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In fines terrae

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RoccoLongo1di Rocco Longo

IQ. 10/04/2013 – In fines terrae

Santa Maria di Leuca de finibus terrae, quel fantastico promontorio che degrada verso l’incontro dei due mari attraversando il verde rigoglioso della macchia mediterranea, il bianco del piazzale della Basilica e la nuda pietra che si getta direttamente nelle cristalline acque, a chiunque vi giunga evoca sempre una sorta di naturale ed inscindibile legame con la Bellezza. Perfino con l’Infinito.

In piena estate quando il lucore di quelle roventi rocce acceca i volti, nel cuore dell’inverno quando mare e cielo si abbracciano senza soluzione di continuità, nel malinconico autunno quando la sua tavolozza assume le nuances più dimesse o nell’esplosione della primavera quando il celeste del cielo sembra non volerti più mollare e l’azzurro del mare ti avvince senza scampo…ogni giorno dell’anno Leuca e la sua meravigliosa quinta scenica naturale segnano sempre l’ingresso in un “oltre” che, da più di duemila anni, aspetta l’uomo; anzi, un “oltre” che corre incontro all’uomo impaziente di comunicargli la gioia di un lieto annuncio.

Ed anche oggi, sebbene all’insegna di una primavera ancora timida e dormiente, Leuca si è manifestata in tutto il dirompente splendore che appartiene soltanto a lei, in una sorta di mistica epifania attraverso la quale lo spirito e la fede di un credente trovano consolante ristoro innanzi al volto della Vergine Maria.

Don Gerardo Antonazzo, sacerdote e parroco esemplare, educatore integro e rigoroso, amico e consigliere fraterno ha scelto proprio quest’angolo di Salento, estremo lembo di un’Italia che proprio qui sembra volersi affidare al premuroso abbraccio di due mari, per la sua ordinazione episcopale: naturale prosecuzione di un mistero ineffabile che inizia con una “chiamata” e si compie con l’ordinazione presbiterale; mitra, anello e pastorale il perfezionamento di un’opera il cui incipit è affidato alla potenza dello Spirito Santo che, in armoniosa e sorprendente continuità, ne suggella anche quest’ultimo atto.

La Chiesa diocesana di Ugento-Santa Maria di Leuca ha vissuto un pomeriggio di straordinarie ed intense emozioni che hanno provato, in singolare sintonia, migliaia di fedeli accorsi sulla piazza del Santuario mariano per affidare il loro Vicario Generale all’ordine dei Vescovi; e le medesime emozioni certamente hanno provato le centinaia di fedeli provenienti dalla Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo accorsi ai piedi della Madonna per accogliere ed abbracciare il loro nuovo pastore.

L’immagine di una Chiesa viva e fulgido esempio di quell’universalità che le appartiene per via del suo essere creatura mistica di Dio, sposa di quel Buon Pastore cui, ancor più, da oggi affiderà i suoi passi don Gerardo e rappresentazione vivida di una comunione spirituale che attraversa la fede ed i cuori dei cattolici. Questo e molto altro è stata la celebrazione eucaristica odierna.

Sursum corda!

Nei prossimi giorni don Gerardo farà il suo ingresso nella sua nuova famiglia, conoscerà il nuovo e più grande gregge delle cui sorti dovrà occuparsi, carezzerà visi nuovi ed abbraccerà nuove fragilità; arriverà nella terra dei Papi, dopo aver salutato lo sconfinato e piano orizzonte di quest’ultima porzione dello Stivale percorrerà valli e colli, sentieri di montagna ed antiche vie; giungerà nella terra della Summa Theologica –che pure ha costituito parte determinante della sua formazione teologica e spirituale- e lì si farà latore del messaggio che ancora sconvolge e sorprende l’uomo.

Mi legano a don Gerardo circostanze ed episodi spesso talmente discreti e silenziosi dal rimanere sconosciuti agli altri, fugaci scambi e stupefacenti intese, ricordi di una giovinezza costruita intorno al desiderio di scoprire e conoscere una fede dal tratto umano pur nella sua innegabile divinità, qualche divergenza mai tenuta inespressa; mi lega a don Gerardo la gioia di sentirmi sempre toccato dalla potenza di un “oltre” che, in fondo, è l’unica vera ragione per cui valga la pena percorrere quest’umana avventura, mi lega a don Gerardo la certezza di essere amato da Dio proprio in forza delle mie debolezze e delle mie fragilità.

Mi legano a don Gerardo la forza di non negare mai un sorriso e la voglia di sostenere sempre la speranza.

Continuerò a sentirmi legato a te, carissimo don Gerardo, pur sapendoti in fines terrae.

 

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