%. Cifre consistenti se si considera che nello stesso anno la quota dei frequentatori “forti” in Italia oscilla tra il 7% e l’8%. 

L’impatto dell’arte sul benessere delle persone anziane  

Visti i dati, viene da chiedersi in che modo i luoghi della cultura possano favorire un processo di invecchiamento attivo, inclusivo e integrato.  Possibili risposte a questa domanda sono state fornite da due fondamentali scoping review: What is the evidence on the role of the arts in improving health and well-being? (OMS, 2019) e Culture’s contribution to health and well begin. A report on evidence and policy recommendations for Europe (CultureForHealth, 2022). Nell’ambito dei casi studio raccolti, esiste un nutrito numero di evidenze sulla relazione diretta tra le attività artistiche-culturali (attive o ricettive) e il benessere degli anziani.  Considerando che le persone durante la terza età soffrono spesso di solitudine, fattore patogeno per il declino cognitivo, bisognerebbe guardare alle esperienze artistiche e culturali come risorse con il potenziale di stimolare l’interazione sociale e non solo. Infatti, gli interventi artistici e creativi sono associati ad un miglioramento dei fattori fisici, interpersonali, culturali, cognitivi e sociali anche nelle persone anziane con demenza. Per quanto riguarda i musei, esistono numerosi case studies, proveniente soprattutto dall’Inghilterra, che evidenziano il legame tra la fruizione dell’arte e la diminuzione dei sintomi associati all’ansia, alla solitudine e alla depressione nelle persone anziane. Inoltre l’arte visiva, oltre a essere uno stimolo all’elaborazione delle emozioni, è una risorsa funzionale al recupero dei ricordi, dunque al mantenimento dell’identità personale. Ciò spinge a riflettere sul museo non solo come luogo di conservazione ma come spazio vivo e attivo.  Da New York a Roma e Firenze per scoprire quanto i musei hanno da offrire Rispetto all’offerta culturale dei musei per le persone anziane con declino cognitivo o affette da demenza, è bene considerare alcune best practice sviluppate in America e in Italia. 

Il progetto A più voci nella mostra “Anselm Kiefer. Angeli caduti”, Palazzo Strozzi, Firenze, 2024. Courtesy Fondazione Palazzo Strozzi. © Anselm Kiefer. Photo Sara Sassi.

Meet Me at MoMA 

Il Museum of Modern Art (MoMA) di New York, dal 2007 al 2014 ha sviluppato il progetto Meet Me at MoMA: un programma gratuito di visite guidate con ricorrenza mensile, appositamente studiato per rendere la collezione e le mostre accessibili alle persone affette da Alzheimer (nelle fasi inziali e intermedie) e a chi se ne prende cura. Il progetto ha avuto successo anche grazie al coinvolgimento attivo dei visitatori in conversazioni di gruppo, organizzate al termine della visita con lo scopo di costruire connessioni di senso fra le storie personali dei visitatori e le opere, recuperando esperienze e ricordi ispirati dal tema dell’incontro. 

In dialogo con gli Etruschi 

L’iniziativa Meet Me at MoMA è stata un’occasione di ricerca, riflessione e confronto, utile per la realizzazione di esperienze simili, come In dialogo con gli Etruschi, progetto gratuito nato dalla collaborazione tra il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, il FAI-Delegazione di Roma e l’Associazione Alzheimer Uniti. Anche in questo caso, le visite museali, dedicate alle persone con demenza e ai loro familiari, hanno l’obiettivo di sollecitare le capacità cognitive, emotive e relazionali. Gli incontri mensili presso il museo offrono ai partecipanti la possibilità di esprimersi attraverso l’arte, facendo ricorso all’immaginazione e alla fantasia piuttosto che alla memoria e alle capacità logico-cognitive. La storia degli Etruschi intrecciandosi alla storia di ciascun visitatore, attraversa una narrazione in cui elementi artistici, oggetti di vita quotidiana e tradizioni diventano spunti di riflessione per i partecipanti. Inoltre, al racconto delle opere è associata un’attività laboratoriale a cura dei Servizi Educativi del Museo, con lo scopo di lasciare ai visitatori un ricordo concreto della loro esperienza.  Il progetto In dialogo con gli Etruschi ha preso corpo da un’altra iniziativa simile, Il linguaggio del bello, sviluppata dal 2021 al 2023 presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, sempre grazie alla collaborazione con il FAI e l’Associazione Alzheimer Uniti. Il filo che unisce questi due progetti è sintomo di una sensibilizzazione all’inclusività sempre più diffusa. Mentre, la continuità è un elemento essenziale per il successo di progetti simili, dedicati a persone che hanno bisogno di muoversi in una quotidianità fatta anche di abitudini.  

Il progetto A più voci nella mostra “Anselm Kiefer. Angeli caduti”, Palazzo Strozzi, Firenze, 2024. Courtesy Fondazione Palazzo Strozzi. © Anselm Kiefer. Photo Sara Sassi.

Sistema Musei e Alzheimer

Diverso è il caso del Sistema Musei Toscani per l’Alzheimer, costituito nel 2014 come una realtà d’avanguardia e unica in Italia in cui il settore culturale e quello sociosanitario collaborano attivamente. Il progetto, esteso a tutta le regione toscana, coinvolge attualmente più di cinquanta istituzioni museali e dieci biblioteche. Secondo i principi condivisi dal Sistema MTA, il museo si configura come luogo di incontro paritario in cui le opere funzionano come dispositivi relazionali tra le persone con Alzheimer e gli accompagnatori.  Tra i programmi integrati nel Sistema dei Musei Toscani per l’Alzheimer, il progetto A più voci si configura come la prima esperienza attiva sul territorio, sviluppata a Firenze dal 2011 dalla Fondazione Palazzo Strozzi per le persone anziane con Alzheimer e per chi se ne prende cura. Con continuità a cadenza settimanile, in occasione di ogni mostra, gli educatori museali di Palazzo Strozzi insieme ad alcuni educatori geriatrici progettano e conducono incontri rivolti a persone che risiedono in RSA, con l’intento di offrire esperienze condivise di confronto a partire dall’osservazione delle opere d’arte. L’invito rivolto ai visitatori è quello di partecipare all’osservazione dell’opera condividendo le proprie impressioni e interpretazioni, con l’intento di sollecitare nuove possibili relazioni tra l’opera e l’osservatore, tra l’educatore museale e i partecipanti, tra la persona con demenza e chi se ne prende cura. L’incontro è completato da una composizione collettiva o dalla creazione di una storia tramite una conversazione guidata, alla quale ogni persona contribuisce con i propri mezzi espressivi. Il successo di quest’esperienza è dimostrato dalla numerosa partecipazione, infatti, nel 2023 A più voci ha avuto 455 presenze.  In conclusione, i progetti citati, dimostrano che la sensibilità all’arte e alla bellezza, come un fiore che cresce nel deserto, sussiste anche in condizioni dove le funzioni cognitive vengono meno.  Rispondendo alla domanda iniziale, circa il ruolo dei musei rispetto al pubblico anziano, è evidente come i luoghi della cultura abbiano il potenziale per sostenere e promuovere l’invecchiamento attivo, diventando anche spazio di cura, relazione e scoperta.   

Elena Rosica

Fonte: ARTRIBUNE.COM

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