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Indipendenza e imparzialità nell’amministrare giustizia

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napolitanoIQ.12/06/2013 – “Sono qui per incoraggiarvi con profonda convinzione e fiducia, sapendo quanto sia difficile, complesso ed essenziale il compito cui siete chiamati, connotato come dev’essere dai tratti distintivi richiamati dal Presidente Onida e anche più volte da me, in particolare ancora nell’intervento del 12 ottobre scorso all’inaugurazione dei corsi della Scuola Superiore di Scandicci”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, incontrando al Quirinale i magistrati in tirocinio.

“Non ripeterò – ha aggiunto il Capo dello Stato – qui considerazioni e accenti che avete di certo ben presenti. Dico solo che ‘indipendenza, imparzialità ed equilibrio’ nell’amministrare giustizia sono più che mai indispensabili in un contesto di persistenti tensioni e difficili equilibri sul piano sia politico sia istituzionale. E a proposito di imparzialità, penso si debba parlarne a voi, più che come sforzo da compiere in quanto necessario ed essenziale, come costume da acquisire interiormente quasi al pari di una seconda natura. E mi piace pensare che io possa aver dato qualche esempio in tal senso, nell’esercizio, già per 7 anni, delle funzioni di Presidente della Repubblica quali sono state concepite nella Carta costituzionale, condivisa e approvata, dalla più larga e variegata maggioranza che si potesse auspicare, nell’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947. A quella Costituzione, ai suoi principi fondamentali, ai valori e alla carta di diritti e di doveri, che essa sancì, penso che dobbiamo tutti – e in particolare voi – richiamarci anche oggi nel momento in cui si avvia un ineludibile processo riformatore per rivederne assetti e norme della seconda parte”.

Il Presidente Napolitano si è quindi rivolto ai magistrati in tirocinio: “iniziate la vostra attività, col senso della missione che sempre dovrà guidarvi, in una fase di grave, e ormai prolungata crisi economica e sociale, dalla quale appare tuttora arduo fuoruscire con successo, dando risposte efficaci al malessere di larghi strati della popolazione e alla frustrazione di così ampia parte delle giovani generazioni, e gettando le basi di un nuovo sviluppo, in termini di maggiore equità e sostenibilità. Dovrete muovervi in questo contesto, e tenendo conto di tutte le esigenze, di cambiamento e insieme di equilibrio, in molteplici campi, che esso comporta. Mi torna alla mente quel che anni fa ebbi modo di sottolineare, facendo mie le parole pronunciate da esponenti di vertice della nostra magistratura : ‘Occorre che ogni singolo magistrato sia pienamente consapevole della portata degli effetti, talora assai rilevanti, che un suo atto può produrre anche al di là delle parti processuali’. E credo che dinanzi alle criticità che oggi presentano, nel loro rapporto con i cittadini e quindi con i cittadini-elettori, le istituzioni rappresentative nelle quali si esprimono e operano le forze politiche, ancora più decisiva si faccia la qualità del vostro operare, e con essa la linearità del vostro impegno nell’esercizio di un ruolo così peculiare. Lo dico pensando alle responsabilità di ciascuno di voi, ma anche della magistratura nel suo complesso qual è in particolare rappresentata nel Consiglio Superiore”.

Il Capo dello Stato ha quindi sottolineato che “il Consiglio Superiore è organo non di mera autodifesa, ma di autogoverno, e insieme di concorso al governo della giustizia, nel suo corretto funzionamento e nella sua necessaria apertura alla riflessione critica e alle riforme obbiettivamente necessarie. Tra queste citerò solo la già deliberata revisione delle circoscrizioni giudiziarie, che sarebbe inammissibile e scandaloso voler rimettere in qualsiasi modo in questione per ciechi particolarismi anche politici”.

“Il Paese – ha aggiunto il Presidente Napolitano – ha oggi grande bisogno di punti di solido riferimento nella capacità di vigilanza e di intervento della magistratura in nome e a tutela della legalità, così come nel rapporto corretto tra i poteri dello Stato, in spirito di reciproco rispetto e di leale collaborazione. E questo vale anche pensando all’indispensabile, effettivo e conseguente riconoscimento del ruolo del giudice delle leggi, di quella Corte Costituzionale che è anche chiamata ad arbitrare i conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato”.

“Cari magistrati in tirocinio – ha concluso il suo intervento il Capo dello Stato – sono queste le brevi parole che volevo rivolgervi – a conclusione di un periodo di approfondimento della vostra formazione – con l’augurio più sincero di perseverare nell’impegno di ulteriore e costante approfondimento e arricchimento delle capacità professionali e della personalità culturale e civile di ciascuno di voi. Ne ha bisogno la causa della giustizia, ne ha bisogno l’Italia”.

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