“Quand le batiment va, tout va”, non nel senso classico della massima, cioe’ costruire a dismisura consumando suolo, attraverso opere pubbliche o nuove costruzioni, nè realizzando interventi di recupero, che in periodi di crisi economica, qual è il nostro, diventa impresa assai ardua. Ma nel senso che, se il mercato immobiliare va, tutta l’economia va. Come causa e come effetto.
E stato di recente sottolineato nel corso del convegno sulla fiscalita’ immobiliare tenutosi in Assoedilizia.
Se il mercato immobiliare, che racchiude e garantisce il risparmio di milioni di famiglie italiane funziona, genera la fiducia necessaria, le famiglie consumano ed investono.
Questo genera crescita economica, generatrice, a sua volta, di gettito fiscale.
Senza crescita ( e con un recupero di evasione ed una spending review che avranno i loro tempi) il consolidamento dei conti richiestoci dall’Europa si trasformera’ in un aumento della pressione fiscale: assolutamente antitetico alla ripresa della crescita.
Una situazione in spirale e del tutto paradossale.
Tendenzialmente aumenta il prelievo fiscale individuale, cala la crescita economica e diminuisce il gettito fiscale complessivo: in altri termini pagheremo piu’ imposte e lo stato incassera’ meno tasse.
E’ quindi assolutamente necessario ricreare, sul piano fiscale, le precondizioni per il rilancio del mercato immobiliare nelle due forme: mercato della vendita e mercato della locazione.
Due pilastri del medesimo edificio.
La redditivita’ infatti e’ uno dei fattori da cui dipende il mantenimento nel tempo e l’acquisto di valore dell’immobile.
E la redditivita’ e’ inversamente proporzionale al carico fiscale.
Piu’ questo aumenta, piu’ quella cala. Motivo per il quale andiamo chiedendo a gran voce l’alleggerimento delle imposte sugli immobili.
Non solo per pagare meno tasse, ma anche per rivitalizzare l’economia generale.